Mastella: Dì Pietro vuole solo vederci sconfitti alle elezioni

Mastella: Dì Pietro vuole solo vederci sconfitti alle elezioni urne mitmiirfcn utrmvnmi \* » V ^ u. il. wi^ng i » i_ »v f tv t- in ww-u.* i/ hy' rtLinH jni\i i i i*»v <w Mastella: Dì Pietro vuole solo vederci sconfitti alle elezioni retroscena Fabio Martini inviato a TELESE E' l'ora del caffè o nel salotto di casa Mastella il presidente del Consiglio sta disquisendo di varia umanità, ma improvvisamente Massimo D'Alema si fa più serio quando parla delle elezioni Regionali del 2000: «Mastella, quello è un appuntamento molto importante, dobbiamo presentarci coesi: liste con la società civile, ma anche uomini di partito. Servono liste forti...». Sono trascorse 24 ore dalla visita di D'Alema alla casa di Ceppaloni e ora, in una pausa della Festa dell'Udeur, Clemente Mastella può parlare più liberamente. E lancia il più duro attacco mai pronunciato da un esponente del centro-sinistra contro Antonio Di Pietro: «Forse non tutti hanno capito la vera novità: da quando Prodi si è trasferito a Bruxelles, in Di Pietro è tornata l'idea di giocare in proprio. Lui ci porterà alle elezioni regionali chiedendo in ogni regione di candidare Napoleone Bonaparte, nel Mezzogiorno ponendo veti pretestuosi a candidati forti, perché il suo vero obiettivo è far perdere le elezioni al centro-sini¬ stra!». Mastella tira il fiato e poi ne spara un'altra, altrettanto grossa: «Se il centro-sinistra perde le Regionali, D'Alema futuro candidato a palazzo Chigi non c'è più. E questo Di Pietro lo sa. E se c'è il disastro, per lui si aprono scenari molto allettanti: può diventare il Guazzaloca del centro-sinistra oppure, perché no, può puntare a costruire un polo movimentista-populista con Fini e con la Boninol». Fantapolitica? Sparate di fine estate? Clemente Mastella vanta una consolidata fama di politico da Prima Repubblica, una concretezza fatta di clientelismo e di rapide piroette, ma anche il più feroce dei nemici riconosce al personaggio fiuto, conoscenza dei meccanismi della politica. E negli ultimi due mesi Mastella è diventato, assieme ad Armando Cossutta, il più fedele guardiano di palazzo Chigi. Quando D'Alema ha presentato il disegno di legge sulla par condicio, nella maggioranza si sono tutti dissociati e l'unico che ha difeso il presidente del Consiglio è stato proprio lui. Insomma Mastella è diventato un dalemiano di ferro e in qualche modo il presidente del Consiglio lo ha premiato, con quella visita alla chiacchieratissima casa di Ceppa- Ioni, che da luogo politicamente «sconsacrato», è diventata la casa «omaggiata» nientedimenoche dal presidente del Consiglio. Con le spalle più coperte che mai, Mastella attacca durissimo Di Pietro, non svela le sue fonti, ma fa capire di avere informazioni di prima mano sulle intenzioni dell'ex pm. E dice che «il presidente del Consiglio certe cose anche se le pensasse - non le può dire perché deve tenere conto di tutti, mentre io non ho nulla da perdere...». In maniche di camicia, con i suoi che rìdono fragorosamente alle battute più spirito- se, Clemente Mastella spiega la sua teorìa: «Che Di Pietro non "ia in buonafede lo dimostrano i fatti degli ultimi giorni: lui va a firmare sui banchetti di An proprio quando Fini rompe sulle riforme; polemizza con il presidente del Consiglio sul milione di posti di lavoro; ai diessini dice che, se non c'era l'amnistia del 1989, anche loro erano dentro Tangentopoli; e scrive un articolo sul Corriere della Sera per spiegare che esiste un connubio sinistraBerlusconi e poi chiude il suo scritto con un "a meno che..."». Già, a cosa allude Di Pietro? Il malevolo Mastella si è fatto un'idea: «Lui vuol dire: quel connubio sull'amnistia va in porto, a meno che non ci sia qualcuno, cioè io, che fa saltare quel connubio!». Negli arditi ragionamenti mastelliani, c'è un punto di arrivo certo improbabile, ma quanto meno suggestivo: «Perché non escludere che dopo le Regionali, lui non cerchi di costruire un terzo polo movimentista, trasversale, populista assieme a Fini? Crii può escludere che si stiano ponendo le premesse di tre nuovi poli? Sinistra, centro e movimentisti?». Insomma dalla festa del- l'Udeur parte un grido di allarme al centro-sinistra: attenzione che fra un anno gli attuali poli potrebbero franare e ristrutturarsi con ben altri assetti: «Io - racconta Mastella - denuncio il pericolo per una ragione semplicissima: oggi come oggi Di Pietro non ha lo spazio politico per andare con An, perché Fini lo vuole ma Berlusconi è ancora forte. Ma se gli lasci tempo, lui ha il tempo di organizzarsi. Oramai Di Pietro non gioca più a vincere, perché lui o è il protagonista assoluto oppure tanto vale perdere. E candidarsi a diventare il Giannini del Duemila». ■ fi Se le regionali andranno male D'Menta non potrà più essere il candidato per Palazzo Chigi Allora Tonino potrà davvero costruire un Polo populista jp ip 6 6 Lui non gioca più a vincere perché vuol fare il protagonista assoluto, oppure tanto vale finire ko per poi candidarsi a diventare il Giannini del Duemila p j

Luoghi citati: Bruxelles, Ceppaloni, Dì Pietro