CRISI PLANETARIA di Enzo Bettiza

CRISI PLANETARIA CRISI PLANETARIA Enzo Bettiza LA bomba di ieri sera a Mosca aggiunge un elemento di drammatizzazione che, congiungendosi a un reale disagio delle maggiori amministrazioni politiche ed economiche occidentali, in particolare americane, sta conferendo alla situazione russa il connotato di un sussulto planetario. Attizzato in parte dai comportamenti inconsueti della famiglia Eltsin, in parte dalla giostra di miliardi manipolati, come si dice, dalla stessa famiglia e dagli oligarchi di Mosca, e in parte dalla catalizzante coincidenza di due aspre vigilie elettorali in Russia e in America, il dramma sembra addirittura sintetizzare con la complicità informatica dei mercati' la crisi generale di due capitalismi: quello altamente sofisticato delle istituzioni finanziarie occidentali, incluso il Fondo monetario internazionale, e quello primitivo, parassitario e corrotto emerso dalle ceneri del comunismo sovietico. A tutto questo si aggiunge il sospetto che l'attuale governo di Mosca non sia altro ormai che un comitato d'affari della nuova mafia russa dedita al riciclaggio di denaro sporco e al sequestro e alla distrazione di ingenti aiuti occidentali su conti anonimi o fasulli depositati in Svizzera o negli Stati Uniti. Qui, la speculazione economica e quella politica sembrano darsi la mano. I nemici russi del presidente Eltsin, che non è uno stinco di santo, e gli avversari americani del candidato presidenziale Gore, che non è certo un samaritano, paiono comunque intenti a soffiare insieme sul fuoco per ragioni che con la morale non hanno molto a che fare. E neppure con la storia e la realtà russe. Spesso si tende a dimenticare che già l'Unione Sovietica era un bicontinente profondamente corrotto, che già il documentarissimo sovietologo Robert Gonquest definiva il politburo di Stalin «una cricca di gangster di tipo americano», che il lunatico Eltsin era stato un gerarcaAMMStrategia din vista deGlulletto Chie MISI lla tensionelle elezioni sa A PAGINA 3 comunista, lo scaltro Cernomyrdin un potente tecnocrate comunista, lo spregiudicato Ciubaisjin solerte militante giovanile del Komsomol, il multimiliardario Berezovskij un emerito esponente dell'Accademia delle Scienze d'antan. La figlia alcolizzata di Breznev, che proteggeva mariti e amanti di malaffare, non ricordava forse l'intrigante figlia di Eltsin? E lo stesso Breznev non era considerato il capo della famosa «mafia di Dnepropetrovsk»? E' da lì che viene il marcio oggi dilagante a Mosca: è cosa loro, corredata, grazie a Eltsin, da un tasso non disprezzabile ma vulnerabile di democrazia e libertà. L'Occidente, in tale contesto, ha fatto realisticamente anche se spesso ipocritamente la sua parte. Con i marchi versati a Mosca la Germania ha comprato la riunificazione assicurandosi l'ordinata evacuazione delle truppe russe dall'Est tedesco. Con i dollari probabilmente promessi a Cernomyrdin nei giorni di fuoco in cui egli negoziava la resa di Milosevic, l'America e la Nato hanno acquistato la ritirata dei serbi da PritaHHn stina. Il risenti¬ mento dei generali serbi, che accusarono allora i russi di «tradimento», era altrettanto comprensibile quando il risentimento del generale Clark che avrebbe voluto invadere con la forza il Kosovo e inasprire al massimo i bombardamenti contro la capitale jugoslava Venne licenziato da Clinton perché non aveva capito. E quindi probabile che sia i russi sia gli americani più riflessivi fa ranno il possibile per congelare lo scandalo sforzandosi di non alterare, in maniera troppo rischiosa, lo status quo ancora vi gente in Russia. Il maggiore errore americano è stato di non dire chiaro e tondo, fin dal prin cipio, che i soldi venivano elar giti, non per salvare la demo crazia, né per instaurare il capitalismo, ma soprattutto per dare un minimo di stabilità politica ad una ex superpotenza che dispone sempre di decine di migliaia di testate nucleari.