Borromini? Anticipò il cinema Panavision

Borromini? Anticipò il cinema Panavision QUATTRO SECOLI DALLA NASCITA Borromini? Anticipò il cinema Panavision FRANCESCO Borromini, nato a Bissone nel Canton Ticino nel 1599 e morto a Roma nel 1667, è, con il Bernini, una delle figure più rappresentative dell'architettura barocca del secolo diciassettesimo in Italia. Tra i due vi furono forti rivalità, anche dovute al fatto che la loro attività artistica si svolse quasi esclusivamente a Roma e nello stesso periodo. Una sperimentazione architettonica del Borromini e lo straordinario "portico prospettico" di Palazzo Spada, a Roma in piazza Capo di l'erro n. 13. Il Palazzo è oggi sede del Consiglio di Stato, per cui è solo in parte visitabile. L'edificio, costruito intorno al 1540 per il cardinale Girolamo Capo di Porro, venne acquistato nel 1632 dal cardinale Bernardino Spada e ristrutturato con l'ausilio di numerosi artisti, tra cui Francesco Borromini. Il palazzo è ricco di decorazioni a stucco realizzate da Giulio Mazzoni e da tt di tt statue di soggetto storico e mitologico. Vi ha sede inoltre un'importante pinacoteca di quadri del '600, formata, pur la maggior parte, da opere raccolte dallo stesso cardinale Spada. Nel cortile interno, a sinistra, vi è un arco chiuso da vetrate che lascia intravedere un cortile laterale, su cui è affacciata una galleria cinta di colonne e aperta all'altra estremità. E' questo il portico prospettico del Borromini, realizzato verso il 163B. L'impressione che so ne ricava c quella di un lungo porticato, di una prospettiva assolutamente normale, sfociante in un cortiletto dove è collocata una statua a grandezza naturalo. Accedendo al secondo cortile interno ed avvici nandosi alla costruzione si riscontra la perfetta illusione prospettica che ha saputo creare Borromini: il pavimento e la volta del portico sono in pendenza, e le colonne laterali diminuiscono gradualmente di altezza e di diametro procedendo verso l'estremità. L'ingresso del portico ó alto infatti m 5,70 e largo m 3,12, mentre l'uscita ò alta solo ni 2,47 e larga m 1. La profondità del portico ò di ni 8,65; infine la statua collocala sullo sfondo non raggiunge che un'altezza di 83 centimetri. La riduzione delle dimensioni con l'aumentare della distanza, secondo rigide regole prospettiche, dà l'illusione di una costruzione mollo più profonda di quanto non sia realmente. Anche la monumentale Scala Regia in Vaticano, realizzata da Bernini negli anni 1663-1666, si basa su una forzatura della prospettiva per dare un senso di maggiore imponenza; si disse che l'artista avesse tratto ispirazione proprio dal porticato prospettico del suo avversario-rivale Borromini. La Scala Regia non è visitabile, ma probabilmente ne avete un'immagine in tasca: infatti la riproduzione di questa scala è raffigurata sulle banconote da 50.000 lire attualmente in circolazione. Possiamo ritenere queste illusioni prospettiche in architettura come un'evoluzione logica dei dipinti irompe-l'oeil: così come questa pittura è una rappresentazione bidimensionale che dà l'illusione della profondità, così il portico prospettico di Borromini e una rappresentazione tridimensionale che dà una illusione di profondità maggiore di quella reale. Mentre le basi matematiche della rappresentazione in prospettiva vennero analizzate e descritte dai grandi artisti rinascimentali - in particolare Filippo Brunelleschi (1377-1446) Leon Battista Alberti (1404-14721, Piero della Francesca (1420-1492), Leonardo da Vinci (1452-1519) e Albrecht Durer (1471-1528), che lasciarono scritti e trattati sull'argomento - la tecnica del trompe-l'oeil era già conosciuta fin dai tempi degli antichi romani. Raffigurazioni di questo tipo si trovano a Pompei ed Ercolano. Dimenticato nel Medioevo, il trompe-l'oeil torna periodicamente di moda dal '500 fino ai giorni nostri. Passiamo infine a una terza tecnica per alterare la percezione: una trasformazione prospettica detta anamorfosi, nome datole dal fisico gesuita Gaspar Schott per indicare la superiore forma, la rigenerazione grafica che scaturisce dalla rappresentazione di una figura deformata da precise regole geometriche. Il primo trattato completo sull'argomento venne pubblicato a Parigi nel 1638, "La Perspective Curieuse" di Jean Francois Niceron. Distorsioni anamorfiche vennero chiamate lo figure create da questa tecnica; la visione di esse appare corretta solo tramite l'osservazione da un preciso punto di vista o guardando l'immagine riflessa da specchi curvi. Famoso è il quadro di Hans Holbein il giovane, realizzato nel 1533 e conservato alla National Gallery di Londra dal titolo "Gli ambasciatori", in cui due figure, sontuosamente vestite, hanno ai piedi un'immagine oblunga, che è l'anamorfosi di un teschio, quasi a rammentare la caducità degli onori terreni. Rappresentazioni anamorfiche si susseguirono nel '500 e per tutto il '600, riprodotte in quadri, incisioni ed anche affreschi. Dal 1615 cominciarono ad essere utilizzate apparecchiature costituite da specchi cilindrici o conici, di semplice concezione ma di grande effetto visivo, che permettevano di vedere in modo corretto delle figure anamorfiche altrimenti deformate e irriconoscibili. Molte di queste apparecchiature pre-cinoma sono conservate al Museo del Cinema di Torino. Che cosa ci ha portato il secolo i di ill pXX in tema di illusioni visive? L'illusione più grande, la settima arte: il cinematografo. Dagli anni '50 le case di produzione, al fine di aumentare la spettacolarità della visione, hanno compreso che era meglio allargare lo schermo di proiezione in formati più conformi alle modalità di visiono dell'occhio umano, e pertanto ottenere scene più realistiche e coinvolgenti. A questo scopo una delle soluzioni è stata quella di registrare le immagini, sui normali fotogrammi con dimensioni in rapporto 3:4, mediante speciali obbiettivi che comprimessero il campo orizzontale di ripresa e lasciassero inalterato il campo verticale. In questo modo si poteva no riprendere scene con un rapporto dimensionale di 1:2,4 tra altezza e larghezza, utilizzando le usuali pellicole. Questo è il sistema Panavision, che, oltre ad un metodo, è anche il nome della Società produttrice delle apparecchiature. Analoghi obbiettivi vengono utilizzati per la proiezione, al fine di restituire la corretta ampiezza orizzontale della scena. Qualche lettore si ricorderà di certi vecchi cinema di paese, dove l'operatore poco esperto si dimenticava di sostituire l'obiettivo, dopo l'intermezzo pubblicitario, all'inizio della proiezione del film girato in Panavision. Risate e fischi in sala accoglievano figure deformate, allampanate e strettissime, finché l'operatore, accortosi degli schiamazzi, non metteva l'obiettivo idoneo a ristabilire le giuste proporzioni, obiettivo che si chiama proprio come le magiche apparecchiature di inizio '600 - anamorfico. Filiberto Boratto Il celebre «Portico prospettico» del Borromini di Palazzo Spada, a Roma