La bussola della TARTARUGA

La bussola della TARTARUGA La bussola della TARTARUGA COSA sareste disposti a fare per raggiungere la spiaggia, di un'isola equatoriale semidisabitata? Probabilmente saremmo tutti favorevoli a viaggiare in lungo e in largo per trovare l'isola dei nostri sogni, ma partiremmo a nuoto, senza bussola e senza mappa, dal punto di terra ferma più vicino sapendo che la nostra isola, piccolo granello in un oceano sconfinato, dista più di 2000 chilometri? Forse opteremmo per qualche luogo meno esotico ma più facile da raggiungere! Non la pensa allo stesso modo la Chelonia mydas, grossa tartaruga marina appartenente alla famiglia dei Chelonidi. Ogni due o tre anni al momento della riproduzione, questo rettile, chiamato comunemente tartaruga verde, affronta un viaggio di 2300 chilometri per tornare esattamente sulla spiaggia che l'ha vista nascere tanti anni prima. Parte dalle acque costlerelSelBraiBne, per navigare verso l'isola di Ascensione, che si trova poco sotto l'equatore, in pieno oceano Atlantico. Per lei raggiungere l'isola dei sogni non è facoltativo, per lei è una necessità: solo lì trova un'incubatrice ideale per deporre le uova, scavando buche vicino al mare su quelle spiagge. Il miracolo della navigazione si ripete generazione dopo generazione, sempre uguale e presumibilmente senza errori. Ma come fanno a sapere e a mantenere la rotta? Come fanno a tornare esattamente sulla stessa isola, sulla stessa spiaggia, dove sono nate? E visto che queste tartarughe raggiungono la maturità sessuale a 15 anni dalla nascita, come fanno a conservare un ricordo così indelebile del luogo natio? A queste domande cercano di dare risposta Floriano Papi, etologo di fama mondiale, e il suo più giovane collega, Paolo Luschi, entrambi del Dipartimento di Etologia dell'Università di Pisa. I due ricercatori per seguire le tartarughe nelle loro lunghe traversate oceaniche hanno fissato sul dorso, o carapace, di sei di loro, dopo che avevano deposto le uova, delle radiotrasmittenti. Grazie ai segnali emessi, è stato possibile per il satellite Argos rilevare la posizione delle singole tartarughe e ricostruire, punto dopo punto, il loro percorso del viaggio di ritorno, dall'isola di Ascensione fino alle coste del Brasile. Durante il viaggio di ritorno, sostengono i ricercatori, è impossibile per le tartarughe prendere dei punti di riferimento paesaggistici o batimetrici, visto che attraversano zone di alto mare dove non si vedono coste e dove i fondali sono incredibilmente profondi. Per coprire simili distanze quasi sicuramente devono possedere una «bussola». Come tanti altri animali, in certi casi anche l'uomo, quasi sicuramente usano il sole come sicuro e infallibile segnale di direzione. Ma viaggiano anche di notte, e allora si era pensato a un secondo meccanismo ausiliario come per esempio quello lunare; ma queste instancabili atlete non si fermano neanche nelle notti senza luna. Impossibile pensare che utilizzino le stelle come consigliere, in quanto le tartarughe marine sono animali incredbilmente miopi fuori dall'acqua. Per esclusione, è verosimile che di notte utilizzino meccanismi non visivi, come per esempio quello magnetico, a cui, è stato già dimostrato, sono sensibili. Dunque sembrerebbe risolto il problema; per la rotta diurna basta guardare il sole e per quella notturna basta inserire il pilota automatico sensibile al campo magnetico terrestre, ma non è così semplice. Chiunque abbia un minimo di esperienza marina, sa come l'acqua non dia riferimenti costanti e inalterabili. Il mare è in continuo movimento, esistono le correnti e queste sono capaci di spostare la traiettoria di chilometri e chilometri. Ciò richiede alle tartarughe un'abilità supplementare, posseduta da pochi animali, quella di saper correggere la propria rotta, quella di saper fare il punto e di essere perfettamente a conoscenza della loro posizione rispetto alla destinazione finale. I ricercatori pisani hanno vagliato le due ipotesi più accreditate al momento. La prima sostiene che le tartarughe, dato che forse utilizzano il campo magnetico terrestre come bussola, potrebbero usarlo anche come «mappa». Potrebbero determinare le differenze di intensità e inclinazione del campo magnetico terrestre e in questo modo seguire una griglia basata sulle intersezioni delle isocline e delle isodinamiche. Una specie di battaglia navale, dove le tartarughe sanno che la loro meta si trova per esempio in B5 e allora, conoscendo l'alfabeto e i numeri, riescono a correggere la loro rotta; se sanno di essere in Bl allora sanno di dover andare più a Sud, se invece si accorgono di essere in C7, sanno di dover prendere una direzione Nord Ovest e così via. Questa spiegazione a lungo sembrò verosimile, ma le recenti ricerche di Papi e Luschi l'hanno messa in seria discussione. I ricercatori, in un esperimento recentemente condotto, hanno rilasciato una tartaruga con il carapace carico di magneti e altre apparecchiature che avrebbero completamente alterato quasiasi percezione del campo magnetico terrestre, fa- cendo sballare qualsiasi calcolo di questo tipo. Ebbene, la tartaruga non sembrò minimamente confusa da questo bagaglio, e il suo viaggio non ebbe alcuna variazione. Inoltre le tartarughe «seguite» via satellite, lasciavano tutte l'isola di Ascensione prendendo una direzione Ovest Sud-Ovest, direzione che le allontanava dalla strada più breve per raggiungere il Brasile e che veniva corretta dopo chilometri e chilometri. Le tartarughe sembravano seguire dei corridoi, dei canali preferenziali, delle piste segnalate da un invisibile tracciante che costantemente indicava loro la strada da seguire. Ma che cosa potrebbe essere questo indicatore? Qui entra in gioco la seconda ipotesi, la più credibile secondo i due studiosi, l'ipotesi olfattiva azzardata la prima volta nel 1969 dall'americano Carr. Nella zona atlantica in esame esiste una corrente oceanica chiamata SAEC (South Atlantic Equatorial Current) che si muove in direzione EstOvest. Questa corrente, investendo l'isola di Ascensione, potrebbe dilavare alcune sostanze chimiche, originatesi nell'isola stessa, e trasportarle in direzione Ovest, verso il Brasile. In questo modo è come se si creasse un cono di odori, chiamato in termine tecnico una «piuma», che avrebbe come vertice Ascensione, per poi allargali all'allontanarsi dall'isola stes¬ sa. Secondo Papi e Luschi le tartarughe quando partono dalle coste brasiliane «sanno» che devono prender una generica direzione Est, lungo il percorso, ad un ceito punto, inizieranno a percepire «odore di casa»: bastano anche concentrazioni bassissime e le tartarughe sanno di essere sulla strada giusta. A quel punto non faranno altro che correggere il tiro, alla ricerca di concentrazioni sempre maggiori degli odori interessati. Per il ritorno vale il discorso inverso: entreranno nel cono di odori, cjuesta volta dal vertice e se ne allontaneranno in direzione Ovest al diminuire delle concentrazioni. Questa è un'ipotesi affascinante e forse i futuri studi dell'Università di Pisa permet•teranno di individuare quali sostanze chimiche entrano in questo meccanismo e se altri sistemi orientati possono essere coinvolti in seconda battuta, in certi tratti del viaggio, o in altre parti del mondo. Monica Mazzotto Straoixiinarie chilon^tó^ Ili La Chelonia Mydas ogni anno nuota dal Brasile all'isola di Ascensione seguendo una traccia odorosa portata da una corrente dell'Atlantico La Chelonia Mydas i La bussola della TARTARUGA Straoixiinarie chilon^tó^ Ili La Chelonia Mydas ogni anno nuota dal Brasile all'isola di Ascensione seguendo una traccia odorosa portata da una corrente dell'Atlantico

Persone citate: Carr, Floriano Papi, Luschi, Monica Mazzotto, Paolo Luschi, Papi, Secondo Papi, South Atlantic

Luoghi citati: Brasile, Pisa