Napoli, il villaggio Potemkin è ora un paradiso terrestre

Napoli, il villaggio Potemkin è ora un paradiso terrestre UNA CITTA' RINATA DOPO ANNI DI TRASCURATEZZA, ABBANDONO, CORRUZIONE Napoli, il villaggio Potemkin è ora un paradiso terrestre REPORTAGE Corby Kummer PER gli italiani, come per gli italofili, Napoli è oggi la città da visitare assolutamente, il luogo dove le arti sono al massimo della fioritura, il cibo fantastico e la vita pulsa. Come Barcellona negli Anni 80, Napoli si è trasformata in una città stimolante, più di quanto non lo sia mai stata nei decenni - se non nei secoli precedenti. Fino a poco tampo fa, dire che Napoli era la tua città favorita e spingere gli amici ad andarci era quasi temerario. Chiese e musei erano fra i più belli d'Italia, certo, ma prova un po' a visitarli! Le guide turistiche ti portavano dritte nel buio, descrivevano vicoli che dovevano aprirsi davanti a chiese meravigliose, ma poi le trovavi sprangate. La star dei musei d'arte, Capodimonte, ospitato in un immenso palazzo costruito dal ramo spagnolo dei Borbone, per il quale Napoli capitale aveva un'unica rivale, Parigi, è stato semplicemente chiuso per anni. Passeggiare per Spaccanapoli era così pericoloso che, quando annunciavi di volervi andare, ti consigliavano di lasciare qualunque oggetto di valore in albergo. La città si è trasformata a una velocità sorprendente. La sua rinascita moderna è iniziata nell'84, quando un gruppo di cittadini, che scelse il logo «Napoli '99», colse l'occasione del terremoto dell'80 (con il suo seguito di fondi governativi per la ricostruzione) per unire le forze private e restaurare monumenti e musei. Sculture, portali e facciate di palazzi emersero, ripuliti, dalle impalcature; interi musei sono stati rimessi a posto, chiese chiuse da anni riaperte. I cinici abituati alla sporcizia e al caos chiamavano Napoli un moderno villaggio Potemkin. Poi, nel dicembre 1993, venne eletto sindaco Antonio Bassolino, che promise di rendere Napoli «vivibile» dopo anni di tiascuratezza, corruzione e abbandono. Piazza del Plebiscito, la piazza principale, che prima era un groviglio caotico di veicoli, è stata chiusa al traffico e ripavimentata con ciottoli neri. Raggruppati intorno alla piazza ci sono il Teatro San Carlo, il teatro d'opera più grande d'Italia, che per alcuni critici intimamente avrebbe addirittura sorpassato La Scala di Milano; un vasto palazzo reale, dove si possono visitare i grandiosi appartamenti costruiti dai Borbone a metà dell'800, sul modello di quelli di Buckingham Palace; una galleria costruita nel 1887, più elaborata di quella famo- sa di Milano, riportata da «Napoli '99» al suo inziale splendore; il Caffé Gambrinus, dove sembra che mezza Napoli s'incontri due volte al giorno per il caffé, servito in splendidi saloni neoclassici; e, di fronte al palazzo, un immenso colonnato semicircolare che rivaleggia con quello di San Pietro, dove gli sposi vanno a fare le foto ricordo. Due quartieri - Spaccanapoli, nel cuore della città, e il Vomero, sulle colline - mi hanno fatto tornare ancora e ancora alle loro strade, vecchie e strette nel primo caso, ampie e ariose nel secondo. Spaccanapoli riflette l'immagine classica di gente scaltra che vive tra rovine gloriose. Il Vomero è sorprendentemente calmo e prospero, una piccola zona dove trovi una selezione di quanto la città offre di meglio in fatto di musei, negozi e caffé. E' facile vedere Spaccanapoli come U set di un melodramma, con Sofia Loren che gesticola da una finestra. L'entrata principale al quartiere è Piazza del Gesù Nuovo, dove ci sono due delle più belle chiese della città: Gesù Nuovo - che i Gesuiti decorarono sontuosamente con marmi e affreschi - e Santa Chiara, che risale al XIV secolo. Io preferisco la semplicità gotica di quest'ultima, con il suo chiostro e le celebri maioliche dipinte a mano. In una stanzina un po' defilata si può ammirare un bel presepe, con quelle figurine vestite come bambole d'epoca per le quali Napoli è famosa. Qui ci sono soltanto 170 pastori, ma basta andare a San Martino, nei Vomero, per vedere presepi con centinaia di personaggi. 1 due siti turistici più importanti, il Museo archeologico e Capodimonte, richiedono parecchie ore ciascuno (non lo stesso giorno!). Vicino al Museo archeologico, all'estremità di Spaccanapoli, c'è il verde rinfrescante e rilassante di Piazza Bellini, dove si concentrano gli antiquari e i librai; Napoli è uno dei grandi centri bibliofili d'Italia. Quando il traffico della città diventa intollerabile, salite su una delle funicolari, riammodernate di recente, che dal centro vi portano al Vomero - una città nella città. Una mattina incantevole potrebbe cominciare con una passeggiata attraverso i giardini della neoclassica Villa Floridiana, un'antica dimora che ora ospita un Museo della porcellana, con antiche collezioni provenienti da tutta Europa, e molti pezzi importanti di Capodimonte, la fabbrica reale impiantata a Napoli a metà '700. Un altro luogo da cui partire è la certosa barocca, imbiancata a calce, di San Martino. Le celle originarie del monastero, che ospitano mobili e quadri barocchi e rococò, sono fresche e tranquille. Non perdete, nelle ex scuderie, la collezione di meravigliosi presepi. E per finire, ecco una ragione in più per aggiungere Napoli al solito circuito culturale Roma-Firenze-Venezia: la chiesa di Sant'Anna dei Lombardi, che tutti chiamano Monteoliveto, per via della piazza su cui si trova, vicino a Spaccanpoli. Le guide ne parlano come di una sorta di museo del Rinascimento fiorentino, una cosa di secondo piano. Ma che museo, invece! Se questa chiesa, restaurata e riaperta di recente, fosse a Firenze, si farebbe a pugni per un'occhiata agli altari scolpiti, agli affreschi del Vasari, ai trompel'oeil lungo le pareti simili a quelli famosissimi del palazzo ducale di Urbino, ai gruppi di figure in terracotta a grandezza naturale che fanno corona al corpo morto di Gesù, un'opera del 1492 di un modenese, Guido Mazzoni. Ma a Napoli, Monteoliveto è soltanto un capolavoro in più, ripulito e messo in bella mostra. Due quartieri su tutti: Spacca napoli, nel cuore della capitale, e il Vomero, sulle colline Il primo riflette l'immagine classica di gente scaltra che vive tra rovine gloriose Il secondo sorprendentemente è calmo e prospero, ospita il meglio in fatto di musei, negozi e caffè CONSIGLI E GIUDIZI DI UN VIAGGIATORE AMERICANO: LE ARTI SONO AL MASSIMO DELLA FIORITURA. IL CIBO E' FANTASTICO. LA VITA PULSA COME NON MAI L'ottagono della galleria Umberto I, progettata da Paolo Boubée e terminata nel 1892; la «Pudicizia» di A Corradini, conservata nella cappella Sansevero; la loggia di Palazzo Maddaloni (sec. XVII)