Camerana, com'è profano il sentimento

Camerana, com'è profano il sentimento Camerana, com'è profano il sentimento RECENSIONE Piero Gelli NEL risvolto di copertina dei suoi Racconti profani, Carnerana allude apertamente a Musil, come modello di riferimento più scientifico che letterario, un modo cioè di riflettere sugli aspetti del reale, attraverso avvenimenti e personaggi intercettati nel momento in cui la vita si incrina per un'imprecisione, un equivoco, una fenditura che rompa il consueto scorrere dell'esistenza. Per Musil, la realtà è un oscuro mobilissimo campo di relazioni - retto dal principio di indeterminazione - che viene modificato da chi l'osserva, lo descrive e così facendo lo ferma e quindi lo altera. Ecco, questi dieci racconti appaiono come filtrati da questa intenzionalità programmatica: una storia al congiuntivo e al condizionale dove naturalmente non esista nessuna asserzione definitiva, nessuna certezza assoluta, ma solo un ventaglio di possibilità. Breve ma intenso è il cammino dello scrittore torinese. Dalla rievocazione più o meno romanzesca di figuro topiche del RECENPiero IONE Gelli capoluogo piemontese, ne L'enigma del cavalier Agnelli ( 1985), ne J passatem pi del professore (1990), dove il protagonista configura Italo Cremona, o in Contro la mia volontà (1993), romanzo-inchiesta di un episodio fin de siècle oscuro e tragico di casa Frassati, alla fantasia utopico-satirica de II centenario, con la sua Torino pastrufaziesca, alias Ligonto, e con il protagonista, Erwin, dal nome di precisa ispirazione austrunearica, c'è come uno iato, una svolta importante, come se Camerana avvertisse l'insufficienza di una narrativa di microstorie, impari a render conto delle complesse motivazioni dei fatti, incapace di profanarli perché dischiudano altre verità. Così da arguto osservatore, un po' in disparte, di eventi e cronache della sua città lo scrittore perviene alla Torino post-industriale, futuribile de II centenario e a questa raccolta, che conferma il non facile iintirizzo da lui perseguito, quello di una narrativa di alta referenziabtà, dove l'icona sacra di Musil possa anche significare un'altra cosa, per esempio una consapevole gibigiana. In questi dieci racconti, di cui nove brevi e l'ultimo, Ti spiace?, invece quasi un romanzo breve, se l'ipoteca musiliana invita a una lettura riflessiva, di possibilità, gli echi sono altri, e vanno da rimemorazioni sveviane a moduli stilistici che ripropongono l'algida oggettività de l'école du regard, da Butor a Robbe-Grillet, come nel racconto Alla fine della giornata. Perfino nei nomi vagamente ridicoli, certi personaggi dei racconti rinviano a Svevo, Bernardina, Cesarino, Giancarlina, Beniamino, Alda, come del resto quel loro manque de vie, quel senso di fallace e indeciso procedere tipico dell'universo sveviano. Ma questo per indicare un'affinità più che un'ascendenza, perché con Camerana siamo oltre Freud, oltre l'istanza psicanalitica, e la distanza con lo scrittore triestino, sul piano delle strutture narrative è abissale. I personaggi di questi racconti sembrano vivere un'atarassia del sentimento che blocca ogni azione al primo impulso. L'ironia dentro cui lo scrittore li avvolge, talvolta troppo solo intenzionale, accentua l'ambiguità di sentimenti, che vengono analizzati come reperti fenomenologici, come oggetti in vitro e non come spie di ferite dell'inconscio. E' come se a Camerana non interessassero le motivazioni di ogni gesto, di solito misteriose e sfuggenti, ma le connessioni e le relazioni che i fatti instaurano e la loro inutile tragica illusoria veridicità. Dieci racconti, tra l'ipoteca musiliana, l'école du regard, echi sveviani: l'illusoria veridicità dei fatti Oddone Camerana Racconti profani Passigli, pp. 144. L. 22.000 RACCONTI

Luoghi citati: Camerana, Torino