Un'etica civile per rinsaldare a nostra società di Franco Garelli

Un'etica civile per rinsaldare a nostra società Un'etica civile per rinsaldare a nostra società RECENSIONE Franco Garelli LA perdita delle radici sembra un tipico male di questa fine secolo, che colpisce tutte le società occidentali. Il vento del pluralismo e il ritmo del cambiamento inducono a un oblio collettivo, per cui i miti del passato sbiadiscono nel tempo e i gruppi umani non si sentono più parte di una discendenza. La perdita della «memoria» si registra in molti campi, interessando sia il percorso di vita dei singoli che le dinamiche familiari e molte appartenenze collettive. Ih questo quadro il venir meno delle radici si manifesta particolarmente nel deficit di appartenenza ad una comunità nazionale e nel credo religioso. Per entrambi i settori si parla con insistenza di una vita spoglia dai riferimenti del passato, di perdita del senso della continuità, di memoria in briciole. Si alimenta così la riflessione di molti politologi, storici, sociologi, preoccupati che la ventata di oblio porti a un impoverimento della vita sociale. Questi temi sono così centrali per le vicende umane da spingere anche alcuni teologi a farsene carico. Così è stato per Giannino Piana, teologo assai affermato a livello nazionale, docente di «teologia morale» al Seminario di Novara e «etica cristiana» all'Università di Urbino. Al centro della sua riflessione culturale vi sono i rapporti dell'uomo con Dio, con la società e con il prossimo, rapporti che richiedono - per restituire l'uomo alla sua dignità - un recupero di memoria. «Attraverso la memoria» è il titolo di un suo volume edito da Citta (pp.000, L.ooooo) dedicato alla difficile identità degli italiani. Qual è il «cemento» della società italiana? Che cosa tiene insieme una nazione ancora attraversata da molti squilibri e contraddizioni, da varie disuguaglianze e ambivalenze, da spinte autonomistiche e localistiche? Può un Paese che vuol essere moderno fare a meno di un ethos collettivo, di un insieme di valori condivisi, capaci di accompagnare la transizione che sta vivendo? Per colmare questo vuoto, Piana propone un itinerario di ricerca delle radici di un'etica civile. Senza andare troppo in là nel tempo, è possibile rintracciare negli ultimi 50 anni della nostra storia dei momenti fondanti l'identità nazionale, capaci di produrre un comune senso di appartenenza e di alimentare l'impegno civico. I problemi di oggi spingono la ricerca sui fatti di ieri, per riscoprire gli eventi storici decisivi nella vita di un popolo, densi di carica simbolica, caratterizzati da effervescenza collettiva. Essi sono individuabili nella Resistenza, nella Costituzione e nella Repubblica. Avvenimenti da rivisitare nel profondo, per evitare sia facili mitizzazioni che diffusi scetticismi: anche se non esenti da limiti e contraddizioni, hanno rappresentato delle tappe di maturazione di un popolo, che nello scrivere la sua storia ha dovuto attingere alle sue risorse di fondo e ha contratto degli obblighi morali. Non si sarebbero prodotti senza un sentire diffuso nel popolo, oltre le differenze ideologiche. L'ethos della Costituzione, ad esempio - a detta di Piana - riflette la precisa visione antropologica che informava la vita sociale. Essa ruota attorno al concetto di persona umana, punto di incontro tra le tre grandi correnti culturali, quella cattolica, quella di ispirazione marxista e quella liberale. Il principio di una Repubblica fondata sul lavoro attribuisce rilevanza non a ciò che uno ha, ma a ciò che uno fa, per cui il lavoro esprime l'impegno responsabile di ciascuno verso se stessi e gli altri. Un altro pilastro dell'antropologia personalista è dato dalla promozione della cultura (art. 9), un elemento costitutivo della formazione della persona, che ne favorisce la dignità. Oltre a ciò, la Costituzione attribuisce grande rilevanza sia ai diritti di libertà che ai diritti sociali. Da un lato occorre favorire la libertà di espressione; dall'altro occorre dare a tutti le medesime possibilità, correggendo le disuguaglianze originarie, garantendo l'accesso ai beni fondamentali (il lavoro, la salute, l'istruzione). La Costituzione, dunque, non è solo una carta delle regole, ma soprattutto una carta dei valori, che definiscono il senso di appartenenza collettiva. Si tratta di un progetto etico-politico di grande rilievo, che fa appello a quei diritti di cittadinanza su cui deve essere fondata l'appartenenza nazionale. La necessità di aggiornare la Costituzione in alcune sue parti non deve portare a cancellare il patrimonio eli memoria storica su cui è fondata la nostra Repubblica. Anzi, «fare memoria» sulla Costituzione e su come essa è nata può essere un modo sia per ridare agli italiani un po' di fiducia nei loro ordinamenti istituzionali, sia per rivitalizzare quell'«educazione civica» (non solo per i giovani) di cui si sente sempre più bisogno. Oltre al viaggio attraverso la memoria collettiva, Giannino Piana propone un altro itinerario, di tipo etico-spirituale, nel suo ultimo libro «Sapienza e vita quotidiana». L'intento è di recuperare le radici religiose, a fronte di una religione investita da una progressiva crisi di memoria e di un sentire religioso che persiste ma sempre più ridotto a bricolage e immediatezza. Si tratta di un fenomeno che coinvolge anche il cristianesimo. Qui la perdita della memoria si manifesta nella difficoltà ad accettare la predicazione della croce come il nucleo del Vangelo. Gli uomini sono relativamente disponibili a dar credito a figure di salvatori che promettono la redenzione dai mali dell'esistenza umana, ma sono assai più restii a credere nella follia o nello scandalo della croce. Ma proprio il mistero di un Dio che ha assunto la forma e il destino di un uomo comune, che ha subito l'umiliazione, il dolore e la morte, offre all'uomo una nuova comprensione di sé e della sua vocazione nel mondo. Accettare questo mistero significa partecipare di quella sapienza di Dio che si contrappone alla sapienza mondana, che restituisce valore anche alle «inutili» fatiche dell'uomo, attenta più alle ragioni dell'essere che del fare, che fa dei propri limiti un motivo di condivisione con gli altri del carninino di vita. L'esistenza umana può dunque riacquistare un nuovo sapore. Non si tratta di vivere rassegnati o ai margini della società, quanto come avverte Enzo Bianchi nella nota finale del volume - di «mostrare lo spirito da cui si è animati attraverso i gesti concreti della vita quotidiana». Il cristiano, col suo comportamento, non è chiamato ad affermare la validità dei propri schemi, ma a «rivelare il Dio in cui crede, a tratteggiarne il volto, a svelarne ii cuore». Si tratta di operare in profondità, di riprendere il dialogo con Dio, con se stessi e con gli altri, riscoprendo il volto di Dio nella compagnia degli uomini e il significato ultimo delle cose nelle vicende quotidiane. Il teologo Giannino Piana e la necessità di ritrovare un'identità attraverso la memoria: la visione antropologica della Costituzione SAPIENZA E VITA QUOTIDIANA: LA NECESSITA' MÈI DI RECUPERARE UN SENTIRE RELIGIOSO SEMPRE PIÙ* RIDOTTO A BRICOLAGE E IMMEDIATEZZA / Ut Giannino Piana Sapienza e vita quotidiana Interlinea, pp. 208, L. 20.000 SAGGIO

Persone citate: Enzo Bianchi, Giannino Piana

Luoghi citati: Novara