Gli occhi nella testa, un periscopio sul mondo

Gli occhi nella testa, un periscopio sul mondo Gli occhi nella testa, un periscopio sul mondo RECENSIONE Marco Belpolitì LA maggioranza di noi vive una vita inscatolata. Abituati a trascorrere gran parte del tempo all'interno di quattro mura, a guardare una pagina, un quadro o il varco di una finestra, perdiamo il senso di essere «circondati» dall'ambiente. Quando siamo all'aperto, sotto il cielo, il più delle volte vediamo il mondo attraverso il vetro del parabrezza. Noi non guardiamo quasi mai «attorno». Al contrario, i nostri antenati per sopravvivere dovevano sempre sapere dove si trovavano e cosa c'era in tutte le direzioni. Solo i bambini, se è loro permesso, e gli animali, prestano attenzione a ciò che li circonda. Noi adulti passiamo la maggior parte del nostro « guardando qualcosa», invece che a «guardarci intorno». E per poter guardare attorno, si deve ovviamente girare la testa.—-- In questo modo inizia il capitolo intitolato «Guardare con la testa e con gli occhi» nel libro Un approccio ecologico alla percezione visiva, opera uscita in edizione originale nel 1979, pochi mesi prima della morte del suo autore, James J. Gibson, nato nell'Ohio nel 1904. Le idee rivoluzionarie di questo psicologo hanno influenzato molti campi di studio e si sono rivelate proficue in ambiti assai differenti, dal design all'antropologia, dalle teorie ambientali alla fotografia, dal colore all'etnografia. Una delle idee cardine di Gibson è che «la visione è un sistema percettivo globale, non un canale sensoriale» e che non si vede l'ambiente con gli occhi ma con gli «occhi-nella-testa-sul-corpo-poggiante-sul-suolo». Noi non vediamo solo ciò che sta davanti ai nostri occhi, ma anche ciò che è dietro la nostra testa a 360 gradi all'intorno, perché «tutti noi abbiamo un comportamento commisurato a cose che possiamo osservare e sentire, odorare e gustare, ad eventi che possiamo ascoltare». L'immagine che Gibson ci fornisce dal «mondo visivo» è assai seducente e corrisponde alle esperienze percettive che compiamo ogni giorno. E' nello spazio reale e non in quello geometrico, dice lo studioso, che noi facciamo esperienza. Il nostro pianeta è infatti composto di acqua, terra e aria; la terra costituisce un substrato che dà forma all'acqua, così da dar vita a oceani, laghi e fiumi; igas dell'aria, privi di forma, RECENMaBel costituiscono invece il layout dell'atmosfera, sopra la terra e l'acqua. Le superfici sono l'interfaccia tra acqua e aria, come la superficie di un lago, o quella che è posta tra acqua e terra, come il fondale del mare. L'interfaccia tra terra e aria, quella che pratichiamo ogni giorno, è invece il suolo. L'aria arriva fino al suolo e noi viviamo con la testa e il tronco immersi nell'aria; ma è solo nelle calde notti d'estate, avvolti dal buio, che ci si rende conto che il cielo arriva fino a terra. Allo stesso modo, si percepisce piuttosto bene cosa sia 1 atmosfera terrestre quando si scende a cavallo di una bicicletta una ripida strada di montagna: il nostro unico punto di contatto con il suolo sono le ruote, mentre con il corpo fendiamo l'aria e il paesaggio scorre dinanzi a noi in IONE co litì modo vorticoso. Il suolo, dice Gibson, è la base di tutte le percezioni e dei comportamenti animali, oltre che la loro superficie di sostegno. Le sostanze sono invece costituite da rocce, sabbia, fango, argilla, petrolio, bitume, minerali e dai tessuti delle piante. Lo studioso americano analizza le proprietà delle sostanze: durezza, viscosità, elasticità, plasticità, ecc. - ed enuncia ima visione ecologica affascinante dei cambiamenti che avvengono nel mondo, tanto da farci sospettare che la psicologia della percezione non sia quella scienza astratta praticata in labora- torio con cavie e un ampio appaiato di illusioni ottiche, ma un'esperienza che induce a osservare il movimento delle nubi nel cielo, il colore di un bosco alpino in autunno, il muschio su una roccia, la forma di una ciottola di un fiume, il flusso instabile delle onde del mare. Quando Gibson parla della tessitura delle superfici delle varie sostanze, o quando spiega come il mondo non sia fatto di «spazi»' ma di «posti», che l'acqua è per alcuni animali un mezzo e per altri una sostanza, oppure ricorda cosa sia in termini percettivi un «pendio» e un «riparo», egli enuncia i principi di una teoria della percezione visiva che non è molto lontana dal nostro comune sentire. Detto in termini più scientifici, egli ha sostituito alla «psicofisica delle sensazioni» una nuova «psicofisica delle percezioni». Il mondo è li, davanti a noi, e lo possiamo scoprire non indagando tanto i nostri sensi, ma il suo modo di offrirsi, o meglio, tli darsi attraverso la luce: «La percezione è un atto psicosomatico non della mente né del coipo, ma di un osservatore vivente». Viviamo immersi in un flusso di energie di cui solo una piccola pane colpisce i nostri occhi, le orecchie, la bocca e il naso. Il nome di James J. Gibson è legato al termine afforciance, neologismo che egli ha derivato dal verbo inglese fo affarci, la cui traduzione italiana è all'inarca «offerta». Le cose, dice Gibson, si «offrono» a noi, a partire dal suolo della terra, la cui affordance e quella di sostegno: la terra è «percorribile», l'acqua «Luffabile», l'aria «volabiie». Ogni cosa ha delle affordances: i gradini quelle del salire e dello scendere, così come un manufatto, ad esempio una maniglia, possiede Vaffordance dell'iiafferabile». Fogli, bastoni, fibre, contenitori, vestiti, sono lutti oggetti che possiedono le affordances della manipolazione. L'idea delVaffordance taglia «trasversalmente la dicotomia tra oggettivo e soggettivo», è un fatto insieme ambientale e comportamentale. Come si scrivono Paolo Bozzi e Riccardo Luccio nella loro prefazione, quello di Gibson è «un sistema percettivo in presa diretta sul mondo esterno, un prospettivismo senza mediazioni sul teatro degli oggetti che lo popolano». Un approccio ecologico alla percezione non è un libro di semplice lettura, è stato scritto nell'arco di un decennio, in modo elegante ma secco, e richiede un'attenzione costante Tuttavia ne vale la pena, perche un libro così attiva lo sguardo, seleziona i pensieri e dispone a cogliere lo stato cangiante delle cose-, il continuo farsi e disfarsi di quella immensa superficie che chiamano mondo. «UNAPPRGCCIO ECOLOGICO ALLA PERCEZIONE VISIVA»: LE IDEE RIVOLUZIONARIE DI GIBSON HANNO INFLUENZATO MOLTI CAMPI DI STUDIO, DAL DESIGN ALLA FOTOGRAFIA Un'idea cardine: «La visione è un sistema percettivo globale, non un canale sensoriale» Non vediamo solo ciò che sta davanti a noi, ma anche ciò che è intorno «Allegoria del tatto e della vista». Anonimo del XVII secolo. Il saggio di Gibson sulla percezione visiva è in uscita dal Mulino James J. Gibson Un approccio ecologico alla percezione visiva Il Mulino, pp. 418, L. 54.000 SAGGIO

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