L'editor-despota non ha corrotto la sua voce autentica

L'editor-despota non ha corrotto la sua voce autentica IL TRADUTTORE Francesco Dragosei L'editor-despota non ha corrotto la sua voce autentica Ipiù famosi racconti di Raymond Carver (uno dei massimi narratori degli ultimi 30 anni) furono ferocemente tagliati da Gordon Lish, grande despota delle lettere americane? Una bomba (solo letteraria, per fortuna) innescata mesi fa dal «New York Times» e divulgata in Italia, su «Repubblica», da Alessandro Baricco. Ne abbiamo parlato con Riccardo Duranti, traduttore, amico, grande conoscitore italiano di Carver: tanto da essere stato prescelto dalla vedova (la poetessa Tess Gallagher) per ritradurre in italiano tutta l'opera dello scrittore, scomparso nel 1988. Duranti, Carver lo ha conosciuto in quanto suo traduttore? «Macché. Fu un caso. Io conoscevo, come poetessa, sua moglie Tess Gallagher. Lei mi parlava sempre di questo "Ray", ma solo quando lo incon¬ trai per la prima volta capii che si trattava di Raymond Carver. Era l'85, ed ero stato invitato da Tess nella loro casa di Syracuse, nello Stato di New York. Carver mi venne a prendere all'aeroporto. L'unica informazione datami da Tess era di aspettarmi "una specie di grosso orso di pezza, ma assai timido". E difatti durante il percorso in auto fummo tutti e due terribilmente impacciati». Era cupo, come i personaggi dei suoi racconti? «No. Anche se si capiva che ne aveva viste di tutti i colori, aveva un vivo senso dello humour. La prima sera a cena ci rimasi male perché non assaggiò il vino che avevo portato dall'Italia. Solo in seguito avrei scoperto quale tormento doveva essere ora un bicchiere per lui, che era un ex alcolizzato». Avete mai parlato della questione Lish? «Lish era stato molto importante per Carver. Gli aveva fatto pubblicare i primi racconti su "Esquire", lo aveva aiutato a uscire dal pozzo dell'alcolismo. Ma, pur essendogli assai grato, mi disse che quando aveva visto quello che stava facendo ai racconti della raccolta "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore" si era arrabbiato a tal punto da riti rare il suo consenso. Ma Lish li fece uscire lo stesso, nonostante il divieto. Un redattore di "Esquire" mi confidò in seguito di aver non poco ammirato il coraggio di Carver, giacché non erano molti quelli che osavano sfidare Lish». Dopo la pubblicazione di «Di cosa parliamo quando parliamo d'amore», come sono stati i rapporti con Lish? «Si erano raffreddati. La faccenda dei racconti aveva fatto entrare in crisi Carver, il quale non scrisse per sei mesi. Poi, però lo strappo fu ricucito grazie al successo di quel volume. Per Carver fu una grande iniezione di ottimismo». Comunque, quanti sono i racconti stravolti da Lish? «"Stravolti" quei racconti li aveva senz'altro, avendoli come riscolpiti a sua immagine e somiglianza. Prendiamo, ad esempio, "Tanta acqua così vicino a casa". Gli interventi di Lish gli tolgono profondità psicologica. Annientano, nella moglie dell'uomo che continua a pescare nonostante la ragazza annegata, la dolorosa identificazione con la morta. Anche Altman, in "America oggi", semplificherà il racconto. Di certo, le "stories" su cui Lish intervenne pesantemente sono, oltre a quelle indicate da Baricco ("Ancora una cosa" e "Dì alle donne che usciamo"). "Il bagno", "Mr Coffee e Mr Fixit", Gli si è appiccicato tutto addosso", "Meccanica popolare". "Tanta acqua così vicino a casa"». E gli altri dieci racconti della raccolta? «Quelli che ho indicato sono i casi più eclatanti. Quanto agli altri, certo, non ho controllato riga per riga. Lo farò adesso che dovrò ritradurli. Ad ogni modo, già un anno dopo, con "Voi non sapete che cos'è l'amore" (1982; titolo originale "Fires") Carver aveva reintegrato tre racconti originali. Un altro lo reintegrerà in "Cathedral" ( 1983), e l'ultimo in "Where I'm Calling from", una specie di grande raccolta finale, che uscirà in Italia ad ottobre per la Minimum fax col titolo "Da dove sto chiamando"». Comunque, un lettore che veramente ama Carver, capisce anche da solo, sente nell'aria che tira se il Carver che sta leggendo è al cento per cento o ritoccato. Nei racconti autentici c'è sempre, pur nella disperazione, uno spiraglio di speranza per i poveri diavoli che vi recitano. Lish quella speranza la toglie. Nell'originale di «Il bagno» (recuperato in «Cathedral» col titolo di «Una buona, piccola cosa») il pasticciere, offrendo il pane ai genitori del bambino morto, ci dice che gli uomini devono cercare di aiutarsi nella loro sventura. Perché lei sostiene che Carver non ha nulla in comune coi minimalisti? Se coi vari Leavitt, Me Inerney, Ellis, Canin, Muore, Hempel la narrativa americana ha decisamente portato gli occhi dalle altezze del cielo alle desolanti bassure del suolo, non fu sulla scia di una Grace Paley e di un Raymond Carver? «Sì, però mentre i personaggi dei minimalisti hanno la psicoanalisi e la cocaina, per i poveri diavoli di Carver c'è solo l'alcol e la disperazione».

Luoghi citati: Italia, New York