Dalla valle di lacrime all'amnesia collettiva di Mario Ciriello

Dalla valle di lacrime all'amnesia collettiva SIPARIO SUL MITO Dalla valle di lacrime all'amnesia collettiva Mario Ciriello JDNDRA E, difficile descrivere un silenzio: eppure è quanto bisogna fare oggi, nel secondo anniversario della morte di Lady Di a Parigi. Si, perché l'Inghilterra sembra voler ignorare il tragico evento, sembra voler quasi dimenticare la bella principessa e la sua straordinaria vita. E' un silenzio tanto più sconcertante in quanto la morte di Diana trasformò questa nazione in una valle di lacrime, gli inglesi abbandonarono ogni riserbo, ogni ritegno, ogni understatement e inscenarono uno spettacolo senza precedenti, un pianto collettivo di tragedia greca. Dall'isola si levò una trenodia, che lasciò stupefatto il mondo. Ma oggi il ricordo di quel grande dolore è svanito. Sulla stampa non si leggono né rievocazioni né commemorazioni, rare e brevi sono persino le notizie. E' come se l'argomento Diana fosse alacremente evitato. Charles Spencer, il fratello della principessa, ricorre all'Internet nel tentativo di allettare i visitatori al museo di famiglia e alla tomba di Diana ad Althorp. Il Conte commenta: «Lo scorso anno, la gente faceva la coda per entrare. Il mese scorso, sono rimasti invenduti ben 25 mila biglietti». Anche il Diana Memòria! Fund segnala un business più fiacco. Già l'anno passato le donazioni, prima generose e opulente, erano calate a 70 mila sterline al mese, adesso sono assai meno della metà. Il fondo aveva proposto d'investire 10 milioni di sterline nella costruzione di un giardino di fronte a Kensington Palace, la residenza della principessa, meta nei giorni successivi alla sua morte di un folto pellegrinaggio di migliaia di persone che lasciarono un immenso tappeto di mazzi di fiori. Il progetto del fondo comprendeva altresì un'altissima statua di Diana e la più grande fontana del mondo. Ma i residenti della zona hanno protestato: «Lasciateci in pace» e l'ambizioso piano è stato abbandonato. La signora Frances Shand Kydd, la madre di Diana, ha lanciato ieri un commovente appello in favore di un «monu¬ mento semplice ma permanente a ricordo di mia figlia». Ma si pone allora la domanda: vogliono gli inglesi ricordare Diana? La risposta sembra essere «no» (oggi non si terranno cerimonie ufficiali, anche la Royal Family rammenta Diana con una messa privata). E' un'indifferenza con diverse radici. Anzitutto, come osserva un commentatore, «la principessa è morta e la sua scomparsa spegne la sua leggenda». La faina di Diana derivava «dall'ultima foto, dall'ultimo boyfriend, dall'ultimo episodio del suo dramma». Vi è poi il problema dell'identità di Diana. Gordon Burns, romanziere e critico, che molto ha scritto sulla celebrità femminile, sostiene che nel caso di Diana, vi sono «troppe icone». Quale Diana ricordare tra le migliaia d'immagini lasciate dalla principessa? La lady seducente, elegantissima? La donna dal cuore fragile, ma Lcui amori furono quasi sempre uomini mediocri o controversi? La «bella madre Teresa», compassionevole, pronta ad abbracciare un inalato di Aids? La sciocca, arrogante Diana della famosa intervista televisiva, in cui crii icò l'intera Royal Family? L'avida cacciatrice di pubblicità giornalistica? La madre affettuosa e intelligente di William e Harry? In realtà Diana ispira troppi ricordi e offre pertanto un'immagine troppo ampia e amorfa, contraria alla formazione di un singolo vincolo emotivo. Infine il fattore «tranquillità)». Tutte queste Diane avevano trasformato la Royal Family in una «soap opera» tragicomica e tra foto, libri, nastri e scandali vari, tenevano l'Inghilterra tutta in abolizione. Talvolta si rideva, come quando Diana apparve nelle vesti di Squidgy, «strizzolina», altre volte il pubblico era turbato dalla sua bulimia, la sua anoressia, i suoi tentativi di suicidio (un libro appena uscito in America afferma che Diana era vittima di una turba della personalità incurabile. Per concludere. Gli inglesi sono convinti di aver versato abbastanza lacrime per la bizzarra principessa, adesso è giunta l'ora di dire basta e di «andare innanzi», di avanzare. Che è la saggia esortazione proferita, un anno fa, dal principe William.

Persone citate: Charles Spencer, Frances Shand Kydd, Gordon Burns, Royal Family, William

Luoghi citati: Althorp, America, Inghilterra, Parigi