Vieri Tremendo

Vieri Tremendo Nella giornata d'avvio del campionato il bomber esalta la nuova Inter di Lippi, mentre Milan e Juve pareggiano Vieri Tremendo Roberto Beccantlni MILANO Christian Vieri azzanna il pionato e se ne porta via un pezzo. I tre gol che rifila al Verona rianimano l'Inter e scuotono il branco. Ronaldo faccia pure con comodo: Vieri, questo Vieri, sa essere tutto, martello e incudine, fionda e sasso, leader e gregario. Al mondo, oggi, nessuno lo vale. Lo scandalo non sono i novanta miliardi che ha speso Massimo Moratti. Il paradosso, se mai, è che qualcuno, da Moggi a Cragnotti, abbia potuto pensare di cederlo. Vieri ha migliorato tutte le squadre nelle quali ha giocato, ricavandone adeguati e sostanziosi benefici: tecnici, tatLici, economici. Sarà pure uno zingaro, ma quando pianta la tenda e accende il fuoco, altro non arde, nel suo spirito guerriero, che la volontà di puntare dritto al cuore del bersaglio. Vieri è la differenza: non sempre vuol dire scudetto, quasi sempre gli si avvicina. Non è mai stato uno dal gol facile, il figlio di Bob l'artista, calzettoni giù e linguaccia radente, tagliente, invadente. Ha pestato strade diverse, ha privilegiato altri aspetti. Gli piace trascinare, è uno sherpa che accompagna la spedizione e sposta sempre più avanti il campo-base. Ma si è talmente affinato, e raffinato nel tempo, da aver imparato anche il mestiere del cannoniere: i suoi segreti, le sue malizie. La stazza lo aiuta, certo: e il corpo gli serve da gru. Ma per diventare Vieri, non basta nascere a Bologna, crescere in Australia, aprirvi due ristoranti e cambiare una squadra all'anno. Bisogna studiare. Marcello Lippi, che con Vieri litigò all'epoca della Juventus, non ha dubbi: «Ha una qualità rara, Christian, una virtù che il bomber tende fatalmente a rimuovere: l'altruismo». Perché sì, sono due i Vieri che convivono, il guascone by night e il marine che, in partita, si spalma gli avversari sulle ante; la banderuola e la bandiera, il gigolò che si fa fotografare con Valeria Marini e il paparazzo che ruba il tempo ai portieri. Il popolo dell'Inter lo ha adottato fin dal primo, ruggente, ribollir di gomiti. Vieri è un nomade, per indole e per soldi, ma quando si lega, non molla più la presa: e la maglia che indossa, diventa un simbolo, una missione. «Il» simbolo, «la» missione. Sembra incredibile che il giovanotto che fuggì da Madrid, e da Sacchi, per un rigurgito, miliardario, di nostalgia, suo e del suo procuratore Sergio Berti, possa confessare: «Il singolo può vincere, al massimo, una partita; per arrivare allo scudetto, ci vuole la squadra. Dedico i gol ai tutti i compa- gni. Se sono Vieri, lo devo a loro». Prato, Torino (quando era il vivaio più fecondo), Pisa, Ravenna, Venezia, Atalanta, Juventus, Atletico, Lazio, e adesso Inter: a 26 anni, ha scelto cosa fare, e come farlo, ma non dove. Anche se ha giurato fedeltà a Moratti. E' il piede sinistro a firmare la tripletta in il il ta al Verona, «la prima da quando giochicchiavo fra gli allievi del Prato». E' il lavoro sporco imparato nel Bronx delle categorie inferiori ad aiutarlo nel rodeo aereo con Franceschetti, sull'I-0: uno che faceva così era Gigi Riva, e ogni tanto gli arbitri, casti, gli fischiavano fallo. Sono la potenza e il gusto acrobatico a spingerlo, in occasione del raddoppio, al di là dello spericolato Battistini. Vieri è una carta di credito, non soltanto uno spot, un manifesto, un graffito. Come tutti, ha bisogno di una squadra. Come pochi, sa esaltarne la scorza e moltiplicarne il valore. I suoi confini erano il caral- lere, bizzarro, e le giunture, delicate. Fra Torino e Roma, lo hanno messo in riga. L'intesa con Ronaldo verrà. Vieri è colui che, ai Mondiali, si è caricato sulle spalle l'Italia a suon di gol, 5 in cinque partite, e che a San Siro, la notte di Milan uno Juventus sei, disossò Franco Baresi a tal punto da indurlo al ritiro. «Non voglio parlare di Vieri, se no mi metto di cattivo umore», ha dichiarato l'avvocato Agnelli allo stadio delle Alpi, poco prima che Juventus e Reggina si dessero battaglia. Ci siamo appena librati in volo, e Vieri è già lassù, fra quelle nuvole che ha sempre preso in giro. Beato chi ce l'ha. E chi lo aveva? Il cannoniere che Moratti ha strappato alla Lazio con novanta miliardi ha esordito entusiasmando a S. Siro con il Verona; Ronaldo può attendere e gli altri attaccanti sono già costretti a inseguire Per il tecnico, Bobo ha una qualità rara: l'altruismo; e lui, guascone fuori campo quanto professionista esemplare, ringrazia i compagni: «Il singolo può vincere al massimo una gara, insieme si vince lo scudetto» ha strappato alla Lazio esordito entusiasmando Ronaldo può attendere già costretti a inseguire Nella prima giornata della serie A, in attesa della Lazio (stasera), soltanto Vieri fra i bomber è partito alla grande ma hanno già firmato gol importanti anche Pippo Inzaghi (prima foto a sinistra) con la Juventus, il romanista Toni (a fianco) su rigore e il neomilanista Shevchenko, all'esordio nel nostro campionato