Quel semplicepiacere del ghiaccio bollente di Bruno Gambarotta
Quel semplicepiacere del ghiaccio bollente RADIO & RADIO Quel semplicepiacere del ghiaccio bollente Bruno Gambarotta Non vorremmo che l'estate finisse prima di aver detto un sommesso grazie a Luciano Ceri e Fabrizio Stramacci che tutte le sere, tranne la domenica, conducono su Radio 1 Rai Ghiaccio bollente, a partire dalle 20,25. In apparenza si tratta del solito programma che propone l'ascolto di musiche e canzoni, in questo caso presentate con garbo o civiltà insoliti. Per cercare di spiegare il semplice piacere che procura Ghiaccio bollente, è necessario ambientarne l'ascolto. Mettiamo che uno trascorra i mesi estivi in una casa affollala di adulti e di bambini e che per approdare indenne alla sera spenda tutte le sue energie. Sarà bello allora trascinare una sedia sul terrazzo o in giardino e di lì stare a guardare la luce che pian piano trascolora nel buio della notte, mentre Ceri e Stramacci propongono l'ascolto della colonna sonora di quando avevamo trent'anni di meno. Ve la ricordate Connie Francis che canta Chitarra romana con quel suo inconfondibile modo di storpiare le parole? Chi, ascoltandola, non prova un soprassalto temporale o non era ancora nato o viveva in un universo parallelo. Anche perché i due di Ghiaccio bollente ce la propongono in una serie ragionata che contiene le esibizioni dei cantanti stranieri di passaggio in Italia; ecco allora Frankie Avalon che canta Signorina cappuccina e Paul Anka che, quando si esibisce in Ogni volta, sembra stia in sella a un cavallo al galoppo. Gli stessi conduttori riconoscono con lodevole autoironia che talvolta i brani sono assemblati con un «basso espediente» come quando il tema è «le canzoni colorate»; Bobby Solo canta Blu è blu, Caterina Caselli Nero (dei Rolling Stones), e Luciana Turina Arancione. A proposito di quest'ultima viene ricordato che fu lanciata su Big come «un quintale di swing». «Non furono molto carini», commentano i due marpioni, intanto però lo rievocano, nel caso qualcuno se lo fosse dimenticato. A parer mio l'eccellenza viene raggiunta con i gruppi italiani. I Capsicum red erano veneti ma cantavano in inglese e avevano preso il nome che Linneo dà al peperone; i Delirium avevano un giovanissimo Ivano Fossati; c'erano anche i Pier rat lunaire che cantavano in Raipure: «Il coraggio senza una spada non servirà». La notizia ghiotta è che fra di loro c'era Arturo Stalteri che ora propone gli ascolti musicali a Tempo d'estate sull'austera Rai3. Ci sono anche le interviste come quella a Nicola Arigliano che parla come il saggio della tribù e, quando si accorge che in regia non hanno un suo compact, prorompe in un grido: «Stanno mandando i vinili!». Se me lo permettono, vorrei regalare a Ceri e Stramacci due versi di Salvatore Quasimodo che mi sono tornati in mente ascoltandoli: «lì mi bruciasti gli occhi / col fuoco dei capezzoli», che è come dire a una signora: «Togliti il reggiseno che mi scaldo un caffè». !^n^
Luoghi citati: Italia
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