CARO BENZINA? CI FA BENE di Mario Deaglio

CARO BENZINA? CI FA BENE PIÙ EXPORT VERSO I PRODUTTORI CARO BENZINA? CI FA BENE Mario Deaglio E, inutile piangere sul prezzo della benzina. Anzi, se fossimo lungimiranti, dovremmo quasi rallegrarcene, magari «bacchettando» adeguatamente le società petrolifere che ne avessero approfittato. In un'ottica globale, infatti, i rialzi del prezzo del greggio - e ciucili, più incerti e più contenuti, delle altre materie prime - rappresentano un requisito indispensabile per il riequilibrio degli scambi e per una nuova ripresa mondiale. Gli aumenti, infatti, riportano il prezzo del greggio all'inarca ai livelli precedenti la crisi asiatica che, dall'estate del 1997, ha dimezzato il tasso di crescita dell'economia mondiale e ha, tra l'altro, tarpato le ali alle esportazioni italiane. Le 50-100 lire in più pagate dagli automobilisti europei per un litro di benzina (nonché i paralleli aumenti nei prezzi dei combustibili e dell'energia) si stanno trasformando in maggiori incassi in dollari per i Paesi produttori e si tradurranno, già dai prossimi mesi, in maggiori esportazioni per Paesi come l'Italia. Per le economie occidentali, la domanda aggiuntiva potrebbe aggirarsi nel Duemila in almeno attorno 100 mila miliardi di lire. Insomma, con gli aumenti nel prezzo della benzina, l'Europa, e l'Italia in particolare, si «comprano» la possibilità di forti aumenti nelle esportazioni, un modo efficace per contribuire al rilancio delle loro economie piuttosto addormentate. Per la Russia, poi, l'aumento del prezzo del greggio rappresenta la migliore speranza di ripresa economica e di stabilità politica. Basti pensare che, un anno fa, dopo il tracollo delle quotazioni petrolifere, il Paese piombò nel caos perché lo Stato, che vive di royaltics sull'«oro nero», non riusciva neppur più a pagare gli stipendi dei propri dipendenti. Infine, di fronte a questi aumenti l'Occidente è costretto ad ammettere che i propri successi contro l'inflazione sono stati in parte dovuti a una domanda mondiale depressa, con prezzi energetici anormalmente bassi. E ci si può domandare se un pizzico, ma solo un pizzico, di inflazione, con un parallelo e consistente aumento della domanda estera, non sia preferibile a una «calma piatta» di prezzi assolutamente stabili in un'economia in letargo.

Luoghi citati: Europa, Italia, Russia