«I posti non si promettono, si creano» di Francesco Bullo

«I posti non si promettono, si creano» IL SEGRETARIO DELLA CISL «ANCHE IL PATTO DI NATALE NON E' STATO RISPETTATO» «I posti non si promettono, si creano» D'Antoni-, questo governo potevafare di più intervista Francesco Bullo DI, punto centrale ò quello ■ dell'occupazione, non quel Ilo della previdenza: il governo (e i Democratici di sinistra) intendono farne un cavallo di battaglili per la immoncnte «campagna d'autunno». Ma non è tutto. Pro prio ieri il ministro del Lavoro, Cesare Salvi, ha sostenuto che per battere Silvio Berlusconi bisogna creare più posti di lavoro. «Parole, parole - dice Sergio D'Antoni, segretario generale della Cisl - come se il teina delle pensioni l'avessero sollevato altri: è stato il governo a tirarlo fuori». E ricorda come da tempo vada ripetendo che in questa fase e necessario puntare tutto sul rilancio dello sviluppo e del lavoro. Ma il governo non si muove in questa direzione? «Solo parzialmente. L'accordo di Natale e stato applicato in modo insufficiente, vedi i patti territoriali e i contratti d'area. Si potevano mettere in moto diecimila miliardi di investi menti che avrebbero portato alla creazione di cinquantanni la posti ili lavoro». E invece? «A tut.t.'oggi sono stati investiti solo trecento-quattrocento miliardi e creati mille millecinquecento posti. Onesta è la realtà. V. questi sono gli strumenti ai (piali dare impulso per ottenere risultati». Contagiato dalla mania di dare i numeri? «Ma no. I posti di lavoro si contano quando si sono creati, non servono gli annunci. Non mi piacciono quelli che bulla no li dei numeri: non mi piaceva allora Berlusconi, non mi piace ora D'Alema. Si creano aspettative e frustrazioni». Polemico? «Assolutamente no. Nessuna polemica, dico solo che si può fare di più e non si è fatto». Più di quei 1500, ma come? «Da quei posti di lavoro, realmente creati, emergono due considerazioni. La prima: sono frutto della flessibilità, e quindi sarebbe importante, utile, proseguire su quella strada». E la seconda? «Purtroppo i posti sono stati creati in zone dove già era forte Io sviluppo». Piove sempre sul bagnato.... «E' preoccupante, si allungano le distanze tra zone fotti e zone deboli: una delle carenze è la mancanza di richiami». Che fare, allora, per favorire la creazione di nuovi posti in aree di disoccupazione marcata? «Ci vuole più flessibilità: fiscale, salariale, del mercato del lavoro. Bisogna far in modo che si possa determinare una spinta forte agli investimenti pubblici e privati nelle zone a forte disagio». Flessibilità. Ma D'Alema potrebbe rispondere: hai sbagliato indirizzo; invece di raccontarle a me queste cose, rivolgiti a Cofferati... «Sono cose che dico a tutti, al governo come ai sindacati. Ma da Palazzo Chigi mi aspetto una fiscalità differenziata che richiami investimenti anche dall'estero. E' vero che la Comunità europea ha detto sì agli incentivi dell'Irlanda perché riguardano tutto il Paese, mentre a noi ha detto no perché si violerebbe la concorrenza; ma ciò ò devastanti; e il governo deve fare cambiare questo rifiuto». Meno numeri e più impegno... «Sì, un impegno quotidiano, un impegno politico, un'attenzione formidabile sulle linee e gli strumenti che possono portare al risultato». Ma la ricetta? «Più flessibilità. Rilanciare gli investimenti pubblici e privati con politiche di flessibilità fiscale, salariale, flessibilità del mercato del lavoro in modo da portare l'occupazione là dove ci sono i disoccupati». Forse perché la montagna non va a Maometto. Quest'estate abbiamo avuto alcuni casi clamorosi di gente che rifiutava il posto per non salire al Nord, per non trovarsi lontano da casa. «Ma siamo nell'Italia del Duemila, non in quella degli Anni Cinquanta. Ci sono ragioni ambientali, ragioni di equità che devono spingerci verso uno sviluppo equilibrato». In altre parole? «Dobbiamo muoverci e operare nella prospettiva di un Paese con una crescita equilibrata. Cioè un Paese che cresca tutto, in ogni settore, in ogni parte e non a zone». Torniamo alle pensioni. Non mi sembra che si possa mettere la sordina su questo tema, anche tra ì sindacati ci sono differenze. La Cgil.... «Se dico che la Cgil cambia linea mi accusano di fare propaganda. Ma allora, che non la faccia nessuno la pro¬ paganda: confermiamo quanto, come sindacati, abbiamo detto finora: si faccia la verifica nel 2001. Se invece si ricomincia con i "ma", con i "però", allora è qualcun altro che fa propaganda...... «Serve più flessibilità per determinare una forte spinta degli investimenti in zone disagiate» Il segretario della Cisl Sergio D'Antoni

Persone citate: Berlusconi, Cesare Salvi, Cofferati, D'alema, D'antoni, Di Natale, Sergio D'antoni, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Irlanda, Italia