L'ILLUSIONE DI COMPRARSI LA RUSSIA di Maurizio Molinari

L'ILLUSIONE DI COMPRARSI LA RUSSIA L'ILLUSIONE DI COMPRARSI LA RUSSIA Giuliette. Chiesa LA catena di scandali che sembra unire ormai Mosca e Washington in un groviglio porta fin d'ora, prima ancora che le inchieste giudiziarie compiano il loro corso, a una serie di ipotesi preoccupanti Poiché non si può neppure immaginare che all'amministrazione degli Stati Uniti siano sfuggiti movimenti illegali di capitali cosi imponenti - movimenti sulla cui esistenza non ò più possibile dubitare - e poiché altrettanto si deve dire del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, viene da chiedersi come mai questi due centri cruciali del potere mondiale abbiano lasciato fare, chiudendo un occhio o tutti e due. Qualche tempo fa alcuni autorevoli giornali americani rivelarono che il vicepresidente Al Gore aveva respinto al mittente, scrivendo sulla copertina del fascicolo alcune parole irriferibili, una nota analitica di una agenzia governativa che lo metteva in guardia circa alcuni dei suoi più stretti interlocutori russi. Dunque sapevano, ma non ritennero opportuno fermare il Cremlino. Dal 1992 al 1999 l'uomo insediato al potere a Mosca è stato - tutto compreso - un alleato fedele. Fino all'ultimo e clamoroso ruolo ili cucinare Milosevic e portarlo su un vassoio d'argento al banchetto dei vincitori. Se Al Gore avesse dato retta a quel rapporto riservato, probabilmente Cernomyrdin non sarebbe stato nominato «plenipotenziario speciale» per la Jugoslavia. Ma non saremmo neppure a intesto punto. Cosi di favore in favore. Tu non mi crei problemi e io ti aiuto. Tu mi sei alleato fedele e io ti proteggo. Tu bombardi la Casa Bianca sulle rive della Moscova, e io ti lodo come salvatore della democrazia. Tu bombardi la Cecenia e io faccio finta di non vedere. Tu crei un regime corrotto e io ti lascio fare, anche perché ogni altra alternativa mi è meno favorevole. Questa sembra essere stata la logica delle due amministrazioni di Bill Clinton verso la Russia. Quella di cogliere l'occasione di un alleato fedele, regalatogli dalle circostanze della storia, per dimezzare per sempre il vecchio antagonista bipolare, ma anche per usarlo con la massima spregiudicatezza. Ecco: quello che s'intravede da questa storia è. prima di tutto, una grande debolezza culturale dell'attuale leadership americana. L'idea di un «secolo americano» costruito su logiche di breve e brevissimo momento è messa in discussione dalla portata mondiale di quest'ultimo scandalo russo. Ma soprattutto viene meno l'illusione di poter affrontare il problema della Russia comprandone o condizionandone la leadership. Viviamo in un mondo di mondi che non possono essere ricondotti in breve tempo - e soprattutto con scorciatoie di questo genere - sotto il minimo comune denominatore americano. Non è solo il problema di correnti profonde della storia che non sono del tutto esaurite. Curiosamente, in epoca di globalizzazione, si riavverte fortemente il bisogno di tornare a fare politica. S0NNENFELDT •Ma era giusto aiutare Mosca» Maurizio Molinari a pag 5

Persone citate: Al Gore, Bill Clinton, Cernomyrdin, Milosevic

Luoghi citati: Cecenia, Jugoslavia, Mosca, Russia, Stati Uniti, Washington