SE IL PAPA IN IRAQ STRINGE LA MANO A SADDAM

SE IL PAPA IN IRAQ STRINGE LA MANO A SADDAM PANE AL PANE SE IL PAPA IN IRAQ STRINGE LA MANO A SADDAM Lorenzo Mondo GIOVANNI Paolo II desidera ardentemente di andare in Iraq, al più presto possibile. Vuole essere, nelle sue intenzioni, la prima tappa di un pellegrinaggio attraverso i luoghi sacri dell'Antico e del Nuovo Testamento. Da Ur nell'Iraq meridionale, secondo una inveterata lettura della Bibbia, è partito Abramo verso la terra di Canaan. Là è cominciata la grande avventura del monoteismo, prima ebraico, poi cristiano e musulmano, che tutti ci concerne. Il Papa si sente incalzato dalla scadenza giubilare ma ancor più, è da credere, dalla sua tarda e inferma età. Il pontefice che più ha viaggiato teme di mancare l'itinerario che gli sarebbe più caro lungo le terre infiammate del Medio Oriente e di Israele. E' una chiamata alla quale si sente predisposto da una lettura che direi poetica, oltreché religiosa, della storia dell'uomo. E già questo staglia la sua figura sulla mediocrità di protagonisti e comprimari sulla scena del mondo. Non riuscirà certo a dissuaderlo dal viaggio una notizia di fonte archeologica uscita in questi giorni. Giovanni Pettinato, uno dei maggiori esperti dell'antica Mesopotamia al quale dobbiamo l'interpretazione delle iscrizioni di Ebla, sostiene che la vera Ur si troverebbe, per vari, cogenti indizi, in Siria. Il Papa si appresterebbe dunque a recarsi in un posto «sbagliato». Il diversivo, per quanto appassionante, non lo indurrà a correggere la sua mappa. Come vorrebbero semmai le autorità degli Stati Uniti e di Israele. Questi acerrimi nemici dell'Iraq temono infatti che la visita papale rappresenti una legittimazione del sanguinario tiranno Saddam. Gli ostacoli frapposti al viaggio non sono soltanto di natura politica (a un incontro tempestoso fra monsignor Tauran, «ministro degli Esteri» vaticano, e Madeleine Albright, se¬ gretario di Stato americano, è seguita una reprimenda ufficiale di Washington). Perchè laggiù gli aerei americani continuano da mesi una guerra non dichiarata contro il regime di Baghdad. Ma conoscendo la fermezza del Papa e la sua visione dei rapporti internazionali e interreligiosi, c'è da dubitare che lo fermeranno facilmente. Esiste in Iraq una Chiesa Caldea, un «resto» del cristianesimo primitivo nel mare musulmano, di cui non può trascurare la fedeltà. Con un atto che manifesta nello stesso tempo rispetto per la comunità islamica. Queste ragioni che sottostanno al suo simbolico pellegrinaggio sono tali da giustificare, non solo nei credenti, un moto di simpatia. Un'autorità spirituale diventa tanto più forte e limpida se si sottrae ai condizionamenti della realpolitik, se non inquina i propri fini con gli equilibri strategici, gli interessi petroliferi e quello che appare sempre più come un accanimento vendicativo, a senso unico, della superpotenza mondiale. Quando siano ribaditi gli intenti esclusivamente spirituali del viaggio, non sarà una formale stretta di mano a Saddam che farà la differenza. E' già accaduto, senza danno per la democrazia e per gli equilibri geopolitici (il Papa, si sa, non ha divisioni) con l'«impresentabile» Fidel Castro. E non ha bisogno di ricevere lezioni di morale dalla signora Albright, dal presidente Clinton. Non occorre essere antiamericani, vagheggiare improponibili isolazionismi, per capirlo.

Persone citate: Albright, Canaan, Clinton, Fidel Castro, Giovanni Pettinato, Madeleine Albright, Saddam Lorenzo Mondo, Tauran