«Pavide non meritava quei calci» di Fabio Albanese

«Pavide non meritava quei calci» Siracusa: parlano i familiari del sedicenne picchiato a morte, arrestati tre minorenni «Pavide non meritava quei calci» Ucciso per un 'occhiata «proibita» Fabio Albanese SIRACUSA «Qualsiasi cosa avesse fatto, non era certo tanto grave da mandarlo in ospedale in quelle condizioni, fino al punto di ucciderlo». Luca, uno dei tre fratelli di Davide Carbone, è ancora incredulo. Come lui, anche il resto della sua famiglia pensava che per il loro ragazzo la brutta avventura fosse finita e che ormai bisognasse attendere solo la guarigione completa. E invece, impreviste complicazioni giovedì scorso hanno ucciso Davide, che 17 anni li avrebbe compiuti solo tra un mese, l'ennesima vittima della logica del «branco». Prima di morire, ha fatto in tempo a raccontare cosa gli era davvero accaduto e ad indicare i responsabili: picchiato a morte da quelli che credeva fossero i suoi amici, per avere guardato sotto la gonna della sorella di uno di loro, la bravata di un ragazzino, vivace ma pulito. Adesso, tre dei suoi aguzzini sono stati arrestati e rinchiusi nel centro di prima accoglienza di Catania. Due hanno 16 anni, un altro ancora meno, solo quindici. Ragazzi apparentemente normali, appartenenti a famiglie perbene. Uno di loro avrebbe portato Davide in motorino sul luogo dell'aggressione, dopo esserlo andato a prendere fino a casa, una costruzione con l'intonaco bianco a un solo piano in vico Papiro, nella frazione siracusana di Belvedere. L'aggressione, avvenuta alcuni giorni dopo quell'occhiata proibita ad una ragazzina di 14 anni, sarebbe seguita ad un tentativo di riconciliazione, organizzato da amici comuni, e andato fallito. In quell'occasione sarebbe stato Davide a dare un ceffone ad uno degli aggressori, secondo quanto sostiene la madre di quest'ultimo. Era il tardo pomerigggio del 13 agosto; sotto un grande ulivo, in un campo alla periferia di Siracusa, a Davide sono state date botte e calci a non finire, in faccia, sulla schiena, allo stomaco. I carabinieri sospettano che a quel raid punitivo possa avere preso parte qualcun altro. «Davide tornò a casa intorno alle 23 - racconta Luca - e, contrariamente alle sue abitudini, andò subito a letto dicendo che non stava bene perché aveva mangiato qualcosa di guasto. Qualche minuto dopo arrivarono due suoi compagni, non quelli stessi che lo avevano picchiato, che andarono a parlargli nella sua stanza e poi andarono via. Nella notte, però, Davide stava sempre peggio e decidemmo di chiamare un'ambulanza». All'ospedale Umberto I di Siracusa, il ragazzino viene ricoverato in rianimazione e all'alba dell'indomani sottoposto ad un intervento chirurgico per una grave emorragia interna: «E' stato in sala opera- BtBBfdraidccicgthtvdvrn toria per quasi dieci ore, mi hanno detto che in tutto quel tempo gli sono stati trasfusi ventidue litri di sangue», ricorda il fratello. Prima dell'intervento, Davide ha la forza per raccontare, stavolta ai carabinieri, una differente versione dei fatti: «Sono caduto da un albero», ma senza riuscire a convincerli. «Per una settimana è 3tato alimentato artificialmente, poi ha dato i primi segnali di ripresa. Potevamo parlare con lui, anche se non sempre appariva lucido, si alzava dal letto, riusciva da solo a sedersi sulla sedia a rotelle. Ma poi è risultato che aveva una specie di ematoma al fegato. I medici gli hanno chiesto di stare immobile per qualche ora. Lì, Davide ha deciso di confidarmi cosa era veramente accaduto, raccontandomi di quella storia delle mutandine e dell'aggressione subita nei pressi del castello di Eurialo dai suoi amici. Io sono andato dai carabinieri, lui è stato portato d'urgenza in sala operatoria; quando ne è uscito era già morto». Dal momento dell'aggressione erano passate due settimane. «Davide era un ragazzo semplice e buono - ricorda il fratello maggiore, Giuseppe che non ha mai fatto male a nessuno, ed è morto senza un motivo». Il padre, Pasquale, un netturbino pensionato da un anno, non si dà pace: «E' assurdo, inaccettabile», continua a dire. Davide, dopo aver preso la licenza media, aveva cominciato a lavorare con i fratelli più grandi come imbianchino: «Non riusciamo a farcene una ragione - dice in lacrime Giuseppe - vogliamo la verità sulla morte di mio fratello». Ieri il dottor Francesco Coco, lo stesso medico legale che la famiglia Scieri ha scelto per l'inchiesta sulla morte a Pisa del giovane para Emanuele, ha eseguito l'autopsia per conto della procura di Siracusa: «Abbiamo raccolto molti elementi - ha detto -, è stata un'autopsia lunga ma interessante». Davide sarebbe morto per uno choc emorragico dovuto alle gravi percosse subite, che hanno leso-organi vitali. Il legale di due dei tre ragazzi arrestati, l'avvocato Franco Greco, solleva dubbi sul trattamento ricevuto in ospedale da Davide: «Com'è potuto avvenire uno choc emorragico in una persona che aveva già ripreso a muoversi e a parlare?». Nella foto grande la vittima Davide Carbone A sinistra uno dei suorfratelli

Persone citate: Davide Carbone, Francesco Coco, Franco Greco, Scieri

Luoghi citati: Catania, Pisa, Siracusa