Nel Baltico le ceneri del segretario di Hitler di Emanuele Novazio

Nel Baltico le ceneri del segretario di Hitler La decisione del governo tedesco per evitare che la tomba divenisse meta di pellegrinaggio dei neonazisti Nel Baltico le ceneri del segretario di Hitler / resti di Martin Bormann dispersi in segreto da un aereo a Ferragosto Emanuele Novazio corrispondente da Bf FILINO L'urna con le ceneri di Martin Bpnnann è stata gettata nel Baltico al largo di Kiel, al di fuori delle acque territoriali tedesche. La Procura di Francoforte, che l'anno scorso aveva identificato i resti dell'ex segretario di Hitler con la prova del Dna, lo ha deciso in gran segreto il 16 agosto, autorizzando una spesa di 5600 marchi, oltre cinque milioni e mezzo di lire. «Abbiamo voluto impedire che si creasse una sorta di monumento meta di pellegrinaggi neonazisti», spiega il responsabile dell'identificazione, Hildegard Becker-Toussaint. Mei timore che la tomba diventasse un'occasione di raduno per nostalgici del Euerher, il figlio sessantanovenne del braccio destro del Fuerher, Martin, si era rifiutato di occuparsi dei resti del padre. Il lancio dell'urna nel Baltico chiude definitivamente un giallo iniziato alla fine della seconda guerra» mondiale. Per anni, Bormann era stato l'uomo più ricercato del mondo: le sue tracco sonno state "riconosciute" in Sud America, in Unione Sovietica, in Gran Bretagna, in Italia, in Polonia. Per anni, gli storici e i cacciatori di nazisti si sono chiesti se Martino Bormagione, Manfredo Berg, José Pcssea, Iliezer Goldstein, Josf Jany o Kurt Gautsch erano in realtà Martin Bormann, l'uomo più potente del Terzo Reich dopo Hitler. Che i resti trovati nel 1972 a Berlino appartessero davvero a lui è stato confermato soltanto nel maggio dell'anno scorso, al termine di una lunga indagine culminata con un esame del Dna. Come materiale di controllo è stato utilizzato un campione di sangue prelevato a una zia ottantatreenno di Bormann, la sorella di sua madre Antoine. L'analisi genetica ha confermato la senten- za emessa dal tribunale di Francoforte nell'aprile del 1973, secondo la quale «lo scheletro ritrovato a Berlino è con certezza lo sheletro dell'imputato Martin Bormann». L'esame, compiuto all'Istituto di medicina legale dell'Universi- tà di Monaco, ha sciolto un mistero che per anni ha alimentato miti e leggende: almeno sedici persone, nel dopoguerra, sono state arrestate perchè sospettate di essere l'ex segretario di Hitler, almeno una decina di volte gli investigatori tedeschi o di altri Paesi hanno creduto di averne trovato la tomba. Alla fine degli Anni '70 la Procura di Francoforte aveva raccolto quasi settemila «indizi della sua presenza»: in una parrocchia polacca, per esempio, in un'abbazia benedettina in Spagna, nel convento francescano di Sant'Antonio a Roma, in Paraguay, in Argentina, in un villaggio inglese, a Mosca. Avevano ragione i giudici tedeschi: Bormann si uccise col veleno il 2 maggio del '45, dopo essere stato fermato dai russi mentre scappava dalla Cancelleria in fiamme. Aveva con sè il testamento di Hitler, cercava di consegnarlo al nuovo capo dello Stato, l'ammiraglio Doenitz. Manin Bormann