«Pago il pino come tutti per lavorare tranquillo» di Lirio Abbate

«Pago il pino come tutti per lavorare tranquillo» Il RACCONTO Di UN COMMERCIANTE VITTIMA DEL RACKET , • «Pago il pino come tutti per lavorare tranquillo» intervista Lirio Abbate PALERMO La gente viene tenuta lontana dal luogo dell'incendio e dal crollo da un nastro di plastica. Abitanti della zona, automobilisti e negozianti si fermano a guardare le operazioni di soccorso dei vigili del fuoco. Fra la gente che si accalca a guardare il drammatico spettacolo, c'è un uomo dal volto triste, preoccupato, con lo sguardo perso nel vuoto. Non è uno dei titolari degli undici negozi che sono stati bruciati dall'incendio. Non è nemmeno uno degli abitanti della palazzina crollata. E' un commerciante del quartiere che dice di pagare il pizzo. «Sono preoccupato - sussurra l'uomo -, questo ennesimo incendio al negozio di giocattoli, se risultasse doloso, potrebbe essere un segnale per tutte le attività commerciali della zona». Lei dunque, è una vittima del racket del pizzo? «Sì. Ogni mese verso un "contributo" allo "zio" della zona e penso che quasi tutti qui facciano la stessa cosa». Vuol dire che lei è a conoscenza di altri commercianti che pagano? «Non proprio. E' soltanto una mia ipotesi, perché se vengono da me penso che facciano la stessa cosa con gli altri. Qui tutti facciamo finta di essere esonerati da questa "tassa", anche io mi comporto così con i miei colleghi, forse perché abbiamo vergogna di pagare. A riprova di ciò, in questo quartiere mai nessun negozio è stato bruciato in passato, tranne nelle ultime settimane. Qualcosa è cambiato». Ci sono nuovi esattori? «Non ho detto questo. Forse è cambiato l'atteggiamento di questa gente, oppure delle vittime». Mi faccia capire meglio. «Guardi, se io continuo a pagare non mi accadrà nulla. Si verifica ogni tanto che queste persone fanno delle richieste esose, che non si possono soddisfare subito e allora si cerca di rimediare nel migliore dei modi, ma non è sempre possibile soddisfare le loro richieste e in qualche modo si cerca un compromesso che va sempre a discapito di noi commercianti». «Perché non denuncia tutto alla magistratura? «Non ci penso proprio. Se dovessi prendere una decisione del genere è allora che avrebbero inizio i miei problemi. Sarei costretto a chiudere, e a lasciare Palermo con tutta la famiglia. La somma che verso mensilmente ormai la considero come l'affitto di un locale o ancora, per dirla meglio, come il pagamento dei "guardiani" per controllare che non accada nulla alla mia attività. Finora è andata bene». Si rende conto che in questo modo favorisce le cosche mafiose, finanziandole? «Certo. Ma cosa posso fare, io sono un commerciante e come tale ho bisogno di portare avanti la mia azienda senza problemi. E' come se non pagassi le tasse allo Stato, sarei un evasore fiscale e come tale sarei perseguibile penalmente, così è per il pizzo. Se non lo pago sono perseguitato e la mia attività è a rìschio». La polizia o i carabinieri assicurano la protezione a tutti i testimoni che collaborano con la giustizia, che cosa non la convince? «Non c'è un motivo particolare, voglio stare tranquillo. Un mio amico mi racconta sempre un episodio in cui un commerciante taglieggiato decide di denunciare tutto alla polizia. Gli investigatori si appostano e dopo alcuni giorni arrestano l'esattore che riscuoteva la "mensilità". Non si capisce come, l'indagato dopo alcune settimane torna in libertà e si presenta al commerciante che lo aveva fatto arrestare. Questa volta non chiede il pagamento del pizzo, ma di saldare la parcella dell'avvocato». Ciò significa che non ha fiducia nelle istituzioni? «Le ripeto, voglio stare tranquil¬ lo». Torniamo all'incendio al negozio di giocattoli Licata, pensa che possa essere il racket? «Non sono un investigatore. Non voglio fare ipotesi, certo è strano che nell'arco di due settimane si verifichino due incendi così grossi tanto da provocare danni ad altre undici attività commerciali. Per questo penso a un segnale. Spero che le fiamme siano divampate per cause naturali oppure per un incidente». Quanto le costa la protezione? «In media un milione al mese, perché nei periodi di festa, Natale e Pasqua, ci sono richieste più alte, ma non di molto». Come avviene il pagamento? «Periodicamente passa un signore al quale consegno una busta». Avviene tutto con scadenze mensili, giorni stabiliti o cos'altro? «Non c'è nulla di stabilito. L'esattore si presenta senza preavviso e senza rispettare i giorni ole ore». Quando le è stato detto per la prima volta che doveva pagare? «Molti anni fa, poco dopo aver avviato la mia azienda. Ricordo che fui avvicinato da una persona che era "in vist,a" nel quartiere, e mi disse che qualcuno sarebbe passato dal mio ufficio per farmi visita. Io capii, e quando l'esattore venne da me mi disse quanto dovevo versare». Da allora è venuta sèmpre la stessa persona a riscuotere? «No, ne sono cambiate nel corso degli anni, qualcuno poi l'ho rivisto in fotografia, sui giornali, perché arrestato. Mi auguro, comunque, che di queste foto ne possa vedere ancora tante». il Questi roghi sono un brutto segnale Qui nessuno ne parla, ma ogni mese passa un "esattore". Io verso un milione e ormai lo considero come il costo del custode. Chi denuncia deve poi fornire illegale all'arrestato j ip fi ■ Nei periodi di festa le tariffe aumentano La prima visita mi fu annunciata anni fa da un boss del quartiere: da allora non ho avuto mai problemi ■■ La riscossione del pizzo filmata da una telecamera nascosta in un negozio

Luoghi citati: Licata, Palermo