MA L'EUROPA VUOLE ALTRI NUMERI
MA L'EUROPA VUOLE ALTRI NUMERI MA L'EUROPA VUOLE ALTRI NUMERI Carlo Bastasin IL presidente del Consiglio D'Alema ha offerto all'opinione pubblica il metro del «milione di posti di lavoro entro fine legislatura» per giudicare l'operato del centrosinistra al governo. Ciò ha suscitato sorpresa e sarcasmo benché non si tratti di una novità: il Dpef'98 prevedeva la.creazione di 600 mila posti di lavoro entro il 2001 che, sommati ai 260 mila sorti dall'aprile '96, si avvicinano al milione di posti che i! centrosinistra vorrà vedersi riconosciuti. Stime ugualmente legittime darebbero risultati diversi: Banca d'Italia prevede una cifra «nettamente inferiore alle 400 mila unità» tra il '98 e il 2001, da sommare a solo 31 mila posti dal '96 al '98 (adottando le serie statistiche di allora). Purtroppo non sarà facile per gli italiani misurare la capacità di governo sul «metro» che D'Alema ha volentérosamente proposto. Non sarà d'altronde nemmeno molto utile. L'aumento degli occupati infatti non ha contribuito finora ad accrescere il reddito complessivo del Paese: l'Italia continua a crescere molto meno della media europea. Il mercato del lavoro cambia, calano i dipendenti a tempo pieno e indeterminato a favore di rapporti di lavoro meno stabili, ma avrebbe bisogno di forte crescita economica per attenuare le conseguenze sociali delle nuove forme di precarietà e per valorizzarne l'efficienza. La flessibilità, introdotta meritoriamente, avrebbe bisogno di un ciclo di sviluppo di investimenti pubblici e privati che sfrutti la potenzialità rimasta all'Italia: l'alto risparmio privato. Gli investimenti pubblici sono però frenati dalle resistenze politi che alla riforma della spesa corrente dello Stato. Quanto agli investimenti privati, l'Italia non attira capitali. Secondo l'Ocse gli inve stimenti diretti in Italia sono stati nel '98 un terzo di quelli del '97, mentre quelli in uscita sono ere sciuti del 50%. Ma il dato più grave è la perdita di competitività che il Paese sta su bendo dall'avvio dell'euro. Un cai colo semplificato segnala una perdita di «competitività di prezzo» di circa 3 punti in pochi mesi: i costi di trasformazione in Italia ere scono più che nel resto d'Europa e il risultato è che da marzo le espor razioni verso gli altri Paesi dell'Ue sono calate del 2,6%. Se questi fossero segnali di tendenza, se du rassero nonostante la ripresa euro pea, l'Italia si troverebbe a rischio di un grave declino. Un tempo si sarebbe potuta svalutare la lira, oggi ciò non è più possibile e a svalutarsi sarebbe l'intero Paese: me no reddito, meno civiltà e nessun margine di reazione di governo. I problemi degli investimenti privati rientrano nelle responsabilità di governo, non solo per il carico ficcale che li aggrava, ma perché per esempio interessano settori (altróve trainanti) in cui il ruolo pubblico è decisivo: sanità, banche e tecnologie dell'informazione, sono mercati distorti, protetti o poco sostenuti dall'azione di governo. Sarà dunque sulle cifre della competitività del Paese che D'Alema dovrà avere la forza di sottoporsi al giudizio degli italiani.
Persone citate: Carlo Bastasin, D'alema
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