Contrabbandieri assassini, 2 fermi

Contrabbandieri assassini, 2 fermi Sono pregiudicati di Napoli, non erano sull'autostrada ma farebbero parte della banda Contrabbandieri assassini, 2 fermi In Puglia continuano i sequestri di sigarette Mariella Cirillo NAPOLI Per quel carico di sigarette avrebbero guadagnato 250 mila lire a testa, la paga che tocca agli «autisti» del contrabbando e che è diventata invece il prezzo di due giovani vite. Punta sui manovali delle organizzazioni che tra Puglia e Campania gestiscono il traffico di sigarette l'inchiesta sulla morte di Ennio Petrosino e della moglie Rosa Zaza, falciati da un'auto dei contrabbandieri mentre in moto rientravano dalle vacanze. Ieri la polizia ha fermato due pregiudicati napoletani: l'intestatario della macchina, ritenuto in realtà un prestanome, e l'uomo che ne aveva abitualmente la disponibilità. E' quasi certo che mercoledì notte il primo non fosse a bordo della Renault 21 che con un'improvvisa inversione di marcia ha investito e ucciso sulla Al6 i due coniugi, mentre mancano prove che il secondo stesse partecipando alla missione. Accusati per ora di contrabbando e trasferimento di valori, i due potrebbero tuttavia costituire l'anello per arrivare ai responsabili dell'incidente. Ma di incidente non vogliono sentir parlare i familiari dei due giovani sposi, che chiedono mano dura contro i contrabbandieri e accusano: «Li hanno uccisi per un pugno di sigarette». Aspettavano Ennio e Rosa al rientro dalla vacanza in Croazia per festeggiare con loro il primo anno di matrimonio, si sono ritrovati ieri pomeriggio davanti a due bare di legno chiaro, sistemate l'una accanto all'altra. Dolóre composto ai funerali celebrati ieri a Napoli nella chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, ma anche il desiderio di una condanna senza sconti per chi ha spezzato il sogno di due ragazzi. Giuseppe Zazza, il fratello di Rosa, non ha dubbi: «Il contrabbando va punito con pene severe, come quelle che si applicano per rapinatori e trafficanti di droga». Ed è sfiduciato anche il fratello di Ennio, Silvano Petrosino, che non riesce a gioire neppure degli sviluppi delle indagini che hanno portato al fermo dei due pregiudicati: «Sono certo che tra qualche giorno questa gente tornerà libera». Ma l'inchiesta va avanti e si concentra sulle frange napoletane delle organizzazioni che controllano il contrabbando. Sono di Torre Annunziata i due uomini fermati dalla polizia, perché ritenuti inseriti in una delle bande che agiscono tra le cosche pugliesi e la Campania. Antonio Allocca, 27 anni, e Salvatore Orofino, stessa età, sono uniti da quella Renault 21 turbo che ha travolto la moto sull'autostrada. Il primo, con precedenti che vanno dall'omicidio alle estorsioni, è considerato dagli inquirenti stabilmente inserito in una banda di contrabbandieri con funzioni di prestanome per le auto impiegate per il trasporto delle sigarette. Così come altre vetture di grossa cilindrata, anche quella dell'incidente sulla A16 risulta sua, anche se ad usarla sarebbe stato abitualmente Orofino, che ne aveva la materiale disponibilità. Se Allocca ha un alibi di ferro, quasi certamente neppure il complice mercoledì notte era a bordo della Renault. Ma è nella loro organizzazione che si cercano i due «autisti», assassini. A bordo - della vettura abbandonata sull'autostrada è stato trovato un tagliando di ingresso nella Al6 preso al casello di Bari. Proprio questa circostanza fa ritenere agli investigatori che al momento dello scontro con la moto i contrabbandieri stessero facendo una seconda inversione sull'autostrada, visto che stavano immettendosi nella carreggiata che porta verso la Campania. Intanto in Puglia continuano le intercettazioni di motoscafi corazzati. Sempre sull'Ai 6 sono state sequestrate «bionde per 300 milioni. A Polignano trovata per caso un'antenna radar.

Persone citate: Allocca, Antonio Allocca, Ennio Petrosino, Giuseppe Zazza, Mariella Cirillo, Orofino, Rosa Zaza, Salvatore Orofino, Silvano Petrosino