«Montenegro base dei traffici» di Francesco Grignetti

«Montenegro base dei traffici» SULLA ROTTA DELLE «BIONDE» ANCHE DROGA E CLANDESTINI «Montenegro base dei traffici» Rapporto della Dia: poliziotti corrotti reportage Francesco Grignetti inviato a BRINDISI Il Montenegro è la base logistica di molti traffici illeciti, dal contrabbando di sigarette all'immigrazione di clandestini. La Dia, divisione investigativa antimafia, ha inviato nel luglio scorso una relazione «allarmata» al Viminale. La Dia avverte che i porti montenegrini di Bijiela, Selenika, Bar e Cattaro sono «costantemente utilizzati» dagli scafisti. Il grave è che le flottiglie di scafi, pugliesi e campani, godono di protezione dalle autorità montenegrine. Si vocifera di una «tassa» pagata ai poliziotti montenegrini per ogni cassa di sigarette che esce da quel Paese. Basta pagare una tangente, la tariffa si aggira intorno ai 50 dollari a cassa di sigarette, e il gioco è fatto. Il problema è ben noto al nostro governo. Tanto è vero che nei primi giorni di agosto due sottosegretari, Giannicola Sinisi (Interno) e Umberto Ranieri (Esteri), sono andati a Pogdorica, capitale della Repubblica di Montenegro, formalmente dipendente da Belgrado ma in veloce marcia di sganciamento, per stringere un accordo di collaborazione tra le rispettive polizie. Solo che questo accordo, su cui molto si contava per. chiudere il rubinetto delle sigarette e dei clandestini, non riesce a decollare. E secondo Alfredo Mantovano, An, bisognerebbe interrompere «ogni attività diplomatica con il Montenegro» finché non finiscano le collusioni con i contrabbandieri. Ma la volontà politica di fare l'accordo in Montenegro ci sarebbe, dicono a Roma. «Solo che non è facile». Un eufemismo per alludere al grumo di interessi che ormai lega i clan mafiosi, la controparte montenegrina e pezzi delle istituzioni locali. Ammetteva Miograd Vukovic, consigliere politico del presidente Milo Djukanovic, in una intervista a "Il Manifesto" di due giorni fa: «Si deve tenere conto che il Montenegro non vive in condizioni norma¬ li. Isolati dalla Serbia e dalla Comunità europea, dobbiamo arrangiarci per sopravvivere. Putroppo nel nostro paese si sono create le condizioni perché i clan e i singoli trafficanti possano agire. Ma questa criminalità non ha rapporti diretti con il governo e con lo stato. E' vero, siamo terra di transito. Ma nel mondo non siamo l'unico paese in cui passano le sigarette». Per quanto riguarda il contrabbando in Italia, però, il Montenegro è diventato il principale trampolino di lancio. Secondo rapporti della Guardia di Finanza, nelle acque territoriali montenegrine stazionano diverse «navi-madre», dette anche «navi-emporio» per rifornire i motoscafi dei contrabbandieri. Alcune di queste navi sono ferme nella rada di Cattaro e i rapporti avrebbero accluse fotografie inequivocabili. Non è una sorpresa che il Montenegro sia coinvolto nel flusso del contrabbando. Da anni si sono rifugiati oltre Adriatico almeno cento latitanti pugliesi, sicuri di non essere raggiunti dall'Interpol. Da li organizzano le spedizioni. E lì, in Montenegro, sono avvenute le ultime faide tra gruppi criminali pugliesi. Le nostre forze di polizia hanno ricostruito che i clan pugliesi scoprirono il business del Montenegro ai tempi del primo embargo alla Serbia, intorno al 1992-93. In quella fase il flusso del contrabbando partiva dall'Italia e andava verso l'ex Jugoslavia. In seguito, complice anche la rottura con i clan albanesi, che nel frattempo erano cresciuti e si affrancavano dalla mala pugliese, molti mafiosi hanno deciso di stabilirsi in Montenegro. Che ora è una specie di isola della Tortuga. Un santuario per ogni genere di traffico illecito dove nostre le forze di polizia non possono arrivare. Dove addirittura, secondo un'informativa delle Finanza, unità navali montenegrine scortano i motoscafi carichi di sigarette fino al limite delle loro acque territoriali. Sempre secondo quest'informativa, ci sono depositi costieri tra Bar, Ulcinj, Cattaro e Zelenika, che vengono approvigionati costantemente con Tir provenienti dal Montenegro o con navi da Cipro. Fin qui il traffico di sigarette è regolare. Improvvisamente, poi, queste sigarette svaniscono. A voler credere alle carte, tutti gli abitanti di Cipro o del Montenegro, neonati compresi, fumano decine di chili di sigarette al giorno. Naturalmente non è così. Una delle auto sequestrate ai contrabbandieri dagli uomini della Guardia di Finanza

Persone citate: Alfredo Mantovano, Giannicola Sinisi, Milo Djukanovic, Umberto Ranieri, Vukovic