Addio con rabbia per Alessandro
Addio con rabbia per Alessandro Roma: oggi il processo al guidatore pirata che domenica ha travolto il bimbo Addio con rabbia per Alessandro La madre sviene, un paese chiede vendetta Giancarlo Laurenzi ROMA Le razze e le facce di Torre Angela si mescolano davanti alla bara bianca di Alessandro Conti, per dividersi in due ali quando l'altoparlante diffonde la predica di Don Vittorio, censore di applausi e telefonini. 11 cortile ribolle di rabbia, di desiderio di vendetta, di sangue. A sentire questa gente, l'automobilista pirata albanese - contro il (pialo oggi comincerà il processo per direttissima - dovrebbe essere lì, tra loro. «Visto che presto troveranno un cavillo per rilasciarlo, un direttore di carcere serio fa un regalo alla brava gente nel giorno del funerale: lo libera cpii, tra noi. Lui si lava la coscienza, noi ci sporchiamo le mani. E i funerali diventano due». 1 preposti all'ordine reggono, bloccano, organizzano, smistano. Zingari, albanesi, slavi, gente del posto: ognuno porta un fiore vicino agli altri, alle corone di nonno Pasquale («in quella curva maledetta è finita anche la mia vita»), di zio Sandro, dei vicini di casa, degli amici di Alessandro. Federica ha 11 anni e due occhi celesti sotto capelli corvini. «Mi chiamava e mi diceva "andiamo a fare i giretti in bici?". Io prendevo la mia e scendevo. Domenica non c'ero, adesso in bici non ci andrò più. L'ho messa sul balcone e rimarrà 11, per sempre». Tiziano ha lasciato un biglietto: «Faremo giustizia». Il calcio per strada, un rlassico della borgata. Manuel ricorda Ale come un clown in calzoncini e scarpe da football: «Quando c'era da battere un rigore passava davanti alla palla e faceva ridere chi lo doveva tirare. E spesso uno sbagliava dalla risate». Suor Antonina, direttrice della scuo- la di Alessandro, si aggrappa alla fede: «Ora con la tua bici potrai giocare tranquillamente. Il Signore coglie i fiori più belli da trapiantare in Paradiso: il mondo era diventato troppo brutto e pericoloso per te». In chiesa vicino a Loredana e Stefano, i genitori di Ale, il sindaco ha preferito mandare un suo delegato, Giorgio D'Alessandro, assessore alle Politiche istituzionali del Comune. Don Vittorio, accanto alle volte in legno e agli affreschi colorati dai bambini della catechesi, prende la bara bianca e la fa diventare uno spunto. «Una rondine non fa primavera, il quartiere non è degradato. Occorre migliorare le scuole, le infrastrutture, gli oratori dove i bambini possono giocare tranquilli». Finita la messa, mamma Loredana ha soltanto la forza per sfiorare la bara coperta di cuscini e fiori, poi crolla a terra. Ha lo sguardo assente, le mani come la neve. La fanno salire in auto, il marito dietro, insieme con un corteo improvvisato che torna per l'ultima volta all'in- crocio assassino, prima di rag- giungere il Vereno. Sulla strada resta una scritta con vernice bianca: «Sì al razzismo, Alessan- dro sarai vendicato, albanese assassino bastardo». Tutti i negozi restano aperti, Chi lavora, qui, non può perde- re, neppure un secondo. Nean- che i borseggiatori: a due passi fuori dalla chiesa, una donna guarda nella borsa e lancia uno strillo: «Il portafoglio. Fortuna che c'erano soltanto .50 mila lire». La chiesa si è svuotata. Resta un angelo innocente volato via, a soli nove anni. Un'amichetta: «Senza di lui non andrò mai più in bici» 11 prete: «Questo quartiere non è degradato come si dice» La madre del piccolo Alessandro sviene durante i funerali ieri mattina a Torre Angela. Il bambino era morto domenica, travolto da un'auto pirata mentre andava in bicicletta
Persone citate: Alessandro Conti, Giancarlo Laurenzi, Giorgio D'alessandro, Torre Angela, Torre Angela
Luoghi citati: Roma
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