Il giudice Laudi di M. Ans.
Il giudice Laudi Il giudice Laudi «Il giornale deve svelare il nome» TORINO Dottor Laudi, lei oggi è il Giudice della Lega ma nell'83 fu il più abile inquisitore nell'inchiesta federale sul Totonero, l'ultimo grande scandalo del pallone. Ci sono attinenze col caso dell'anonimo pentito? «E' una situazione diversa: allora tutto nacque dal giro delle scommesse clandestine, questo, ammesso che sia provato, è il caso del calciatore che agisce da solo commettendo un reato penale». C'è chi lo contesta. «Impossibile, il reato di frode sportiva è previsto dall'89: fu una legge voluta soprattutto dall'ex presidente della Roma, Viola. Il dubbio semmai è su quale Procura debba intervenire». Secondo lei? «Mi sembra che Alba sia la più legittimata ad aprire il fascicolo preliminare e acquisire maggiori notizie: il giornale si stampa lì. Si potrà stabilire un'altra sede quando si saprà dove sarebbe stato commesso il fatto». Crede che si arriverà a conoscere l'identità del pentito? «Dovrebbe accadere una magia perché ci riesca la giustizia sportiva, che ha limitatissimi poteri inquisitori. Può riuscirci la magistratura ordinaria e conoscendo la serietà del procuratore di Alba, non ho dubbi che collaborerebbe con la Federcalcio, come nell'86». Come si può svelare il mistero se i giornalisti di Famiglia Cristiana rifiutano di svelare chi ha scritto la lettera? «Rispettano il segreto professionale ma il pm può chiedere al giudice delle indagini preliminari che ordini ai giornalisti di svelare il nome, perché è l'unico modo per arrivare all'identità di chi ha commesso il reato. I giornalisti, ricevuta la lettera, non erano obbligati a denunciare il reato ma pubblicandola, anche se anonima, si sono posti in una situazione diversa: chi ha scritto la lettera sapeva di correre il rischio di venire scoper to. E poi c'è un altro aspetto». Quale? «A Famiglia Cristiana pensino che, tacendo, permettono che tanti innocenti siano coinvolti in sospetti infamanti. Sento che già si fanno nomi a casaccio», [m. ans.]
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