Azìz: in Iraq tutto è pronto per ricevere il Pupa

Azìz: in Iraq tutto è pronto per ricevere il Pupa Il vice di Saddam assicura che Giovanni Paolo II non dovrà temere per la propria sicurezza Azìz: in Iraq tutto è pronto per ricevere il Pupa i7 Vaticano ribadisce: niente politica, sarà una visita pastorale RIMINI I rapporti tra l'Iraq e il Vaticano sono eccellenti e il viaggio di Giovanni Paolo II in Iraq si farà molto presto. Tarek Aziz, vice di Saddam Hussein, ha confermato che sono in atto i preparativi della visita, che secondo quanto annunciato dalla radio privata francese «Europe 1», dovrebbe tenersi il 3 e 4 dicembre. Anche se altri spostano la data al 13-14 dello stesso mese. «Non voglio rivelare alcun dettaglio perchè questi sono elementi di natura diplomatica. Ma c'è un dibattito in corso, fra il ministero degli Esteri iracheno e la Santa Sede circa il calendario e le modalità di questa visita», ha detto Aziz in una video-intervista realizzata per motivi di sicurezza a Baghdad da Renato Farina per il Meeting di Rimini. «Abbiamo un rapporto di lunga tradizione con la Santa Sede. Tra l'altro abbiamo in Iraq - ha detto Aziz - una delle chiese più antiche del mondo, la Chiesa Caldea. La visita del Pontefice è di grande importanza religiosa». Alla domanda se il governo di Saddam Hussein ha timore per la sicurezza del Papa durante la visita a Ur dei Caldei, Aziz ha risposto: «Ovviamente siamo responsabili della sicurezza dei nostri ospiti. Se il Papa deciderà di recarsi in Iraq non dovrà temere perla propria sicurezza». I timori del Vaticano sono legati al fatto che la zona in cui dovrebbe arrivare il Papa è soggetta ad operazioni militari da parte di missioni' anglo-americane. A questo proposito il vice primo ministro dell'Iraq ha detto: «Se gli americani e gli inglesi sono veri cristiani, come affermano di essere, non dovrebbero compiere alcun atto di aggressione nei confronti dell'Iraq. Non dovrebbero farlo mai, soprattutto non lo dovrebbero fare quando una personalità religiosa come quella del Santo Padre si recherà in visita in Iraq. Se però non sono buoni cristiani, io cosa posso farci?». Monsignor Diarmuid Martin, segretario del pontificio consiglio della giustizia e della pace, a Rimini ha tenuto a sottolineare che lo scopo del viaggio del Papa è esclusivamente religioso: «Ha più volte espresso il desiderio di visitare i luoghi delle Scritture. Il Papa stesso rivolge un appello affinché non venga data lettura politica al suo viaggio, appello indirizzato anche alle autorità americane, un appello a tutti». Ma se il Papa stringerà la mano a Saddam, non legittimerà così quel regime? «Il Papa ha sempre fatto viaggi a scopo religioso, ha sempre voluto evitare di essere strumentalizzato - ha detto monsignor Martin - forse che aver visto Castro, ad esempio, lo ha legittimato? A me sembra che dopo l'incontro sia stato più difficile per Castro continuare a essere come era prima». E proprio ieri gli Stati Uniti hanno espresso la loro preoccupazione per le «manipolazioni a fini politici» che il governo di Baghdad potrebbe fare della visita. «Abbiamo chiesto al Vaticano di prendere in considerazione questa realtà - ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato James Foley - l'Iraq resta una brutale dittatura dove alla gente vengono negati i diritti umani fondamentali». [e. st.l Tareq Aziz