Il premier si consola coi Nobel di Aldo Cazzullo

Il premier si consola coi Nobel NESSUNA RISPOSTA ALLE CRITICHE DEGLI INDUSTRIALI E DEL POLO Il premier si consola coi Nobel Nella sua Gallipoli elogia l'immigrazione reportage Aldo Cazzullo inviato a GALLIPOLI II EL '95, da segretario pds, lui presieduto la premiazione di Albano Corrisi. L'anno scorso, da «azionista di riferimento della maggioranza», quella di Alberto Sordi. Quest'anno, da primo ministro, quella dei Premi Nobel italiani: Rita Levi Montalcini, Carlo Rabbia, Dario Fo, Così la sua città asseconda il cursus honorum del «deputato di Gallipoli» (la definizione è di Achille; Occhetto ned libro-sfogo // sentimento e la ragione). E lo accoglie con due ali di folla che applaude e con una pioggia sottile. Massimo D'Alema rinuncia a replicare alle frecciate di Cesari; Romiti sui risultati del suo governo, fa ciao, con la mano destra ai fedelissimi, si infila nel teatro dalla temperatura monsonica stretto nella giacca grigia a tre bottoni al fianco della moglie Linda (ovviamente in lungo), pareggia la sfida all'ultima abbronzatura con Pierferdinando Casini, seduto in platea. Poi stringe la mano a Rubbia e alla Levi Montalcini, attende invano Fo (che alla fine non verrà), aspetta con pazienza per tre quarti d'ora buoni, in piedi sul palco, le mani incrociate dietro la schiena, che il presentatore logorroico Daniele Piombi gli dia la parola, applaude il messaggio di Carlo Azeglio Ciampi (premiato l'anno scorso) e lo spot per il rilancio del Salente), giudica legittima la candidatura della terra d'approdo di kosovari e curdi al Nobel per la pace (ma rifiuta di farne un'iniziativa ufficiale del governo) ed elogia i Nobel veri. «Dobbiamo essere grati sostiene il Presidente del Consiglio - a persone che avrebbero potuto far fruttare all'estero il loro prestigio, e invece si sono rimboccati lo maniche e hanno accettato di lavorare alla causa della crescita del nostro Paese». E ancora: «E' questo il contributo di fiducia che ci aspettiamo dalle persone di talento», sorride D'Alema, nell'unico passaggio che potrebbe far pensare alle polemiche di giornata. «L'Italia ha esportato molti talenti. E' importante che più d'uno sia tornato, si sia assunto responsabilità in patria: ad esempio, la professoressa Levi Montalcini ha acconsentito di dirigere l'Enciclopedia Italiana, il professor Rubbia ha avuto un ruolo importante nel rivitalizzare l'Enea. E' importante la loro volontà di mettere il loro talento al servizio dell'Italia, dei giovani del nostro Paese, di una sfida che una grande nazione deve vincere. Abbiamo tenacemente voluto essere in serie A e vinceremo la partita». D'Alema ha parole d'elogio per il Mezzogiorno, «che è di gran lunga la parte più giovane dell'Italia, la forza che può trascinare il Paese verso la modernità». Non rinuncia al piacere consueto di bacchettare i giornalisti: «Ci sono cose che non fanno notizia, ma cambiano il destino di un Paese. A Lecce e a Catania sono nate istituzioni che hanno inserito il Sud nella rete dell'alta cultura italiana, un tempo limitata a Pisa (dove hanno studiato sia Rubbia sia D'Alema, oda), Pavia, Trieste». Non si trovano le buste con gli assegni del Premio Barocco, e il premier sorride. Non si scompone quando il presidente del premio lo promuove «massima autorità dello Stato». Loda lo «straordinario San Francesco» del traditore Fo, visto a Spoleto. Poi torna sul tema dell'immigrazione e del la guerra in Kosovo: «Dobbia ino unire la generosità nell'ac coglienza con la fermezza contro la criminalità. Nei mesi scorsi abbiamo visto riaffac ciarsi l'intolleranza, la violen za etnica, la paura del diverso. Sono sentimenti orribili. Deve affermarsi l'idea che chi viene da fuori rappresenta un vaio re, non un nemico da respinge re». Poi, dopo il concerto con musiche di Mozart e Mendels sohn, e la cena senza l'arago sta che, nell'estate del '94 ispirò a lui e a Rocco Buttigliene, l'idea dell'alleanza tra popolari ed ex comunisti (ma con dentice alle erbette mediterranee e noce di vitello ai quattro pepi), lo attende un ultimo week end di ferie. Anche se la cabina 12 del Lido di San Giovanni, la sua spiaggia prediletta, non è disponibile causa contesa legale sulla gestione dello stabilimento. «Gli appelli non bastano più Lotta al crimine e una rinnovata capacità di integrazione» Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema