LA MICCIA DEL RACKET di Francesco La Licata

LA MICCIA DEL RACKET LA MICCIA DEL RACKET Francesco La Licata IL riflesso condizionato dà il via alla moviola dei ricordi e così la nube di fumo che avvolge il «fungo» a quattordici piani di via Montepellegrino, rione Montalbo e cuore della mafia della vecchia Palermo, si confonde con l'immensa lingua di fuoco che «squagliò» la cereria Gance di Brancaccio. Anche quella volta il fuoco divampò due volte in poco tempo. Ma allora vi era la certezza che i cerini erano stati lanciati dalle mani di robusti esattori del «pizzo» al servizio dei dirigenti di «Cosa Nostra spa». Il riflesso condizionato accende la spia dell'«allarme racket» e il tarlo del sospetto viene nutrito dalle analogie col passato. Il luogo: il negozio di giocattoli di via Montepellegrino è a un tiro di schioppo dalla fabbrica in difesa della quale perse la vita Libero Grassi. Qualche giorno fa, nella stessa zona governata dalla cosiddetta «mafia della costa», ha preso fuoco un deposito di vernici e coloranti. Eppure nessuno degli investigatori si abbandona ancora ufficialmente alla tesi del movente-racket. E allora? E' un mistero l'incendio che ha fatto un morto, diciotto feriti ed ha lasciato senza casa un centinaio di famiglie. Ma per carità, evitiamo di dar colpe al caso. L'autocombustione - a Palermo più che altrove - non esiste e il corto circuito difficilmente torna sul luogo del delitto. In quel negozio il fuoco è stato portato con le mani.

Persone citate: Brancaccio, Gance, Libero Grassi

Luoghi citati: Palermo