Il diritto non è la politica

Il diritto non è la politica Due casi e una conclusione: la giustizia ha bisogno di certezza Il diritto non è la politica Armando Spataro II L caso Baraldini e il caso Sofri hanno dato luogo all'ennesima strumentalizzazione politica come quasi sempre avviene quando si parla di giustizia. E' chiaro che non intendo entrare nel merito delle decisioni assunte dai giudici italiani ed americani, ma solo consegnare al lettore una breve riflessione sui contorni di queste vicende. Vicenda Baraldini: si può comprendere l'esultanza dei familiari della donna e quella dei suoi amici per l'intervenuta estradizione, ma è difficile spiegarsi perché il ministro di Grazia e Giustizia decida, salvo fortunamente ripensarci, di recarsi all'aereo porto di Roma ad accogliere l'estradata (onore o cortesia che, di solilo, si riservano a ospiti illustri o ad amici), perché si autorizzi costei a tenere una conferenza stampa in carcere, perché un partito politico - quello del ministro - faccia pubblicare sui quotidiani un avviso a pagamento che dice «Silvia Baraldini torna in Italia - La sinistra che conta». Questione Sofri: già nell'ultimo anno, per non parlare del periodo précédente, si era registrata una diffusa insofferenza per le decisioni dei giudici delle Corti di Milano e di Brescia che avevano respinto l'istanza di revisione della sentenza di condanna. Amministratori pubblici, premi Nobel, il neo segretario del maggior partito della sinistra e personalità della cultura e del mondo dell'informazione, in processione nel carcere di Pisa, a testimoniare ai condannati la propria solidarietà; tanti, perfino autore voi i esponenti della magistratura (ad esempio, il segretario nazionale di M. D.), a sostenere che, al punto in cui si era giunti e vista l'aspettativa dei cittadini, sarebbe stato più opportuno accogliere l'istanza di revisione; come se non si trattasse di un problema tecnico (l'idoneità di nuove prove a dimostrare che gli imputati sono innocenti; la valutazione di effettiva novità degli elementi addotti) o come se, sulle decisioni giudiziarie, potessero incidere ragioni di opportunità. L'attesa della futura sentenza inizia già a diventare frenetica, come lo sarà, già da domani, la campagna di quanti invocheranno la definitiva assoluzione dei condannati. Tra gli altri, esulta il responsabile per ì problemi della giustizia del principale partito di opposizione che parla di decisione che pone finalmente rimedio ad una precedente gravissima ingiustizia; un parlamentare di An coglie l'occasione per chiedere analoga favorevole attenzione per un imputato della strage di piazza Fontana "dichiaratosi sempre innocente" ed un altro dei Ds spiega come la revisione pone rimedio ad un errore giudiziario. Quale la sintesi di queste riflessioni? La giustizia è perma- nentemente terreno di scontro e, contemporaneamente, di trattativa: forze politiche che si autocollocano nell'area di destra e centrodestra esultano per l'ultimo sviluppo della vicenda Sofri perché, nella errata prospettazio-. ne che ne danno alle gente, essa dimostrerebbe la perversione del sistema giudiziario italiano, quello stesso sistema che persegue altre vittime innocenti di ingiustizie e complotti; forze politiche di sinistra utilizzano il caso Baraldini per dimostrare che "contano" nel panorama politico. Sullo sfondo, qualche giorno fa, le dichiarazioni di Gherardo Colombo, a loro volta strumentalizzate : il magistrato ha ricordato alcune delle gravissime difficoltà in cui il nostro sistema di giustizia si dibatte ed una sua frase, avulsa dal contesto ed enfatizzata, è stata presentata come una dichiarazione di resa. E' scattato immediato il coro (che Colombo avrebbe dovuto comunque prevedere) di quanti da tempo affermano "Mani Pulite non è servita a niente..." Anche qui, dunque, la morale, il messaggio che viene trasmesso alla gente è quello di una giustizia che non funziona, allo sfascio, di una dichiarazione di resa proveniente persino da quei magistrati che avevano contribuito a restituire ai cittadini fiducia nella giustizia, come se Mani Pulite non avesse determinato lo smantellamento di veri e propri centri di malaffare e di corruzione politica ed imprenditoriale. Ne consegue - questa la parte dispositiva del "messaggio" la necessità di più accentuate "garanzie" contro lo strapotere di pubblici ministeri politicizzati e la parzialità di giudici "proni" alle loro richieste. Sono farneticazioni d'agosto? E' possibile, ma è difficile sfuggire ad una riflessione: il tema della giustizia resta sempre, da qualunque prospettiva lo si esamini, il terreno più fertile per ogni tipo di i a; moviv., sia quando si pilotano le emozioni della gente, comprensibilmente colpita dai delitti "di strada", dalla lentezza dei processi e dalle pene diventate ormai solo virtuali, sia quando casi clamorosi, come quelli riguardanti Sofri e la Baraldini, offrono occasioni di visibilità e strumentalizzazione. Non è esattamente questo che ci si deve attendere dalla classe politica rispetto ad un terreno che richiede nel massimo grado attenzione agli interessi superiori della collettività e coerenza di scelte di politiche giudiziarie (coerenza che non si rileva quando si invocano garanzie per sé e tolleranza zero per gli altri). Il che non impedisce affatto mi sembra chiaro - che la Baraldini abbia diritto a scontare la pena inflittale (a seguito di un regolare processo) in condizioni umane e che Sofri e compagni debbano essere assolti se le nuove prove che i giudici di Venezia valuteranno dimostreranno la loro innocenza. Ma l'assurdo di questo Paese sta in questo: si vorrebbe che il diritto seguisse le dinamiche della politica, mentre il diritto ha bisogno di certezza. Lo dico pensando anche ai familiari del commissario Calabresi, gli unici che avrebbero diritto alla sfiducia. Magistrato, componente del Consiglio Superiore della Magistratura E' diffìcile spiegarsi perché il ministro abbia pensato di andare ad accoglierla Per il leader di Le la revisione è stata trattata come se non fosse un problema tecnico

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