«lo, Alleanza nazionale e la mia battaglia per i gay»

«lo, Alleanza nazionale e la mia battaglia per i gay» PARLA L'EX ASSESSORE SICILIANO CHE QUALCUNO DEFINISCE «BENIAMINO DEI TRAVESTITI» «lo, Alleanza nazionale e la mia battaglia per i gay» intervista Pierluigi Battista SCUSI, onorevole Nino Strano, ma quella volta Gianfranco Fini si arrabbiò con lei? «F perché mai l'ini avrebbe dovuto arrabbiarsi con me?» In un'intervista del «Foglio» ad Armando Plebe ò scritto che quando Fini disse «no ai maestri omosessuali» lei, parlamentare della Regione Sicilia e al tempo assessore del governo siciliano polista, commentò con sarcasmo: «Camerati, il presidente ha ftarlato di maestri di scuoa, non di assessori». Conferma o smentisce? «Confermo e straconfermo. Ma Pini non si arrabbiò. Capì che la mia battuta era sdrammatizzante e capì anclie che sull'omosessualità, in An ma anche nel Msi, c'era e c'è ampia libertà di parola. Ci sono quelle frange idiote cho hanno fatto la smargiassata di Torre del Lago ma c'è anche un dirigente come me che in questi anni u Catania ha promosso una campagna per riiipriro un locale frequentato dai gay di cui la giunta di centro-sinistra, reazionari e machisti che non sono altro, voleva la chiusura». Qualcuno a Catania la chiama addirittura il «beniamino dei travestili». Pensi quanto deve essere contento il suo collega di partito Giulio Maceratini, che nei giorni scorsi ha tuoi. Lo contro i «partiti filo-gay». «Primo, stimo troppo Maceratini per non pensare cho la sua è stata soltanto una spiritosa provocazione e niente più, montata ad arte dai giornali d'ugosto che in mancanza della Parietti si buttano famelici su una frase malamente estrapolata. Secondo, non vorrei che sorgessero equivoci: "beniamino dei travestiti" mi sembra eccessivo, ma mi riconosco nell'immagine di un esponente di Alleanza Nazionale che nel tempo ha costruito un rapporto di stima e fiducia con molti omosessuali della città e della regione, che va fiero della loro amicizia, che è lieto di frequentarli, che ha creduto, assieme al consigliere comunale di An Giuseppe Rena, nella necessità di mobilitarsi perché il "Pegaso", un locale molto in vista nel mondo omosessuale, fosse riaperto e anche subito. Le basta?» Dica lei: basta a un partito ex fascista, omofono, col «vizietto» di sospettare sempre degli omosessuali? «Lei si sbaglia. Si sbaglia anche sul fascismo cho, considerati gli standard del costumo dell'epoca, non mostrava nei confronti degli omosessuali più intolleranza di quanto non accadesse nelle democrazie. Un regimo tradizionalista, certo, ma che si è nutrito anche della lozione trasgressiva e libertaria dei futuristi e di D'Annunzio». Attento a D'Annunzio, che poi Mirko Tremagli,-! convoca un Ufficio politico. «Non capisco il nesso tra D'Annunzio, Tromaglia e l'Ufficio politico di An». Lei saprà certamente che nel 1993, dopo che Pietrangelo Buttafuoco aveva scritto sul Secolo d'Italia delle trasgressioni «omo» cui si abbandonarono i legionari di Fiume, Tremaglia, indignato per leso D'Annunzio, pretese che fosse convocato l'Ufficio politico del Msi per chiedere la testa dell'adora direttore Maurizio Gasparri. «Lo so. Ma non ebbe la testa di Gasparri e, lo dico porgli storici a futura memoria, non la ebbe anche grazie all'intervento deciso di Pinuccio Tatarella. Il che conferma che il nostro è un partito che prevede posizioni diverse. Ma lei davvero ignora quanti omosessuali (maestri compresi) votano Alleanza na- zionalo? Ma le pare davvero, per farle un esempio, che un partito oramai sempre più radicato a Milano possa mietere tanti consensi nel mondo della moda, dell'arte, dello stile, della comunicazione se fosse percepito come un'accolita di feroci anti-omosessuali. E ancora: lei pensa davvero a un elettorato di An assatanato contro gli omosessuali?» Assatanato forse no. Ma certo non entusiasta. «Errore, altrimenti non si spiegherebbe come mai nel collegio di Catania un grande regista come Franco Zeffirelli, che pure non ha mai fatto mistero delle sue inclinazioni senza rinunciare a una sacrosanta battaglia a favore dei valori cattolici, ha stravinto nel maggioritario con il GB per cento contro il 32 del candidato dell'Ulivo. Vuol diro che tutto questo pregiudizio anti-omosessuale non è poi così diffuso, persino in Sicilia». Ammetterà, onorevole Strano, che le sue sono posizioni molto singolari in Ari. «Non lo so. So solo che quando Zeffirelli ha presentato a Cata nia la prima di Storia di una capinera, non appena noi titoli di coda è apparsa la scritta "dedicato a Nino Strano" è verni lo giù il teatro. Naturalmente non solo in molti a potersi onorare dell'amicizia di un grande artista come Zeffirelli, ma secondo gli stereotipi che diffon dete voi dei giornali, un atteggia mento libero nei confronti degli omosessuali dovrebbe essere molto impopolare in An». Effettivamente. «Effettivamente un corno. In An non ci sono steccati nei confronti dei gay». E a quelli di Torre del Lago chi glielo dice? «Glielo dico io: se pensavate di fare una cosa giusta, vuol dire soltanto che siete delle grandi, anzi grandissime, come dire? teste di rapa». Va bene: teste di rapa. «Lo stesso fascismo era tradizionalista ma nutrito pure delia lezione trasgressiva e libertaria dei futuristi e di D'Annunzio» «Come si spiegherebbe se no, la valanga di voti in Sicilia per Zeffirelli?» Nino Strano ex assessore alla Regione Sicilia