Armi e miliardi, una «Gladio» elvetica di Paolo Colonnello
Armi e miliardi, una «Gladio» elvetica Sospeso il capo dei Servizi, il traffico forse destinato a rifornire organizzazioni mafiose dell'Est Armi e miliardi, una «Gladio» elvetica Crescono i misteri nello scandalo dell'esercito segreto Paolo Colonnello inviato a BERNA Si 6 "congedato" schiumando rabbia, davanti agli sguardi sbalorditi di un centinaio di giornalisti convocati in tutta fretta domenica sera dal consigliere federale Adolf Ogi, ministro della Difesa Elvetico. Peter Itegli, capo "sospeso" dei servizi segreti della Confederazione, prima di lasciare l'incarico ha parlato di «complotto» e di «casi psichiatrici» ma ha dovuto accettare di essere per ora la vittima più illustre del terremoto finanziar-spionistico che sta rovinando la fresca estate svizzera. Si parte da un ammanco dalle casse della Difesa di 8 milioni e 600 mila franchi svizzeri, pari a circa 16 miliardi di lire, il più ingente dacché esiste la Confederazione elvetica, e si arriva a una storia di presunti servizi deviati, a un colossale traffico d'anni e a una misteriosa "armata" - la cui esistenza è ancora tutta di dimostrare - che ricorda tanto da vicino le varie "Gladio" di casa nostra. Solo che qui siamo nel paese delle verdi valli e delle banche, dogli intrecci internazionali e delle bocche cucite. Così, fin quando domenica mattina un informatissimo settimanale di lingua tedesca della capitale, il «Sonntagsblick», non ha pubblicato la notizia del ritrovamento nella periferia di Berna di un capannone stipato di armi, l'arresto avvenuto prima di Ferragosto di Dino Bellasi, ex ufficiale dell'esercito e oscuro capocontabile del seivizio informativo del Ministero della Difesa, era sembrato semplicemente un disdicevole, per quanto grave, episodio di malversazione. 11 ritrovamento delle armi e di centinaia di casse di minuzioni, indicate dallo stesso Bellasi nel corso di un interrogatorio durato 11 ore mercoledì scorso davanti al procuratore confederale elvetico Carla Del Ponte e le notizie pubblicate dal settimanale hanno però cambiato le carte in tavola, trasformando la "distrazione di fondi ministeriali" in un'affaire dai contorni ancora molto oscuri ma decisamente inquietanti. Anzi, «inimmaginabili», come ha dichiarato lo stesso ministro della Difesa, Ogi. Dietro le "distrazioni" dell'ex capocontabile dei sevizi - che già nel '94 era stato inquisito e prosciolto dalla polizia, per l'acquisto di un centinaio di fucili, senza che la magistratura ne venisse informata -, si nasconderebbe infatti la necessità di finanziare un florido traffico d'armi destinato, secondo lo stesso Bellasi, all'equipaggiamento di una misterioso «esercito segreto» voluto e ideato dal capo dei servizi segreti dimissionario, Peter Reagli. Per quali scopi? Nessuno lo ha ancora ben capito. «Dopo lo scioglimento dell'esercito segreto P26 e dopo il crollo del muro di Berlino ha spiegato lo stesso Reagli - non c'era nessun motivo di costituire tale unità; ma se anche avessi ricevuto un ordine in questo senso dal Consiglio Federale, non avrei di certo affidato l'incarico a Bellasi». Un "mezzemaniche" con un tenore di vita da nababbo che ora Regli definisce senza troppi complimenti «un agente della domenica dalla doppia vita» e «un caso psichiatrico». Il settimanale che ha rivelato l'intera vicenda, formula invece ben altre ipotesi. E cioè che l'arsenale trovato in un magazzino nella stessa villa di Bellasi, potesse essere destinato ad organizzazioni mafiose tramite militari e agenti segreti dell'Est europeo. Secondo il settimanale, il capocontabile era depositario di numerose informazioni «top secret» e anche di un elenco segretissimo contenente nomi e cognomi di 17 superagenti tedeschi, americani e israeliani, attivi soprattutto nello spionaggio economico. Tace l'ufficio della procura federale, ribadendo soltanto che «le indagini si starmo svolgendo a tutto campo». Mentre il procuratore Car¬ la Del Ponte si limita a dire che «in questo caso la mafia per ora non c'entra». Gli indagati però sarebbero parecchi e in questi giorni Regli verrà interrogato. Bellasi, che il mese scorso aveva deciso di prepensionarsi (succede anche qui) era stato arrestato il 13 agosto dopo che il suo successore aveva scoperto nella contabilità del servizio segreto la scomparsa di quegli 8 milioni e seicentomila franchi. Così il ministro Adolf Ogi mercoledì scorso si era potuto presentare davanti a giornalisti e parlamentari per esecrare quelfo che lui stesso aveva definito «una grave vicenda d'appropriazione indebita». «Ovviamente - aveva aggiunto il ministro - le pecore nere esistono dappertutto». Peccato che più o meno nelle stesse ore il capocontabile Bellasi decideva di vuotare il sacco e che lo stesso ministro fosse stato informato del contenuto dei suoi verbali. Adesso i deputati socialisti lo accusano di scarsa trasparenza. Il responsabile degli 007 si difende: solo un complotto nato da un agente della domenica Anche il ministro della Difesa nell'occhio del ciclone criticato per scarsa trasparenza
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