Le prime poesie di Quasimodo son diventate acque milionarie

Le prime poesie di Quasimodo son diventate acque milionarie l COLLEZIONISMO Sandro Doma Le prime poesie di Quasimodo son diventate acque milionarie LA fuga d'amore di Rosina, la sorella di Salvatore, con Elio Vittorini, costò, nel 1929, il trasferimento (per la vergogna) della famiglia Quasimodo da Messina a Gorizia. Il matrimonio riparatore sistemò tutta la faccenda. Non solo, ma Vittorini si occupò anche di Salvatore Quasimodo al quale procurò, l'anno successivo, 1 occasione per pubblicare il suo primo libro di poesie. Acque e terre, dato alle stampe nel 1930, fu edito da Solaria di Firenze e conta 47 liriche scritte fra il 1920 e il 1929. Il libro consentì a Salvatore Quasimodo, non ancora trentenne, di affacciarsi con forza alla ribalta della poesia italiana, perché ebbe il merito e la fortuna di essere subito recensito dai più attenti letterati, primo fra tutti Eugenio Montale che scrisse: «il poeta è già libero e sicuro. Tanto libero da potorci dare nella trepida lirica Vento a Tindari ...forse il meglio di sé.» (Pegaso, Firenze anno III n. 3 marzo 1931). In quella poesia Quasimodo ricordava le gite a Tindari con «...la brigata che lieve m'accompagnu». Di solito «la brigata» era composta da Glauco Natoli (divenuto lui pure poeta), Giorgio La Pira (il futuro sindaco di Firenze) e Salvatore Pugliatti (avvocato e poi Rettore dell'Università di Messina), con il quale il poeta mantenne per tutta la vita un carteggio, (All'Insegna Del Pesce D'Oro, 1988). Oggi un esemplare di Acque e terre può valere almeno due milioni di lire (circa 1000 euro). Salvatore Quasimodo,Acque e terre, Solaria, Firenze 1930. L. 2 milioni (circa 1000 euro)

Luoghi citati: Firenze, Gorizia, Messina, Tindari