A Piombino, paesaggio di metallo

A Piombino, paesaggio di metallo DALLE VERDI COLLINE Al PINI MARITTIMI, UNO SCENARIO CREATO DALLE SCORIE DI FERRO A Piombino, paesaggio di metallo WEEKEND Cinzia Dal Maso CHI dice Piombino dice porto e acciaierie. E pensando alla Maremma alle sue spalle, la valle del fiume Cornia, subito la mente corre alle cave di marmo e alle miniere di rame, piombo e argento. A una terra cioè che sin dalla preistoria gli uomini hanno percorso, scavato, indagato nei suoi segreti più intimi. E in parte distrutto, deturpato. Ma solo in parte. Basta salire sulle colline di Poggio Neri per immergersi in un bosco inconUrninato di castagni, lecci e querce, oppure scendere sulla costa, proprio a due passi dalle ciminiere di Piombino, per trovare nel parco della Sterpaia un esempio rarissimo delle originarie foreste umide tipiche della Maremma litoranea.Non solo miniere e industrie, dunque. Anche se, pure queste, conservano un certo fascino. Soprattutto se si percorrono a piedi i sentieri del parco archeorninerario di San Silvestro, sulle colline di Canapiglia Marittima. Incontrando a ogni passo miniere, pozzi e cave di ogni epoca, edifici e impianti industriali medievali, rinascimentali e moderni, si comprende apieno l'importanza e l'entità dello sfruttamento del territorio nei secoli. Qui etruschi e romani seppero giungere nella ricerca del minerale a profondità impensate. Qui i conti Della Gherardesca estraevano i metalli per le zecche di Lucca e Pisa prima di subire, nel Trecento, la concorrenza delle miniere di sarde. Qui il granduca Cosimo 1 portò i Lanzi, minatori espertissùni del Tiralo, e qui giunsero nell'Ottocento i francesi e poi gli inglesi della società Etruscan Mmes. Qui si continuò a perforare la montagna fino a vent'anni fa. Oggi le lotte sindacato di allora sono solo un ricordo, e l'attuale parco è un esempio riuscito di riconversione al turismo di un'area precedentemente votata all'industria. Gli edifici minerari sono diventati museo didattico. Si visita una delle miniere. Si percorrono le vie lastricate del villaggio minerario medievale portato alla luce dai recenti scavi del¬ l'Università di Siena. Dalle colline al mare. A Populonia infatti, o meglio nel porto naturale del golfo di Baratti, arrivava il ferro dall'isola d'Elba, veniva lavorato e commercializzato. Era una grande fonte di ricchezza, come testimoniano le eleganti tombe a tumulo e a edicola che ornano la scenografica quiete del golfo. Ma attenzione. Quel dolce digradare di verdi colline verso i pini marittimi della costa non è affatto naturale. E' un vero «paesaggio antropico», creato dall'accumulo nei secoli delle scorie di ferro. E infatti le tombe con i ricchi corrodi sono state scoperte proprio quando, agli inizi del Novecento, la moderna tecnologia consenti di sfrattare quelle enonni discariche. Passeggiando tra i boschi del promontorio, anch'esso trasformato in parco, si scoprono le antiche fornaci di ferro e le molte tombe nascoste tra la vegetazione. All'improvviso poi, dalla fitta boscaglia emerge un'altra parete rocciosa: è la grande cava di pietra, trasformata in età ellenistica in una specialissima necropoli. Una terra che sin dalla preistoria gli uomini hanno percorso, scavato, indagato nei suoi segreti più intimi. E in parte distrutto. Ma solo in parte. Basta salire a Poggio Neri per immergersi in un bosco incontaminato

Persone citate: Cornia, Della Gherardesca, Poggio

Luoghi citati: Lucca, Piombino, Pisa, Siena