L'anima nera appesa a un gancio da macellaio di Bruno Quaranta

L'anima nera appesa a un gancio da macellaio L'anima nera appesa a un gancio da macellaio «Locus Animae» di Alessandro Defilippi: l'allievo di Freud che cercava la sede dello Spirito seguendo Cartesio e trovò l'Avversario FRA le Lroppe caricature del Male, ecco un'autentica discesa negli inferi, al lume di una lucida foiba, di un'impavida tensione verso l'estremo. E' Locus Animae, primo romanzo di Alessandro DefUippi, quarantatreenne torinese, psicoterapeuta in privato, ginecologo in pubblico, già autore di sei racconti gotici per Sellerio (Una lunga consuetudine). RECENBruno Q IONE aranta Torino e Roma sono le stazioni della storia. Torino, infine, più di Roma, sede qual è del gomitolo al cui centro (via Asti, un miraggio nell'Oltrepò) siede il mistero, si consuma l'identificazione, realtà e metarealtà si fondono, nel sangue, col sangue, incidono il patto luciferino. Sovviene la coppia Frutterò & Lucentini, che sotto la Mole ha individuato il luogo dove si è più pronti «a captare il male da ogni angolo della terra». Riaffiora (si può essere grati a un libro perché sollecita il ritorno ai testi fondamentali) un'osservazione di Luigi Pareyson: «La negatività e il male sono presenti in Dio come possibilità prevedute ma scartate, e quindi ormai scorda¬ te e inattuali; può essere tuttavia che siano superate ma non spente, tacite ma non annientate, dormienti ma non estinte». Un titolo cartesiano, Locus Animae, naturalmente intonato alla città cartesiana avant la lettre che Torino è. Aurora e ciepuscolo della scommessa onirica di Alessandro Defilippi, ribelle a ogni esito algido, positivista, fantalogico, magari ipersensibile all'eccessivo. L'io narrante, cinquantunenne cattedratico (ginecologia), scandaglia la vita geniale, genialmente infetta, tragica di Irving Kastner, allievo di Freud, morto suicida a Roma nel 1914, un gancio da macellaio nel collo. FedeUssimo a un'ossessione. «Solo l'anima deve vivere, e il mio compito, lo so, è quello di trovarne la sede, per liberarla, e permetterle di volare più in alto, nei sette cieli. Questo e il fine per il quale sono nato». La sede dell'anima, «locus animae», una ghiandola cerebrale, l'epifisi, secondo Cartesio. Sarà Rosa, la governante, la complice, l'amante mai stata amante di Kastner, a guidare Riccardo Gribaudi nelle «oblique stanze mentali» del Maestro. Casse di documenti ora banali ora tremendi (la banalità che nutre l'abnorme), borse di cuoio, tavoli anatomici, cavie (macachi e umani trasportati dal Caso), chiavi che aprono gli abissi, palazzi incombenti, sempre sull'orlo. E' lunga, ardua, terrifica la profanazione immaginata da Alessandro Defilippi. Inevitabile è assorbirla, riconoscere l'Avversario che è in noi. Inevitabile è attingere nell'antico depositum la formula salvifica: «Padre, allontana da me questo cabee». Fulvio Magurno: «Macelli», 1985 Alessandro Defilippi Locus Animae Passigli, pp. 190, L. 24.000 ROMANZO RECENSIONE Bruno Quaranta

Luoghi citati: Roma, Torino