A cento anni dalla nascita così lo ricorda Bernès, curatore dell'opera omnia

A cento anni dalla nascita così lo ricorda Bernès, curatore dell'opera omnia A cento anni dalla nascita così lo ricorda Bernès, curatore dell'opera omnia Di tutto questo avevate parlato a Ginevra? «Ah, certamente. Insomma, i due volumi e l'Album rappresentavano per lui una sorta di Santissima Trinità. Allora ha voluto assolutamente definirne i limiti, ciò che voleva escludere e ciò che voleva salvare. Per questo, nel primo volume abbiamo salvato circa 1600 pagine di inediti che non erano stati pubblicati negli Anni Venti. E questo gli faceva piacere quantunque dicesse, un po' con la solita civetteria: «Mi rassegno a che si pubblichino ma non a che si leggano». E, a proposito, perché oggi è sabato, mi torna in mente un sabato del 1986, doveva essere in aprile, quando gli avevo portato una quantità di testi che avevo trovato in riviste spagnole, ultraiste, di avanguardia, che corrispondevano al periodo da lui trascorso in Spagna, appunto negli Anni Venti. E, quando abbiamo smesso di lavorare, come accadeva ogni giorno, a Ginevra, Borges mi aveva chiesto che giorno della settimana fosse. E, appreso che era sabato, mi aveva detto: «Il sabato mi porta fortuna. Lei, Bernès, ha appena finito di riscrivere duecentocinquanta pagine dell'opera di Borges». E questo semplicemente perché aveva accettato di salvare delle poesie giovanili che, al momento, avrebbero avuto il titolo di Ritmi oSalmi rossi.». Un titolo curioso. «Ma no, affatto. La raccolta che non fu mai pubblicata avrebbe dovuto avere questo titolo perché il Borges giovane si sentiva abbastanza vicino ai bolscevichi. In questo senso, ha compiuto un cammino abbastanza normale, da sinistra a destra. Anche per il secondo volume, è stata fatta una scelta analoga, e Borges ha richiesto in particolare che fossero incluse le sue conferenze. Diceva infatti di volere che fossero conosciute tutte le voci di Borges, compresa quella che chiamava «voce orale». Diciamo la voce della conversazio¬ ne. Ma, a leggere attentamente, ci si accorge che le due voci sono assai simili». Se non sbaglio, nella prefazione lèTdice che questa prevalenza di voce orale degli ultimi anni ha molto a che fare con la condizione di cecità di Borges. E' così? «Ebbene sì. Il secondo volume, quello apparso ora, è il volume della cecità. Borges cessa di vedere nel 1955 e i primi testi del volume sono del I960. Bisogna ricordare, però, che la cecità di Borges era di natura ereditaria, era il (minto membro di famiglia a esserne colpito, e in un certo senso, si era già venuto preparando all'evenienza. Silvina Ocampo, la moglie di Bioy Casares, grande amica di Borges, diceva che Borges, anche da giovane, camminava come se fosse già cieco, e qualche volta, di notte, per le strade di Buenos Aires, a occhi chiusi. Ma, a proposito di questi testi, colpisce il fatto che siano molto più brevi, e diventino sempre più brevi. Borges rimaneva tutta la giornata chiuso in quella che era in gran parte solitudine spaventosa e, quando si arrivava da lui, lo si trovava con gli occhi chiusi, affranto, e, al tempo stesso, molto stimolato, in procinto di creare, vale a dire di memorizzare dei versi. Questo è l'atteggiamento che troviamo nella poesia: «io sono colui che nell'oscurità conta le sillabe». Dunque, veramente il poeta cieco che conta le sillabe e, tuttavia, appena compariva qualcuno, pronto a dettare». In questa soUtudine, quanto contavano gli amici? «Moltissimo. Per dare un'idea dell'importanza dell'amicizia per Borges, io ho pubblicato e lui stesso ha voluto che pubblicassi una parte della corrispondenza alla fine del secondo volume. Tra l'altro, quella corrispondenza ci permette di afferrare meglio il periodo di iniziazione letteraria compiuto con i gruppi di avanguardia letteraria. Per lui era stato una sorta di combattimento letterario, compiuto da giovane, e di cui abbiamo un'idea grazie alla corrispondenza. Appaiono poi due figu¬ re di amici giovani, molto diversi tra loro». Chi sono? «Il primo è Maurice Abramowicz, un ragazzo'ebreo, conosciuto a Ginevra, durante la giovinezza. Le lettere di Borges sono un ritratto di Ginevra e rivolano quello spirito di tolleranza di cui parlerà alla fine della vita, come di un ultimo messaggio. E l'altro è Jacobo Sureda Montaner. un amico trovato a Majorca, dove i Borges si fermano intorno al 1918. La corrispondenza con Sureda è di interesse enonne: ha un ritmo affannoso perché Sureda è tisico e Borges lo sa già condannato, e lo incita a scrivere, e a condividere con lui la gioia di creare in una sorta di complicità fraterna. Si aggiunga poi che Borges era innamorato di Elvira, la sorella di Sureda». Un magnifico uomo, questo poeta di Majorca, Jiacobo Sureda Montaner. E di lui, come della sorella, troviamo l'immagine nelT«Album». Quali sono i criteri scelti per rappresentare Borges e la sua vita nell'aAlbum»? «Tanto per cominciare, ho dovuto fare una selezione severissima, perché a Gallimard aveva sottoposto ben mille immagini. 11 criterio fondamentale è stato quello di mostrare Borges nella sua argentinità. Non soltanto il poeta degli specchi, dei labirinti, della biblioteca, delle tigri così come si è venuta fissando la sua immagine negli ultimi anni, ma Borges nello sfondo di quella storia dell'Argentina a cui erano legate le origini della sua famiglia. Ho mostrato perciò le immagini di Buenos Aires che s'ingrandisce e cambia, che da grande villaggio, una grande al dea diventa una grande città e passa dalla città orizzontale a casette basse a città verticale. Per Borges è stata sempre la prima città, la città che più ha contato. Nell'articolo scritto per Le Monde, Héctor Bianciotti ha trovato parole molto giuste e molto belle: "Nell'Album si vede Buenos Aires crescere insieme a Borges"». Borges apparteneva dunque a Buenos Aires. «In forma totale. Scopo dell'Ai1 bum è stato ridare a Borges la dimensione argentina». rges to Loredano destra an Pierre rnès, ofessore a Sorbona, ratore delie pere mplete llo scrittore r Gallimard n un Album 280 foto à occhi. chi us A cento nascita cBernès, cdell'operne. Ma, a leggere attentamsi accorge che le due voassai simili». Se non sbaglio, nella pne lèTdice che questa prza di voce orale deglianni ha molto a che farecondizione di cecità di E' così? «Ebbene sì. Il secondo vquello apparso ora, è il della cecità. Borges cessa dre nel 1955 e i primi tevolume sono del I960. ricordare, però, che la ceBorges era di natura ereera il (minto membro di famesserne colpito, e in unsenso, si era già venuto prdo all'evenienza. Silvina Ola moglie di Bioy Casares, amica di Borges, diceva cges, anche da giovane, camcome se fosse già cieco, e volta, di notte, per le stBuenos Aires, a occhi chiusproposito di questi testi, cofatto che siano molto più diventino sempre più breges rimaneva tutta la gchiuso in quella che era parte solitudine spavenquando si arrivava da lutrovava con gli occhi chiusito e al tempo stesso molt Borges visto da Loredano A destra Jean Pierre Bernès, professore alla Sorbona, curatore delie Opere complete dello scrittore per Gallimard con un Album di 280 foto

Luoghi citati: Argentina, Buenos Aires, Ginevra, Spagna