«Il crollo della dc? Un siluro italiano»

«Il crollo della dc? Un siluro italiano» L'EX PREMIER AL MEETING DI RIMINI OGGI UN DIBATTITO CON DIN1 SULLA POLITICA ESTERA «Il crollo della dc? Un siluro italiano» Andreotti: non è stata solo la fine del bipolarismo intervista Claudio Marocca inviato a RIMINI SEMPRE festeggiatissimo, Giulio Andreotti è riapparso al Meeting di Comunione e Liberazione dopo sei anni. Discorrerà stamattina con Lamberto Dini di politica estera, uno dei filoni centrali di dibattito anche in questa ventesima edizione della festa cattolica: questo pomeriggio è ad esempio molto atteso, per la sua drammatica attualità dopo il riesplodere delle stragi, l'intervento del presidente algerino Abdelaziz Bouteflika sui modi della sua azione pacificatrice. Ecco un breve scambio di battute con Andreotti. Come vede la salute del gover¬ no D'Alema? «L'importante è non pensare di esser sempre all'anno zero, di dover ricominciare tutto daccapo. La politica troverà allora le sue vie». Appoggia questa politica di concertazione? «Quando la si faceva dentro il Parlamento, fra governo e oppposizione, veniva demonizzata come consociativismo. Era invece un dialogo, è un sistema da proseguire». E la concertazione fra governo e sindacati? «I sindacati una volta erano interlocutori più validi. Erano meno». Lei modificherebbe il regime Jjensionistico? cune cose dove i conti non tornano. Bisognerebbe dare più importanza alle formule assicurative». Che cosa pensa del disegno di legge sulla (mar condicio»? «E' da discutere ancora. Non è comunque sostenibile l'idea che il successo di Forza Italia derivi solo dalla tv. Ed è pessima cosa dare la sensazione di perseguitare qualcuno. La persecuzione di norma rende: al perseguitato». Lei si sente un perseguitato? «Perseguitato da im errore». La De l'ha fatta cadere qualcuno o è caduta da sola? «La causa di contorno è stato il dopo-Urss, la modifica della situazione internazionale. E poi ha ben funzionato un silurificio italiano, ma l'addetto alle manovre non figurava apertamente. Uno ha dei sospetti». Lei chi sospetta? «Ripeto la battuta non mia, ma del cardinale Marchetti Selvaggini: a pensar male si fa peccato, ma normalmente si indovina... La politica è uno sport in cui manca l'arbitro». Forse lo sono gli elettori. Lei sta comunque dicendo che sospetta di un partito avversario della De? «I sospetti non sono prove». óual è per lei la riforma giudiziaria più urgente? «Lo sveltimento delle procedure, i testi più semplici. Per il mio processo mi ritrovo un milione di pagine: qualcosa, o molto, non funziona». Il potere dei pm va limitato? «E' importante che ci siano garanzie effettive a tutela della stessa giustizia. Attualmente non ci sono». Fra Europa e Stati Uniti? «Non ci dev essere una "pax americana". Gli Usa devono contribuire fortemente a un ordine internazionale, questo sì, ma noi europei non dobbiamo aver paura di seguire una linea discordante. Penso che la cosa migliore sia rilanciare l'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la coopcrazione europea, di cui fanno pure parte Usa e Canada. Un'Osce rinnovata sarebbe un'istituzione più agile della stessa Nato e potrebbe dar vita a una sorta di polizia europea, utile nei Balcani». Uno degli slogan del Meeting è sempre stato «Più società, meno Stato». Lccondivide? «E' il principio di sussidiarietà: tutto quello che in campo sociale può fare l'individuo e non lo Stato, lo faccia l'individuo. Condivido». Quando Giorgio Vittadini, presidente della Compagnia delle Opere, forza economica e sociale di Comunione e Liberazione, ascolta queste parole di Andreotti, s'allarga di soddisfazione. Vittadini ha teso ancora una volta un filo rosso lungo tutto il Meeting, una serie implacabile di incontri sul nostro Welfare per battere sempre sulla medesima «rivoluzione copernicana», come la chiamano i ciellini: educare a una nuova mentalità, far sì che l'attività sociale, pubblica, non si identifichi più con l'attività del solo Stato ma si sviluppi liberamente dallo stesso corpo sociale. «La nostra filosofia può oggi apparire vincente - ammettono gli ideologi di CI, come Robi Ronza -. Ma i falsi amici sono tanti, a destra e a sinistra». A L«asdEdSvQdrCtsnfiusszmnvi L'ex leader democristiano «Sulla par condicio bisogna * ancora discutere. Non e comunque sostenibile l'idea che il successo di Forza Italia derivi solo dalla tv. Ed è pessima cosa dare la sensazione di perseguitare qualcuno»

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