Se ne va Hans Tietmeyer Puh ime degli onnipotenti

Se ne va Hans Tietmeyer Puh ime degli onnipotenti CAMBIO DELLA GUARDIA ALLA BANCA CENTRALE TEDESCA Se ne va Hans Tietmeyer Puh ime degli onnipotenti analisi Carlo Bastasi» LA sera del 9 febbraio '97, Hans Tictmeyer stava attraversando il Bahnhofplatz di Basilea, percorrendo i 50 metri che separano la lianca dei rogolamenti internazionali (Bri) dall'Hotel Euler, Senza cappotto, nonostante il freddo pungente, sembrava più preoccupato del solito: «Questa seni ascolterò solo le sue domande, ma non avrà risposte», disse, lira appena uscito da una riunione con i governatori del (; IO che avrebbe segnato i destini dell'unione monetaria europea; lo dica, presidente, siate rinviando l'euro? «Deve parlare con gli altri rispose - ci vediamo domani». Durante la riunione, al ripaio della leggendaria iiservat.czza della Bri, il governatore inglese, F.ddie George, aveva effettivamente proposto di rinviare' di due anni la data del 1999 del lancio dell'euro. A favore si erano espressi l'olandese Wim Duiscnberg (oggi presidente delia lianca centrale europea) e, con toni più vaghi, l'italiano Antonio Fazio. Era la prima volta che il tema veniva sollevato, dopo anni di sforzi in tutti i Paesi pei'rispettare la scadenza del '99. Ali improvviso quella sera l'intero progetto parve vicino alla fine. Tutti gli occhi erano rivolti a Tictmeyer, il più potenti.' tra i governatori europei, notoriamente dubbioso sulle possibilità di successo del progotto e rappresentante del Paese in cui pie forti erano le resistenze alla moneta unica. Si? in quel momento il presidente della Bundesbank si fosso schie rato per un rinvio, l'euro forse non sarebbe mai nato. Un testimone ricorda: «Di solito Tietmeyer teneva lunghe lezioni ai colleghi, senza ambiguità sui suoi fini, ma quella sera accennò solo al fatto che la convergenza tra i Paesi era una promessa indispensabile». Se condo la ricostruzione di Mali Marshall («The Bank», Bandoni House): «Tietmeyer si tenne in disparii;». Ciò diede la possibili là ai francesi e all'alloca presidente dell'Ime, Alexandre Lamfalussy, di opporsi con veemenza ìi Ogni ipotesi di rinvio. Tornato a Francoforte, Tietmoyer parlo col ministro delle Finanze di Bonn, Theo Waigel, che ricorda: «Noi tedeschi non potevamo permetterci ili proporre un rinvio». Bonn studiava come ultima ratio un'autoesclusione che avrebbe avuto l'effetto di un rinvio. Ma sei giorni dopn In riunione di Basilea, la notizia apparve su un giornale italiano. «Dopo la fuga di notizie spiegò Waigel sospendemmo ogni riflessione sul rinvio». «Le paure di un rinvio disse allora Tietmeyer - sono assur¬ de». Dopo quattro mesi, su pressione dell'ex cancelliere Kohl, diede il via libera anche alla partecipazione dell'Italia. Fu forse ciucila sera che diede la dimensione della caratura di Hans Tietmeyer, uno dei più autorevoli banchieri centrali del secolo, la cui carriera di presidente della Bundesbank si chiuderà tra dieci giorni, quando sarà sostituito - corner annunciato da tempo - da Ernst Welteke. Sarà l'ultimo governatore tedesco ad aver vissuto le conseguenze di due iperinflazioni. Ma con lui finirà soprattutto un'epoca di banchieri centrali la cui sovranità, segretezza e distanza dalla politica, ha rasen¬ tato l'onnipotenza, ma che al momento giusto hanno saputo piegarsi al passaggio della storia. Nato a Met.olen, una cittadina di Ornila anime vicina al confine olandese, Tietmeyer ò cresciuto con altri diliei fratelli in una famiglia «cattolica, ma con disciplina prussiana». Figlio di un funzionario pubblico, ricorda ancora «i giorni dell'altalena», (piando 1 iperinflazione si mangiava anche la morale dei tedeschi, e la paura dei raid aerei e la fame della guerra. Si iscrisse all'università di Muenslor per studiare teologia (tuttora George glielo ricorda ironicamente nei duri scontri alla lice), ma dopo un anno decise di studiare economia. Durante il dottorato a Colonia conobbe Alfred Mucller-Armack, uno dei padri dell'«economia sociale di mercato», la teoria social-liberale che ha ispirato il successo economico tedesco. Fu Mueller-Armaek a indirizzario alla carriera pubblica. Tietmeyer entrò nel '132 al ministero dell'Economia, percorrendo, unico nel dopoguerra, ogni singolo gradino della gerarchia fino a diventare nell'82 segretario di Stato alle Finanze. Fu quello il momento cruciale in cui la sua vita cominciò a influenzare quella del Paese. Da tempo Tietmeyer, membro del- l'Uniono cristiano democratica** aveva sposato una filosofia che affiancava agli clementi sociali quel governo dell'economia «dal lato dell'offerta» che poi avrebbe caratterizzato il governo Thatcher in Gran Bretagna e la presidenza Reagan negli Usa. Nell'82, il ministro dell'Economia Otto Lambsdorff, gli affidò la compilazione di parte di un documento critico sulla politica del governo guidato dal socialista Helmut Schmidt. Quel famoso «memorandum» provocò la caduta del governo, l'arrivo alla cancelleria, per 16 anni, di Helmut Kohl e l'odio di Schmidt por Tietmeyer e la Bundesbank. Tietmeyer fu nominalo da Kohl viceministro alle Finanze e consigliere personale nelle questioni monetarie internazionali. La leggendaria durezza di Tietmeyer nelle trattative nacque allora: «Quell'uomo ha un dito solo: l'indice», ricorda un banchiere centrale italiano, ancora scioccalo dal tipico gesto di puntare contro l'interlocutore un indice che pare un revolver. Bernard Gonnolly lo descrive così: «Combina un tremendo potere intellettuale con una presenza spaventosa e una grande durezza dialettica. Prima di tic- cidere l'interlocutore gli fa un ghigno feroce». Lo scorso anno urlò così forte tre «Nein» che gli interpreti della Beo dovettero togliere la cuffia. Lo stesso stile lo mantenne da presidente della Bundesbank. Ma nonostante la durezza retorica, la sua politica è stata ben diversa da quella del predecessore, Helmut Schlesinger, che con un monetarismo estremo aveva spezzato i legami tra il marco e le valute europee. L'era Tietmeyer è stata dominata dall'attenzione per i temi uu.opei. ciò. ha fatto passgtre ^» secónda fila i dubbi sullàsua'Jndipendlmza politica: Tietmeyer '"era 'togato da un rapporto fiduciario ancor prima che politico a Kohl, ne rispettava la vocazione europeista, ma voleva tutelare gli interessi del Paese. Tutti gli riconoscono onestà intellettuale, a cui non ha fatto ombra la curiosa scoperta di operazioni intempestive presso una banca di Francoforte. Di persona l'arroganza lascia spazio a un fare modesto e sensibile. La fede lo ha portato a essere consigliere del Vaticano e candidato alla guida dello Ior. Lui smentisce però di essere in procinto di trasferirsi a Roma, anche se agli amici confessa: «Piacerebbe tanto a mia moglie». L'anima di Motelen non si è cancellata in un uomo che pure può scuotere i mercati mondiali. «C'è un detto dalle mie parti: quello che hai, ce l'hai, ma non lo possiedi». L'eco delle disgrazie del secolo, l'imperativo morale di servire la comunità, sono stati il suo segno distintivo. Una storia tedesca, la cui traversata si conclude per una volta nel porlo giusto: quello in cui cresce in pace l'Europa unita. E' giudicato intelligente e feroce «Sembra avere un solo dito: l'indice Lo punta e lo usa come un revolver» Si chiude un'era per la Bundesbank Il primo settembre arriva Ernst Welteke LE FRASI STORICHE DI HANS © '93 (crisi dello Sme): •<le illusioni si sono dimostrate pericolose». © '94 (prime aperture della Bundesbank all'unione monetaria): «l'unione politica e una premessa indispensabile all'Unione monetaria-. © '95 (sulla data di avvio dell'euro): «deve essere assolutamente prioritario Il rispetto rigoroso dei criteri di convergenza rispetto alla data di avvio... © 96 (contro un'unione monetaria allargata): «solo una comunità di valute fondala sulla stabilità può essere di beneficio per la crescita e l'occupazione». © '97 (contro le proleste italiane per il rischio di esclusione): «in alcuni Paesi il dibattito sull'euro sia assumendo toni isterici». © '98 (sulla decisione su quali Paesi ammerlere): «non è la Bundesbank a decidere, la responsabilità è dei governi». © 2Tagosto '99: «Nel complesso sono molto contento „ dell'euro, la stabilità interna è come quellii' del tempi buoni del marco: non c'è quasi inflazione». Il presidente uscente della Banca centrale tedesca Hans Tictmeyer Chiusa la partita della moneta unica, e giunto a 68 anni, va in pensione a fine mese. Lo sostituisce Welteke (nella foto piccola a destra)

Luoghi citati: Basilea, Bonn, Europa, Francoforte, Gran Bretagna, Italia, Roma, Usa, Vaticano