Ultimatum a Milosevic, senza speranze di Giovanni Cerruti

Ultimatum a Milosevic, senza speranze L'opposizione fa i conti con le sue insanabili divisioni il giorno dopo il corteo dei 100 mila Ultimatum a Milosevic, senza speranze «Ha quindici giorni per andarsene» Nuova manifestazione il 21 settembre Giovanni Cerruti inviato a BELGRADO Allo nove del mattino hanno chiesto udienza, due ore più tardi erano davanti al Patriarca I'avle. «Sua Santità, intervenga lei, Ha visto cosa è successo alla nostra manifestazione? E' una tragedia, e i partiti dell'opposizione non se ne rendono conto. Il potere di Milosevic vacilla e le loro divisioni lo rafforzano. E' già successo troppe volte...». Mladjan Dinkic e Predrag Markovic, i due economisti del gruppo «G-17», adesso sono al Media Center di Belgrado. Compito ingrato commentare la manifestazione dell'altra sera. E' andata benissimo, c'era tanta gente. Ma il giorno dopo gli entusiasmi sembrano già passati. «La situazione è tragica», ripete Markovic. «Se non si mettono d'accordo entro un mese io torno ad occuparmi di sistemi monetari», dice Dinkic. «l'olit.ika», il quotidiano del regimi.', gongola a pagina 18: «Erano appena 25 mila», e cita solo l'intervento di Vuk Draskovic che vuole elezioni anticipate e accordi con Milosevic. L'agenzia ufficiale Tanjug parla di «fiasco». L'altro quotidiano «Borba» è più greve: «In 15 mila hanno portato i cani in piazza a far pipi». Dinkic e Markovic, il G-17 che la manifestazione l'ha organizzala, parlano a mezzogiorno. «Abbiamo chiesto al Patriarca di convincere tutti i partiti dell'opposizione a firmare un accordo entro il 21 settembre», un accordo per un «governo transitorio» che adotti il Patto di stabilità proparato dal G-17. Ma se e vero che le elezioni anticipate sono vicine, che Draskovic e Milosevic sono già in sintonia, questo governo non nascerà mai. Non resta che sperare nel Patriarca e nella data benedetta del 21 settembre, Festa della Madonna. Il G-17 per quella data vuole una risposta dalle opposizioni. Il cartello dell'Alleanza per il Cambiamento per la festa della Madonna ha un'ultra idea. «Una nuova e più grande manifestazione a Belgrado», annunciano allo due dei pomeriggio Zoran Djindjic e Vladan Batic. Anche qui, stesso Media Center, un certo imbarazzo per quell'apparizione di Draskovic. Davanti alle telecamere lo chianiiino «il signor Draskovic», in privato «la briscola». La briscola di Milosevic. «Il signor Draskovic - dice Batic - vuole le elezioni concordate con Milosevic. Ma sarebbe! un nuovo inganno. Le vincerebbe con trucchi e ricatti. No, se ne deve andare prima, subito!». In piazza enino davvero tanti, non importa se 100 mila come dice Djindjic o 200 mila come contano al G-17. Ma alle otto di sera, quando è arrivato Draskovic, sul palco hanno capito che si sarebbe messa male. Nella notte «Studio B», la televisione di Draskovic, ha mandato in onda le immagini di quella che appare comi; una sceneggiata. Lui a inani alzate e occhi chiusi, un Cristo o un sonnambulo, che attraversa la folla in Piazza del Parlamento e mormora «eccomi!». Le sue guardie del corpo in nero Versace che aprono un varco tra i cappellini gialloblu del sei-vizio d'ordine. Draskovic che prende il microfono e ripete alla piazza: «Eccomi, mi avete voluto voi!». Non ci sono le immagini della piazza che si divide e lo insulta, «traditore! vattene!» E così i commenti dell'Alleanza per il Cambiamento sono imbarazzati. «Il signor Draskovic non è il nostro competitore», dice Djindjic. Il competitore, il rivale, ò Milosevic. E nulla cambia nel loro programma. A parte le date: ora c'è quella del 21 settembre, «e sarà il giorno decisivo». Djindjic rinnova l'ultimatum : «Milosevic ha quindici giorni di tempo per andarsene. Non vogliamo le sue elezioni, vogliamo il governo di transizione». Ma anche Djindjic sa che Milosevic non se ne andrà. E dunque il 21 settembre nuova «imponente manifestazione» e da quel giorno «protesta civile ovunque, scioperi spontanei, blocchi stradali fino alla sua resa». Batic è il più deciso: «Li costringeremo ad uscire dalle loro tane, e potremmo farlo anche prima del 21 !». La briscola Draskovic aspetta che Milosevic decida la data del voto. «Mai più una manifestazione con Djindjic e quelli lì. Elezioni al più presto o sera rischio di guerra civile». Djindjic le teme: «Servono solo al regime per prendere tempo. Ma in piazza l'altra sera c'era il popolo, ce la faremo, Milosevic se ne andrà». In piazza, ieri a mezzogiorno, c'erano Ivan e gli studenti di filosofia. «Venite gente! Venite a festeggiare il compleanno del nostro caro Slobodan Milosevic!». 58 candeline, una torta di cartone e le fette sono i pezzi di Jugoslavia persi con le sue guerre. «Per i tuoi prossimi 59 anni ti auguriamo di non esserci più!», brinda il goliardo Ivan. Predrag Markovic non ha voglia di scherzare. «Se sarà ancora qui dovrà ringraziare questa opposizione...». Draskovic: «Mai più una dimostrazione con quelli lì, elezioni anticipate o guerra civile». Il giornale del regime: in 15 mila hanno portato i cani in piazza a far pipì La to-ta con le nove regioni del Paese che Milosevic ha perduto o rischia di perdere preparata dagli studenti

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia