Belgrado, il colpo di scena di Draskovic

Belgrado, il colpo di scena di Draskovic FINISCE IN RISSA IL GRANDE RADUNO DELL'OPPOSIZIONE Belgrado, il colpo di scena di Draskovic Arriva in piazza e grida: accordiamoci con Milosevic Giovanni Cerniti inviato a BELGRADO una manifestazione inutile», aveva detto fino a mezz'ora fa. Ma adesso, alle otto di sera, quando la piazza del Parlamento è piena, chi dice 100 mila chi quasi il doppio, quando tutti gridano contro Milosevic e la sua corte di «crvena bando», i banditi rossi, Vuk Draskovic decide che non può mancare. Zoran Djindjic ha appena annunciato le condizioni della piazza: «Quindici giorni di tempo e Milosevic se ne deve andare! Quindici giorni oppure saremo in tutte le piazze Fino alla sua resa!». Draskovic, l'imprevedibile ballerino della politica serba, non è mai stato d'accordo. Per questo all'ultimo momento si era dissociato da questa manifestazione. Ma ora, con una piazza mai così piena, decide di forzare. Scoppia un fumogeno azzurro ed eccolo. «Vuce! Vuce!», sventolano le bandiere azzurre del suo Movimento per il Rinnovamento e lo invocano i suoi. Vuk Draskovic arriva, sale sul palco, va al microfono nell'imbarazzo di Djindjic e degli organizzatori della manifestazione, ma come, non avevi detto che non venivi, che era tutto inutile? «Mi avete costretto a venire qui e adesso statemi a sentire!», grida il barbuto Draskovic. A questo punto la piazza potrebbe assistere alla ritrovata unità dei partiti dell'opposizione. Oppure all'ennesima rottura, e questa volta davanti a tutti. Accade la seconda. Non avete capito niente, va a dire Draskovic. E mentre la piazza si divide, chi urla «Traditore» e chi sventola fazzoletti azzurri, il tribuno Vuk straccia tutto quando è stato detto finora. Non è più Milosevic vattene, è un Milosevic mettiamoci d'accordo. «Voi qui parlate di cacciare Milosevic e costituire un governo provvisorio -dice Draskovic, e si capisce che parla a Djindjic e all'Alleanza per il cambiamento, all'economista Mladjan Dinkic del Gruppo G17- Ma non si costituisce un governo provvisorio in piazza. E' una proposta attraente, ma non si fa così, non serve a niente. Dobbiamo essere responsabili!». In piazza c'è chi capisce che sta per arrivare una proposta che offende, la mediazione con Milosevic e i «Crvena Bando». C'è chi se ne va. «Milosevic non se ne può andare da nessuna parte. Dobbiamo costituire sì un governo provvisorio, ma con un compromesso tra partiti dell'opposizione e chi è al governo in questo momento!». Metà piazza fischia. «Traditore!». Se erano 150 mila un terzo se ne sono già andati, ma Draskovic non ha finito. «La maggior parte delle forze dell'opposizione non vuole questo governo di compro messo, e allora che fare? Comin dare subito ad organizzare elezio ni democratiche con una nuova legge elettorale. C'è bisogno di un'opposizione responsabile per le elezioni e la legge elettorale. Io le ho già definite per novem bre...». E su quest'altra frase nuovi fischi e altra gente che se ne va. Allora è vero, è proprio vero che Draskovic si è incontrato con Milosevic. Nonostante le smentite dell'uno e dell'altro è vero che si sono accordati per le elezioni a novembre. «Visto che avevamo ragione?» Alle nove di sera, sotto il palco Alexander Visnjc, il presidente del Comitato di Crisi degli universitari di Nis sta smontando il suo muro di polistirolo pieno di nomi A di caduti nelle guerre di Milosevic. «Mi sa che Draskovic ha già un accordo con Milosevic, per questo si è dissociato dalla manifestazione. Ma con tutta la gente che c'è magari arriva e ancora una volta spiazza l'opposizione». Perfetto, è andata proprio così. Opposizione disorientata e piazza che si svuota. E dunque la manifestazione di Belgrado si divide in un prima e dopo Draskovic. Prima era tutto un Milosevic vattene, farabutto, ci hai rubato la vita, voghamo tornare a vivere. Poi un mettiamoci d'accordo con lui e organizziamo assieme le elezioni. Come dicono i sondaggi sarà anche vero che il 70 per cento dei serbi è contro Milosevic. Ma gli stessi sondaggi dicono che la maggioranza relativa di questa opposizione è nelle mani di Draskovic e delle sue giravolte. «Voi mi avete forzato a venire in questa piazza», grida lui e ormai parla solo ai suoi con le bandiere azzurre. Alexander Visnjic ha finito di smontare il muro di polistirolo pieno di nomi e tornerà a Nis perplesso. Se ieri era il compleanno di Clinton, oggi è quello di Milosevic. Non sarà che questa apparizione di Draskovic la prende come regalo di compleanno? «Stasera gli organizziamo noi una bella festa. E il nostro regalo sarà un biglietto aereo per l'Aja e il Tribunale internazionale per i crimini di guerra. Solo andata...». Dopo Draskovic tocca agli altri protagonisti dell'Alleanza per il Cambiamento. Ma è difficile inseguirlo sulla retorica e gli effetti da tribuno. Vladan Batic, il presidente del Partito Cristiano Democratico, un avvocato mite, deve alzare i toni: «Il premier Bulatovic, quel brufolo sul culo di Milosevic, ha ricostruito il governo federale di becchini. Dicono che noi siamo i traditori? Loro sono i criminali, i ladri, gli assassini! Il 28 agosto, festa della Madonna, organizzere¬ mo un'altra manifestazione qui a Belgrado. Andremo in corteo fino a Dedinje, la collina dove abita Milosevic, e li costringeremo a uscire dalle loro tane!». Un'altra manifestazione a Belgrado. Ma da qui al 28 agosto a che punto saranno gli accordi tra Milosevic e l'opposizione di Draskovic? Le elezioni, da ieri, sono più vicine. Ivan Dacie, portavoce dei partito di Milosevic, un po' come Draskovic le aveva esclude fino a mercoledì. Ieri, a sorpresa, una sua dichiarazione: «Nessuno le ha chieste, ma se questo accadrà siamo pronti». E al seguito il nazionalista ultra Vojislav Seselj, ora al governo con Milosevic: «Le elezioni anticipate sono una buona idea». Un'idea di Draskovic che non piace all'Alleanza per il cambiamento. Perchè, come spiega il mite Batic, «fino a quando Milosevic è al potere qualsiasi elezione sarebbe una truffa». Quando è arrivato in piazza il giovane economista Dinkic era soddisfatto: «Non è importante quello che verrà detto, è importante quanti siamo e siamo tanti!». Verissimo. Ma poi è arrivato Draskovic. E Dinkic, quando se ne va, non sorride più. Per Draskovic sptiti e una bottigliata in testa. Metà dei 150 mila manifestanti che aveva invocato la cacciata del leader serbo reagisce con sputi e lanci di bottiglie: sei un traditore p

Luoghi citati: Aja, Belgrado, Dedinje