0 LA SERBIA 0 IL REGIME di Gianni Riotta
0 LA SERBIA 0 IL REGIME 0 LA SERBIA 0 IL REGIME Gianni Riotta E, una iattura, per i democratici, sperare nei miracoli. Il miracolo che bastasse la guerra vinta dagli Alleati contro Slobodan Milosevic per portare pace, giustizia e tolleranza nei Balcani in lotta da una manciata di secoli. Oppure il miracolo che, dalla sconfìtta militare, scaturissero insieme, armoniose, una classe dirigente elegante e liberale, un sistema politico civile e razionale e magari un'opinione pubblica temperata e forbita. Niente di tutto questo. La stabilità democratica della Serbia costerà fatica, conqui ste e tenacia ai cittadini di quel Paese, come ai cittadini dei Paesi vicini. La guerra ha solo impedito che l'intolleranza guadagnasse campo, non altro. In questo senso, la manifestazione dell'opposizione, ieri a Belgrado, è una buona notizia. Non un bollettino trionfale, non la Costituente della libertà, ma un piccolo segnale nella direzione giusta. Centomila o centocinquantamila che fossero, i serbi in marcia per libertà e giustizia erano una grandissima folla. Il regime li aveva intimiditi. La polizia di Belgrado notificava «arresti a terroristi armati di bombe». La televisione ufficiale minacciava i genitori «Tenete a casa i bambini, è pericoloso andare in giro giovedì». Ivica Dalie, portavoce del partito di Milosevic, era stato spiccio: SBARCANO// Vimsono clli rimpatrSandro Taran O 1100 ROBA minale: andestini rieremo tutti ntino A PAGINA 2 «Chi va in piazza la pensa come chi bombardava Belgrado». I leader dell'opposizione han fatto di tutto per autosabotare il movimento. Vuk Draskovic non voleva più partecipare, dopo essersi visto affibbiare il posto numero 2 nella lista degli oratori. E il generale dissidente Vuk Obradovic considerava «errata la scelta dei tempi». C'era di che starsene a casa, tra prepotenze del governo e inanità dei suoi rivali. La gente è invece andata in strada a dire come la pensa. Senza ■MB fanfare, senza troppo illudersi dei Viva e degli Abbasso. «Tutto quel che Milosevic comincia, finisce in sconfitta. Ogni volta tocca ai Serbi scappare» diceva un volantino. Uno dei dimostranti, Tibor Jona, spiegava all'Associated Press: «Marciamo verso Belgrado per chiedere a Milosevic, per favore vattene. O lui o noi. O se ne va e noi restiamo in Serbia, o resta e ce ne andiamo noi». Siamo lontani da una coalizione vincente, ma è la ragione, quieta, inerme, dei ragazzi che presero a lasciare Berlino Est nel 1989. Dei cecoslovacchi che presero a riunirsi intorno ad Havel. Niente di più, niente di meno. E' un pericolo per i democratici sperare nei miracoli. Ma è un errore anche non vedere il miracolo della democrazia nascosto in un volantino, in una dichiarazione, in una prima, colorata e confusa manifestazione di protesta. gianm.noltaw lastampn.il SBARCANO 1100 ROBA // Viminale: sono clandestini li rimpatrieremo tutti Sandro Tarantino A PAGINA 2 ■MB
Persone citate: Havel, Ivica Dalie, Milosevic, Sandro Tarantino, Slobodan Milosevic, Tibor Jona, Vuk Draskovic, Vuk Obradovic
Luoghi citati: Belgrado, Berlino Est, Serbia
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