«Buscetta ritrattò le accuse ascoltato»

«Buscetta ritrattò le accuse ascoltato» Delitto Pecorelli, a Perugia l'arringa dei legali di Andreotti «Buscetta ritrattò le accuse ascoltato» PERUGIA Il memoriale di Aldo Moro trovato il 9 ottobre 1978 nel covo milanese di via Montenevoso venne «manipolato» dalle Brigate rosse «in danno della De» nel trascriverlo a macchina, e quindi l'originale scritto a mano dallo statista, rimasto nascosto per 12 anni nella stessa base, sarebbe stato «favorevole, non certo pericoloso» per Giulio Andreotti. Lo ha sostenuto ieri mattina l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore del senatore a vita, nella sua arringa davanti alla corte d'assise di Perugia nel processo per l'omicidio cu' Mino Pecorelli. Secondo il legale Andreotti non avrebbe avuto quindi alcun interesse a far uccidere il giornalista per evitare - come invece sostiene l'accusa - che pubblicasse le carte originali di Moro». Quanto a Tommaso Buscetta, che ha definito Andreotti il mandante dell'omicidio Pecorelli, il legale non ha avuto dubbi: «E' un'accusa che si frantuma in 57 giorni». Don Masino - sostiene la Bongiorno - «prima ha affermato che il senatore ha fatto uccidere il giornalista, ma poi ha smentito se stesso scagionandolo. Perché pm e parti civili non gli hanno mai chiesto la ragione del suo comportamento?». Il legale ha ricordato che Andreotti venne iscritto nel registro degli indagati della procura di Roma il 14 aprile del 1993. Il provvedimento venne adottato dopo un interrogatorio di don Masino in Florida, otto giorni prima, dall'allora procuratore di Palermo Giancarlo Caselli e dal suo aggiunto Guido Lo Forte. «Il 2 giugno del '93, cioè 57 giorni dopo - sostiene l'avvocato Bongiorno - il pentito esclude però in modo categorico davanti ai pm di Roma di avere mai ricevuto notizie su una richiesta di Andreotti di uccidere Pecorelli. Quel secondo verbale è stato dimenticato da tutti». [r. cri.J

Luoghi citati: Florida, Perugia, Roma