«Gli aiuti offerti al Kosovo finiscono al contrabbando»

«Gli aiuti offerti al Kosovo finiscono al contrabbando» Denuncia della Commissione europea che lavora in Albania «Gli aiuti offerti al Kosovo finiscono al contrabbando» ROMA Gli aiuti umanitari destinati alle popolazioni del Kosovo hanno alimentato la fitta rete del contrabbando albanese. La denuncia arriva da un organo autorevole: la missione europea della Commissione che da due anni lavora nel paese delle Aquile per ricostituire l'amministrazione fiscale e finanziaria a l'apparato doganale. Da uno studio effettuato nei mesi scorsi, infatti, è emerso che gran parte delle merci inviate in Albania per sfamare i profughi vengono intercettate dalle organizzaioni criminali, per essere poi rivendute sul mercato intorno o addirittura «esportate» all'estero (Macedonia, Grecia, UE) con il contrabbando o attraverso i porti del Montenegro. A gestire questa massa di beni, prima dell'intervento Gnu, ci pensavano poco più di 200 organizzazioni umanitarie che avevano sistemalo le proprie basi tra Durazzo e Tirana. Da allora ad oggi queste associazioni sono diventate mille: per lo più si tratta di piccoli operatori con sigle sconosciute in cui si anniderebbero le organizzazioni criminali e mafiose. «E' evidente - ammette il funzionario italiano - che dove ci sono i grandi interessi la malavita organizzata fa di tutto per essere presente. Da considerare, inoltre, che tutta la merce immessa nel mercato interno albanese provoca un mancato incasso per l'erario di quel paese, aggravando la già precaria situazione economica». E così con i rifornimenti assicurati e approfittando dell'allentamento dei controlli sull'Adriatico, gli scafi hanno ricominciato i viaggi verso le coste pugliesi. Ma i funzionari hanno accertato che molti prodotti, i più preziosi, come petrolio, alcol e tabacchi, vengono venduti alla luce del sole, attraverso i canali ufficiali, con l'aiuto Cella mafia montenegrina che procura i documenti per farli imbarcare dal periodi Bar. [Agi]