Gli americani in sella alla Piaggio di Luigi Grassia

Gli americani in sella alla Piaggio Il presidente Barberis: «Progetto in fase avanzata, necessario per il nostro futuro». Preoccupazione tra i sindacati Gli americani in sella alla Piaggio «Presto la vendita alla Tpgper1200miliardi» Luigi Grassia ROMA Dopo aver piantato la bandierina a stelle e strisce sulla Ducati, il colosso finanziario americano «Texas Pacific Group» è sul punto di far suo un altro marchio storico dell'industria italiana delle due e tre ruote, la Piaggio. I/impresa di Pontedera (Pisa), che produce scooter leggendari come la Vespa, motorini, i tricicli Ape e ora anche la bicicletta elettrica Albatros, sta per passare di mano per una cifra che potrebbe aggirarsi sui 1.200 miliardi di lire. La notizia è stata in sostanza confermata dal presidente Alessandro barberis, con una precisazione importante rispetto a chi dava tutto per fatto: «Il percorso per arrivare a finalizzare l'operazione richiederà ancora qualche mese». I portavoce della Tpg hanno definito la transazione «in stato avanzato». Stupore e anche qualche apprensione fra i 4.300 dipendenti. La l''iom di Pisa ha chiesto un incontro urgente con la proprietà, ma pei" i posti di lavoro non si profilano rischi, dato che la Piaggio verrebbe lasciata dai vecchi proprietari ai nuovi in splendida forma, coi conti in attivo, un parco modelli rinnovato e persino con la mitica Vespa rilanciata sul mercato americano dopo 14 anni di assenza. Fra i vari commenti politici di ieri, il ministro dell'Industria Bersani ha detto che al governo «interessano i contenuti industriali di una eventuale intesa e penso potrà esserci su questo un confronto con l'azienda». L'impresa di Pontedera ha fra gli attuali azionisti di maggioranza i diretti eredi dei fondatori (nel 1884) Enrico e Rinaldo Piaggio, più Umberto Agnelli che detiene una quota del 10%. Della ripresa industriale del gruppo, che qualche anno fa aveva attraversato un periodo non facile, era stato grande protagonista Giovanni Alberto Agnelli, promotore fra l'altro dell'assunzione di 1400 giovani e dell'avvio di grandi progetti di sviluppo culturale e di ricerca. Il presidente Barberis ha spiegato cosi il senso del probabile arrivo dei proprietari americani: è un progetto «portato avanti dal management italiano dell'azienda e volto a garantire a Piaggio le risorse necessarie per progettare lo sviluppo futuro. Piaggio è nella storia dell'imprenditoria italiana e se questo progetto, che è serio e solido, andrà in porto, ne garantirà il futuro, lo sviluppo e la competitività sui mercati globali. All'attuale proprietà interessa che l'azienda sia governata secondo la sua storia e la sua tradizione». Cifre alla mano, lo stato della Piaggio è eccellente. Il gruppo ha chiuso il '98 con un utile di 10 miliardi di lire, un fatturato in crescita del 4% a 1.850 miliardi e un piano di investimenti di 351 miliardi nel triennio 1998-2000. Nel '98 gli stabilimenti di Pontedera e di Madrid hanno prodotto 550 mila motorini (+4% sul '97). Dal 1 ° agosto del 1999 è operativa anche una joint-venture a Puna (India). Interamente rinnovata la gamma dei modelli, che ora risponde alle nuove normative ecologiche. I marchi del gruppo sono Piaggio, Gilera e Puch. Oltre alle due ruote vengono prodotti e venduti anche veicoli commerciali a tre e a quattro con le gamme Ape e Porter. In Europa la Piaggio è leader del mercato dei motorini con una fetta del 32%, che in Italia sale al 39%. La Vespa Et4 è lo scooter targato più venduto d'Europa. La divisione motori è anche fornitrice di costruttori come Aprilia, Cagiva, Italjet e Moto Guzzi. Un'Immagine della nuova Vespa

Persone citate: Alessandro Barberis, Barberis, Bersani, Giovanni Alberto Agnelli, Puch, Umberto Agnelli