Una vigilia nera per Milosevic

Una vigilia nera per Milosevic OGGI 1A MANIFESTAZIONE ANTi-REGIME CONVOCATA DALL'OPPOSIZIONE Una vigilia nera per Milosevic Blackout e grida ostili al match Jugoslavia-Croazia reportage Giovanni Cerniti SE non è un caso è un sabotaggio. E per Milosevic, comunque sia andata, una bella beffa. Partita JugoslaviaCroazia, secondo tempo, secondo minuto: salta la luce e partita sospesa. Lo stadio si lascia andare in un oooh di meraviglia, poi silenzio e infine, dalla curva dei tifosi della Stella Rossa, un coro potente: «Slobo odlazi!», Milosevic vattene! «Mira, Mira!», rispondono dalla curva del Partizan gli appassionati di Mira Markovic, la signora Milosevic. Nella Jugoslavia delle divisioni anche i tifosi e il buio hanno la loro parte. Alle 22 sullo stadio vola una nube di gas lacrimogeno, ci mancava pure il poliziotto nervoso. Eppure, nello stadio, ci sono solo serbi, solo tifosi in sfida tra loro tra «Odlazi» e «Mira»!. La maggioranza sono poliziotti e stanno con Mira. Non si vede un tifoso croato. La bandiera a scàcchi è sul pennone e non sventola, qualcuno ha provveduto ad annodarla. «Il partito di Milosevic ha requisito tutti i biglietti», accusa Zoran Djindjic, presidente del Partito Democratico. Occasione svanita, per i partiti dell'opposizione. Oggi la loro prima manifestazione a Belgrado, ieri sera questa partita in diretta tv interrotta da buio. Se il segnale della sanguinosa dissoluzione della Jugoslavia era arrivato proprio da uno stadio, quello di Zagabria il 14 maggio 1990, da questo Maracanà di Belgrado ne sarebbe potuto partire un altro: quello della fine politica di Milosevic e del suo regime. Secondo i giornalisti dell'agenzia Beta, Slobodan Milosevic avrebbe voluto accettare la sfida e presentarsi in tribuna per raccogliere ovazioni. L'avrebbero poi dissuaso, troppi i rischi di una contesta- zione, molto più di quel «Slobo odlazi» mal tollerato dai poliziotti. Fosse stato presente quando è saltata la luce chissà come l'avrebbe presa. Divisi lo stadio e divisa l'opposizione a Milosevic. Proprio oggi andranno in piazza e proprio ieri si sono consumate le ultime fratture. Non ci sarà Vuk Draskovic, non ci sarà l'ex capo di stato maggiore Momcilo Perisic con il suo neonato Movimento per la Serbia Democraticar A fine luglio Vladan Batic, il coordinatore dell'Alleanza per il Cambiamento, annunciava convinto che «subito dopo Ferragosto un milione di persone occuperà la piazza del Parlamento per una grande manifestzaione che costringerà Milosevic ad andarsene». Domenica Zoran Djindjic aveva rivisto i calcoli: sempre una grande manifestazione, ma in piazza «saremo in 200 mila». Ieri a mezzogiorno, nella palazzina del Partito Democratico, ultimo aggiornamento: «Prevedo 100 o 120 mila persone». Perchè, dice, Draskovic ha boicottato la manifestazione e Slobodan Milosevic il noleggio dei pulmann. Allo stadio, quando manca mezz'ora all'inizio della partita, la polizia ferma quattro tifosi nella curva della Stella Rossa, sono loro gli urlatori di «Slobo odlazi!»? Quando manca un quarto d'ora i dirigenti della federcalcio vogliono sapere se in tribuna ci sia Zeliko Raznatovic, il terribile comandante Arkan che nella guerra contro la Croazia vanta il record di scan- namenti. L'altra sera, partita Jugoslavia-Croazia under 21, Arkan era in tribuna come un ospite d'onore. Ovvio che i croati non abbiano gradito e l'ambasciatore di Zagabria abbia consegnato una «dura nota» al ministro degli esteri di Belgrado. «Se Arkan è alla partita noi ce ne andiamo e ritiriamo la squadra», è stata l'ultima dichiarazione del delegato croato, pare abbia avuto tutte le assicurazioni del caso.-ma le avevano avute anche l'altra sera. (Arkan non ha portato fortuna agli under 21, hanno perso 6-2). Sono le 20,30 e la partita sta per cominciare. L'inno croato è coperto dai fischi. All'inno jugoslavo ancora una volta i tifosi si dividono. Quelli del Partizan lo cantano in piedi, le tre dita levate nel simbolo cetnico. Quelli della "Stella Rossa cantano il vecchio inno serbo, quello del regno caro a Draskovic;' oppure ripétdriò^odlazi!» alzando le braccia. Poi cominciano, Mijatovic che gioca nella Fiorentina prende un palo al primo minuto e i tifosi jugoslavi tornano d'accordo nei fischi ai croati. L'euforia di una vittoria, dicono in sala stampa i giornalisti serbi, potrebbe cancellare tutte le sconfitte subite con Milosevic. E per questo.mo.Uvo, aggiungono, una sconfitta, «un'altra sconfitta serba!», farebbe il gioco dell'opposizione. Per paradossale che possa' sembrare, sarebbe un'altra carta nelle mani di quella opposizione che oggi va a debuttare davanti al Parlamento. La manifestazione è organizzata dal GÌ7, il gruppo degli economisti che lavora por il «Patto di stabilità». Mladjan Dinkic, 34 anni, il più noto, non fa previsioni. «Dico solo che se ci sarà tanta gente anche i parlamentari si ricrederanno, l'opposizione c'è». Ma come sa anche Dinkic l'opposizione è proprio come il tifo allo stadio Maracanà: tutti contro, ma ognuno a modo proprio. «Siamo ancora al "Milosevic se ne deve andare" - ammette Dinkic -, ma questa rischia di essere una frase senza senso se non si aggiunge dove, come e quel che succede dopo». Dragoslav Avramovic, l'anziano ex governatore della Banca Centrale che tutta l'opposizione (perora) vorrebbe premier in un governo di transizione, è in viaggio negli Usa e non ci sarà. Un'assenza calcolata. Meglio che non si esponga troppo, anche se i media legati a Milosevic ironizza- no: «E' là a prendere ordini». La Chiesa ortodossa, che a luglio aveva benedetto questa manifestazione di Belgrado, si è ritirata nella discrezione e non aderisce. «Non è mai accaduto che il Capo della Chiesa parli in occasioni del genere», dice il vescovo Anfiloje. Il quotidiano «Borba» ha quasi scomunicato il Patriarca Pavle: «I funzionari di Dio sono passati dalla parte di chi ha bombardato la Serbia per quasi tre mesi!». E sempre «Borba», ora che la manifestazione dell'opposizione è davvero vicina, sfotte: «Avramovic non può sopportare Dinkic, Djindjic diventa verde se sente il nome di Draskovic, l'ex generale Obradovic diventa rosso quando sente parlale dell'ex generale Perizie e Draskovic dice che non vuol essere prigioniero di quello zingaro, che è il coordinatore Vladan BatM 11 Mio, ó'ilT5rùft*oVè che è quasi tutto vero. Alla manifestazione voluta da tutti ci andrà quasi nessuno. Allo stadio la luce è tornata dopo 42 minuti e la partita è ripresa. Se è stato un sabotaggio è stata questa la vera manifestazione dell'opposizione. Milosevic, come inforna il tg di Stato, ha seguito la partita in tv dalla sua residenza privata di Dedinjie, stessa collina dello stadio, a un tiro di voce. In tv non ha sentito il coro «Odlazi!», ma quella luce che lentamente se ne va non dev'esser stato un bel vedere. Ieri sera un possibile sabotaggio allo stadio, questa sera la manifestazione dell'opposizione. Due giorni che nello intenzioni dell'opposizione (divisa) potrebbero cambiare la Jugoslavia. «I suoi soldi sono bloccati all'estero, i suoi generali lo stanno abbandonando. Da settembre cominciamo con scioperi e i blocchi stradali. Milosevic ormai è solo, non potrà più vincere», dice Zoran Djindjic. Nemmeno allo stadio con la Croazia, pareggio senza gol. Ha vinto il buio su Milosevic. Manca la luce al secondo tempo Potrebbe essere un caso ma anche un sabotaggio. E si leva un coro: «Slobo vattene» II Presidente segue l'incontro da casa. Gli organizzatori del corteo prevedono davanti al Parlamento 100 mila persone Solo serbi alla partita valida per gli europei I sostenitori della ex «repubblica sorella» sono rimasti a casa Agenti della polizia sventolano la bandiera jugoslava inattesa dell'inizio della partita contro la Croazia A destra, nel centro di Belgrado gli attivisti dell'opposizione distribuiscono volantini che invitano a partecipare alla manifestazione anti-Milosevic prevista per oggi nella capitale