Sotto le macerie in decine di migliaia

Sotto le macerie in decine di migliaia Quattromila morti, rabbia dei superstiti e accuse dei politici al governo per il ritardo nei soccorsi Sotto le macerie in decine di migliaia A Izmit la raffineria in fiamme rischia di esplodere Brunella Giovara inviala a ISTANBUL Ventimila persone sepolte sotto le macerie, in una Turchia che non riesce a organizzare i soccorsi alle vittime del terremoto che ha sconvolto la parte nord occidentale del Paese. Una raffineria che brucia, a Izmit, e nessuno sa come spegnere. Quattromila morti, ma le televisioni turche restano fisse per tutta la giornata alla cifra precisa di 3479, non uno di più. Diciassettemila feriti, ricoverati alla meglio in ospedali spesso pericolanti, con reparti interi che lavorano in ogni spazio possibile, corridoi e balconi compresi. Medici che lanciano appelli sullo televisioni locali: «Ci mancano il plasma, garze, antibiotici». Un popolo di sepolti vivi attende vicino a centinaia di cadaveri di essere portato alla luce. Ma i soccorsi sono quello che sono: esercito e vigili del fuoco fanno quello che possono per limitare il numero delle vittime del peggior terremoto della Turchia degli ultimi anni, secondo solo al disastro del 1939: 33 mila persone uccise in un colpo solo in una città della parte orientale del Paese, Erzincan, rasa al suolo. I turchi di Izmit, Golcuk, Adapazari, Istanbul, le città più colpite, non aspettano lo Stato e lavorano da soli tra le rovine, imprecando contro chi dovrebbe organizzare i soccorsi. Alcune zone sono state abbandonate, In gente è scappata perché ha paura di nuove scosse e perché non sa come l'are a scavare tonnellate di del riti che sicuramente coprono persone ancora vive. «Assassini!», titolava ieri il quotidiano «Hurriyet» in prina pagina. Di chi la colpa di questi disperati che a mani nude cercano di portare in superficie parenti e amici? «Ancora costruzioni •rtorr'solido, ancora costruttori ladri e poco scrupolosi». «Era tutta sabbia!», urla una donna prendendo in mano un pezzo del muro della sua casa crollata, che le si sbriciola tra le dita. Ieri Ismail Baris, sindaco di Golcuk, ha detto all'agenzia Anadolu che la sua città praticamente non esiste più: «Quindicimila persone si trovano ancora sotto le macerie. La meta degli edifici, che erano 25 mila, è andata distrutta». Il caos dei soccorsi si rifletti! nel caos che ieri mattina c'è stato in parlamento, dove si discuteva degli effetti del terremoti) e delle misure da prendere. Turan Imumoglu, deputato di Izmit del Dsp, il partito del premier Ecevit, ha preso la parola per urlare che «il Governo non fa niente per salvare il Paese». E' intervenuto il ministro di Stato Hassan Gemici, ad interromperlo. Ma l'altro ha gridato «tu mi vuoi zittire mentre la gente è ancora sotto terra». A Izmit non sanno più dove mettere i cadaveri, e li hanno accatastati in un centro sportivo per il pattinaggio su ghiaccio. A Yalova, un tempo rinomata stazione balneare sul mar di Marmara, hanno organizzato un ospedale da campo nello-stadio comunale. Nel parco ci stanno accampate tremila persone, che non hanno niente, né acqua né cibo. E' il caos. Nessuno lo nasconde. Anche il premier Ecovit ieri mattina ha ammesso che l'emergenza non ò finita, ma si riferiva soprattutto alla grande raffineria Tupras di Izmit, con il fuoco che l'altro ieri bruciava tre enormi cisterne di petrolio, e ieri ne bruciava già otto, e oggi potrebbe estendersi agli altri contenitori di carburante, provocando una nube tossica che oscurerà il cielo per settimane e provocherà danni irreparabili alle persone e all'ambiente. «Se ciò dovesse accadere sarebbe una nuova catastrofe», ha dichiarato il governatore di Izmit, Memduh Oguz. Ieri mattina Bulent Ecevit ha incontrato i giornalisti, e ha riconosciuto una cosa che appare evidente anche ai bambini: i danni maggiori sono avvenute in edifici civili e industriali evidentemente costruiti con la sabbia, o con cemento poco armato, in un Paese che da sempre ò a rischi terremoto. Ha detto che da tempo erano stati segnalati problemi sulla stabilità di alcuni edifici, e che controlli richiesti mesi fa non sono mai stati effettuati. Ha detto anche che bisognerà prendere delle misure contro questa situazione, ma ha anche ricordato che sono crollate non solo costruzioni eseguite in maniera sbagliata: «Non bisogna accusare tutti i costruttori. Se qualcuno ha sbagliato, prenderemo misure adeguate». Koray Aydin ministro per l'Edilizia e l'Abitazione, ha invece annunciato un'inchiesta. Il minimo che si potesse annunciare, dati i morti e i dispersi. A cercarli sono arrivati anche gli aiuti di altri Paesi. Gruppi di soccorso provenienti da Stati Uniti, Israele, Giappone, Medio Oriente. Anche italiani, alcuni C130 dell'Aeronautica militare prestati alla Protezione civile carichi di medicinali, e una nave in partenza da Brindisi, con a bordo 1500 marò della San Marco. A Bayrampasa lavorano da ieri due équipes italiane. Hanno estratto cinque persone dalle macerie, vive. Akin Sirnen, sei anni, salvato ieri a Golcuk dopo ore di tentativi da quella che era la sua casa (una palazzina di sei piani), al vigile del fuoco che lo portava verso l'ambulanza ha detto: «Ho avuto molti sogni. Era così buio, laggiù». Ma sotto quei sei piani ci sono ancora una sorellina di due anni, e i genitori. Nessuno sa quando li tireranno fuori. le TRÀGgbIÉ lungo? la umwmimwwm PRINCIPALI TERREMOTf DAL 1980 SUL CONFINE. TRA LA PLACCA EUROASIATICA E QUELLA AFRICANA .;<.- vz.fi. ■ TURCHIA / > (Erzurum) 30 ottobre 1983 1300 morti magnitudo 6 (Izmit) 17 agosto 1999 oltre 4000 morti magnitudo 7.4 (Nel Nord-Est) (Golbaf) 28febbraio 1997 II giugno 1981 1000 morti 3000 morti magnitudo 6.1 magnitudo 6.8 (Nel Nord-Est) (Gilan e Zanjan) 10 maggio 1997 21 giugno 1990 1560 morti 35.000 morti magnitudo 7.1 magnitudo 7.7 PAKISTAN AFGHANISTAN I febbraio 1991 1200 morti magnitudo 6.8 BJÌH52EMj (El Asnam) IO ottobre I960 2500 morti magnitudo 7.3 AFGHANISTAN INDIA (Nord New Delhi) 20 ottobre 1991 1600 morti magnitudo 6.1 (Latur) 30 settembre 1993 22.000 morti magnitudo 6.4 # La crosta terrestre è suddivisa in sei grandi placche principali. La serie di linee che fanno da contomo alle placche è detta «cintura di fuoco». % La maggior parte del margini delle placche mondiali (nordamericana, sudamericana, africana, euroasiatica, indiana, antartica) sono ; in mare. Dove però coincidono con la terra, ® La zona di collisione tra queste due pfcicche passa ali'incirca per lo stretto di Gibilterra, poi per lo stretto di Sicilia, prosegue verso su questo lineo si trovano quasi tutti i vulcani ed I terremoti più violenti. A Dalla frattura tra placca africana e euroasiatica (che ha i movimenti più lenti fra tutte le placche) vengono i problemi del Paesi mediterranei. gli Appennini e punta poi verso la Grecia e b Turchia dove va a congiungersi anche con ' la frattura di una più piccola placca araba. Attraversata la Turchia, la linea prosegue per il Medio Oriente e il Nord dell'India 1 gag**"1* ~ : >é*#*v..>.* • .. : -. * Una giovane donna turca, sullo sfondo il rogo nella raffineria di Izmit

Persone citate: Akin, Brunella Giovara, Bulent Ecevit, Dalla, Ecevit, Hassan Gemici, Ismail Baris, Koray Aydin, Oguz