Piano piano, a piedi, verso Roma

Piano piano, a piedi, verso Roma Piano piano, a piedi, verso Roma Viandanti e pellegrini lungo la via Francigena e percorsi d'autore lungo l'Appennino: il camminare come cura dell'anima SOLVITUR ambulando»: ovvero cammina che ti passa, macina strada invece di rimuginare il problema e vedrai che, alla fine, qualsiasi scombinato garbuglio occupi i tuoi pensieri troverà la sua giusta soluzione. Un tempo s'usava così e lungo le strade della Bell'Italia • percorsa ininterrottamente da viandanti e pellegrini, chierici vaganti e soldati più o meno dì ventura - se ne devono essere risolte parecchio di questioni annidate nella testa e nei cuori. Tanto che alla fine, fortunatamente, rimane maggiore traccia del cammino intrapreso che delle pene messe in tuga dal semplice camminare. Tipico esemplare di viandante che, mosso da cerebrali e forse inconsistenti pene, decide di mettersi per strada è Hilaire Belloc: autore di una saggistica divulgativa che andava per la maggiore in Francia e in Inghilterra all'inizio del '900 (sue biografie dedicate a «Danton», «Robespierre», «Richelieu» nonché monografie sul mondo islamico o le grandi eresie sorte dentro la Chiesa) il nostro decide, conclusi gli studi universitari, di intraprendere il lungo percorso, tanto più lungo se affrontato solo a piedi, tra Canterbury e Roma. E' la classica via Francigena che di questi tempi, in vista del Giubileo, sta conoscendo un imprevisto interesse, documentato oltre che da numerose pubblicazioni in uscita anche da siti Internet in rapidissima proliferazione. Stranamente qualsiasi ipotesi di traduzione di The path to Rome (La via per Roma) - il libro che Hilaire Belloc ha dedicato a questa sua lunga camminata sulla strada degli antichi peuegrini sembra ignorata dalle iniziative editoriali concernenti il Giubileo e la via Francigena. Dire se questo sia un bene o un male è difficile perché Belloc non è autore amabile: un po' troppo sopra tono, logorroico sulle faccende spirituali ma piuttosto lamentoso sulle difficoltà materiali che incontra nonché sempre ossessionato dalla preoccupazione di trovare cibo per la giornata e tetto per la notte. Poiché il nostro è deciso a compiere la sua impresa pressoché a costo zero, contando sulla generosità che reputa debba ancora tributarsi ai novelli pellegrini. E tuttavia The path to Rome, nell'edizione inglese pubblicata a Londra nel 1902 e illustrata da interessanti e numerosi schizzi di viaggio tracciati dall'autore, presenta alcune pagine degne di figurare in ogni antologia del camminare lungo le strade della nostra penisola. Poche volte lo squallore del paesaggio padano - attraversato sotto un cielo estivo fattosi di piombo, tra campagne inospitali ma fitta- mente coltivate e villaggi dove s'aggirano esseri umani abbrutiti dalla fatica e dall'isolamento - è stato reso con così compassata obiettività. E con penna che ad ogni passo delinea la pena di vivere in territori - tra il Ticino e il Po e il Lambro dove tutto, dal clima alle difficoltà nella comunicazione umana, fa sì che vi si possa forse lavorare e produrre proficuamente ma, quanto al vivere con qualche guizzo di felicità, meglio lasciar perdere. E' strabiliante trovare nel logorroico e ipersensibile Belloc le stesse sensazioni che, quasi un secolo più tardi e con ben altra consapevolezza e felicità di scrittura, emergono in un altro libro scritto «coi piedi», ovvero camminando, quale è Verso la foce del bravissimo Gianni Celati. «Viaggiando nelle campagne della valle Padana - scrive Celati - è difficile non sentirsi stranieri. Più dell'inquinamento del Po, degli alberi malati, delle puzze industriali, dello stato d'abbandono in cui volge tutto quanto non ha a che fare con il profitto, e infine d'una edilizia fatta per domiciliati intercambiabili, senza patria né destinazione • più di tutto questo, ciò che sorprende è questo nuovo genere di campagne dove si respira un'aria di solitudine urbana». Perché i passi concedano al cuore di respirare nuovi pensieri occorre inoltrarsi oltre lungo la penisola e inerpicarsi lungo la spina dorsale del nostro Paese, l'Appennino. L'Appennino - da questo punto di vista - è davvero un giacimento a cielo aperto dove sono conservati due millenni e rotti secoli di vita italiana: prezioso di parole e memorie, vedute naturali ed eventi umani. Il tutto a disposizione, in questo Paese, di chi lo vorrà compiutamente raccontare. Partendo, ovviamente a piedi, dall'Aspromonte e giungendo sino alle Alpi Marittime. Percorso da farsi passo dopo passo attingendo a qualche immenso canovaccio, pazientemente già predisposto, in cui siano state fatte confluire e saggiamente scompartite per tipologie e territorialità le infinite voci lasciateci da viaggiatori e scrittori, condottieri e eruditi locali. Un tutto che accostato comporrà la vitalissima polifonia appenninica. In attesa che il destino conceda a qualcuno di compiere questa pedestre impresa si può spizzicare tra le schegge di percorsi appenninici che danno pieno adempimento a quel «solvitur ambulando» dal quale si è partiti. Trai compagni di viaggio c'ò solo la difficoltà di pescare adegua¬ tamente: Italia di Bonincontro dello stagionato Antonio Baldini può essere un inizio. Disaccostata l'enfasi non si può che condividerne alcune premesse scontate solo apparentemente: «Solo chi va piano s'accorge di andare lontano... Correte quanto vi pare: un giorno verrà qualcuno a spiegarci il guadagno che avremo fatto». Nella sua lunga e pedestre attraversata dell'Appennino, dal versante romagnolo sino alle propaggini dei Gargano con le opportune divagazioni sul litorale tirrenico, Baldini mette a fuoco la funzione di quella dorsale che attraversa la penisola italiana: «Che cosa ci starebbe a fare in questo paese così lungo e stretto una catena di montagne che l'attraversa ed empie di ostacoli da capo a fondo, se non per far capire a chi viaggia che qui occorre andar piano, ben piano?». In questo diario di viaggio, che conobbe numerose edizioni e un gran successo negli anni Trenta, è tutto un susseguirsi di colpi d'occhio, di ville, di tipi umani e misteri italiani che ancora oggi meriterebbero qualche approfondimento. Un occhio alle pagine e l'altro • 'a strada. Da percorrere apiedi, ov viamente. Un passo dopo 1 altro. DA LEGGERE H. Belloc The path to Rome London 1902 G. Celati Versola foce Milano 1989 A. Baldini Italia di Buonincontro Firenze 1945 Pellegrini in piazza San Pietro: un'immagine consueta, che assumerà straordinari e caotici contorni l'anno prossimo, in occasione del Giubileo

Luoghi citati: Firenze, Francia, Inghilterra, Italia, Londra, Milano, Roma