«Liberate mio figlio detenuto in Thailandia»

«Liberate mio figlio detenuto in Thailandia» Nel '90 il torinese è stato arrestato e poi condannato a trent'anni per traffico di eroina «Liberate mio figlio detenuto in Thailandia» Appello della madre al re Nino Pietropinto Il destino di Piero Bubani, torinese di 41 anni, è legato al compleanno del re della Thailandia. E, soprattutto, all'aiuto che gli può arrivare dal nostro governo. Nove anni fa è finito in carcere a Bangkok por una storia di droga: se avesse commesso lo stesso reato in Italia, sarebbe già fuori da un pezzo. Laggiù, invece, lo hanno condannato a trent'anni. Lui ha chiesto la grazia al vecchio re. Senza risultato. Ora spera in un atto di clemenza in occasione dei grandi festeggiamenti che si svolgeranno a dicembre per il compleanno di sua maestà Bhumibol Aduljadey. In Thailandia, Piero Bubani era arrivato nell'86: di buona famiglia, studi di ragioneria compiuti hi seminario, aveva lavorato per qualche tempo alla Coldiretti. Poi, spirito inquieto e scontento, a 28 anni aveva deciso di partire. Alla famiglia aveva spiegato che voleva fare il missionario laico. Qualcosa non era andato come lui sperava. Piero ora rimasto in Thailandia, aveva trovato altri lavori. Ogni tanto tornava in Italia dalla madre. Ma solo por breve tempo. Nella primavera del '90 la polizia gli aveva trovato circa un chilo di «roma, ed ora finito in carcere per traffico di stupefacenti. Il suo avvocato, Oliviero Dal Kiume, spiega: «Per quella quantità di droga, un incensurato come lui avrebbe avuto, in Italia, al massimo 5 anni. Una condanna come la sua, da noi, si infligge solo per i rapimenti o gli omicidi». All'inizio, Bubani ha accettato la sentenza «con una certa rassegnazione - aggiunge il legale -: quando andai a trovarlo, mi disse che non si trovava male, e che il carcere dovo stava scontando la condanna, la Prison Lard Jao, vicino a Bangkok, era una prigione-modello, con grandi spazi aperti per fare attività fisica. A quel tempo aveva timore di essere estradato nel nostro Paese, perché non voleva scontare la pena in un carcere italiano». Timore infondato: la corte d'appello di Torino ha riconosciuto quel verdetto (che non ha noppure trascritto sul suo certificato penale), senza che nessuno avanzasse domanda di estradizione. Bubani è rimasto in Thailandia sperando di ottenere la grazia dal sovrano: «E' già accaduto ad un'altra mia cliente italiana, condannata a 27 anni di carcere - dice Dal Fiume -. Ma finora, gli unici "sconti" che ha avuto Bubani si sono tradotti in un paio d'anni cancellati dall'amnistia». Dal carcero ha chiesto clemenza al re senza ottenere ascolto. Ora sarà la sua anziana madre, a rivolgere al sovrano la domanda di grazia. «L'aiuto maggiora deve arrivare dal ministero degli Esteri: siamo in contatto con l'ambasciata thailandese a Milano e con l'ufficio del ministero che segue i detenuti italiani all'estero. Ci auguriamo che questa volta sostengano sul serio quella richiesta di grazia». Come è potuto finire spacciatore, uno che voleva aiutare il prossimo? «Voleva entrare in una comunità, ma poi deve essere andato storto qualcosa. Deve avere avuto delle difficoltà, forse non l'avranno ritenuto idoneo. E' cresciuto in un ambiente morale, non riesco a spiegarmelo. Chissà forse ha conosciuto qualcuno che lo ha plagiato, irretito. E si è trovato a navigare in acque torbide da cui non ha più saputo uscire». Quando l'ha visto l'ultima volta? «Non sono mai andata in Thailandia. Prima che venisse arrestato veniva lui a trovarmi, tra l'86 e il '90. Ma capivo che era sortano una visita, che non era per restare con me, non si sarebbe fermato in Italia». Lei lo ha perdonato per quello che ha fatto? «Cerco di essere serena e obiettiva, non voglio minimizzare di certo quello che ha fatto, è vero, ha sbagliato. Ma sono convinta che è stato preso in mezzo da qualcuno, deve essersi trovato in una morsa». E' ottimista, sulla possibilità che venga scarcerato? «L'avvocato mi ha detto che, dopo la domanda di grazia presentata da Piero, a cui non hanno risposto, adesso tocca a me agire. Presenteremo una nuova richiesta di clemenza al re. Continuerò a fare tutto il possibile per tirarlo fuori», [n. pie.] Il destino di Piero Bubani è legato alla clemenza del sovrano L'avvocato: l'aiuto maggiore ora dovrà venire dalla Farnesina Piero Bubani (a sin.) e il suo avvocato Oliviero Dal Fiume