Killer dal Daghestan per Putin di Anna Zafesova

Killer dal Daghestan per Putin Nel Caucaso continua la controffensiva dell'esercito di Mosca, che parla di 200 guerriglieri uccisi. Villaggio georgiano bombardato per errore Killer dal Daghestan per Putin I ribelli: il premier russo condannato a morte Anna Zafesova MOSCA \fladimir Putin non è stato ancora confermato in carica dalla Duma, ma nei suoi cinque giorni a capo del governo si è già guadagnato una condanna a morte. Il verdetto è stato emesso ieri dal Tribunale islamico della «Shurà» del Daghestan, organismo che ha proclamato di avere tutto il potere laico e religioso nella Repubblica. I fondamentalisti hanno annunciato che la condanna a morte per Putin è irrevocabile e verrà senz'altro applicata : la «Shurà» avrebbe messo in piedi un gruppo di giustizieri segreto pronto a raggiungere il premier dovunque si trovi. Una minaccia alla quale Putin, con il suo solito sangue freddo, non ha nemmeno reagito. I servizi segreti russi invece si sono allarmati e hanno intenzione di indagare sui «giustizieri» islamici. Senza crederci comunque più di tanto: Alexandr Zdanovic, portavoce dell'Fsb (l'ex Kgb, l'ente che Putin ha guidato fino a pochi giorni fa) considera la condanna della «Shurà» come un «atto della guerra psicologica di propaganda». La guerra vera invece continua a divampare sulle montagne del Daghestan, dove ieri i russi hanno proseguito l'offensiva contro i guerriglieri ceceni. I quattro villaggi occupati da una settimana dagli uomini di Shamil Basaev sono stati coperti da un'autentica valanga di fuoco: l'artiglieria e l'aviazione russe hanno continuato ad attaccare senza sosta, anche durante la notte. I russi ammettono di aver perduto 8 soldati, ma per il resto cantano vittoria. Secondo i comunicati del comando, i militari ieri hanno occupato diverse alture strategiche e la situazione volge ormai a sfavore dei ribelli, che hanno perso 200 uomini. Dichiarazioni che non vengono confermate da fonti indipendenti, e sapendo per triste esperienza della guerra precedente che di solito tra le parole dei militari russi e la realtà c'è un abisso, viene il sospetto che l'offensiva di Mosca non abbia ottenuto tutti i risultati annunciati. Si è appreso inoltre che un villaggio in Georgia è stato bombardato per errore. Che i terroristi stiano subendo perdite è stato comunque confermato dallo stesso Basaev. ieri la tv di Mosca ha trasmesso un fumato girato dagli stessi ceceni, dove si vedono 1 funerali dei guerriglieri. Sono almeno 6 le vittime tra i fondamentalisti sepolte ieri prima del calar del sole, come vuole la tradizione. E nelle immagini si vede che i morti non sono solo ceceni, ma anche arabi. E' un'altra conferma del fatto che dalla parte di Basaev combattono anche volontari o mercenari del Medio Oriente. E ieri il ministro degli Esteri Igor Ivanov ha denunciato apertamente ingerenze esterne nel conflitto daghestano. In una lettera inviata al Segretario generale dell'Onu Kofi Annuii, ai colleghi del G-7, dell'Unione Europea e dei Paesi islamici, ha ammonito contro qualsiasi tentativo di intervenire in questo affare intorno della Russia. In caso contrario i Paesi coinvolti dovranno subirne «tutte le conseguenze». Ivanov ha affermato di possedere «prove inconfutabili» che i terroristi ceceni ricevono aiuto finanziario e materiale dall'estero. Secondo il ministro, la bandiera verde dell'Islam è solo una copertura: in realtà i guerriglieri fondamentalisti stanno cercando di sovvertire l'ordine costituzionale nel Caucaso russo. A differenza della guerra del '94-96, stavolta i ceceni non sembrano poter contare sulle simpatie del mondo. E nemmeno dei «fratelli» di fede e sangue dentro la Russia. Il presidente dell'Inguscezia -che ha sempre sostenuto Grozny - ha ordinato di rafforzare le frontiere temendo che il conflitto si possa estendere. La stessa cosa è stata fatta in Calmucchi;». E ieri Basaev e i suoi uomini hanno perso un potenziale alleato: il presidente del Tatarstan, Mintimer Shaimiev. Considerato il leader non ufficiale delle minoranze russe e presidente della più grande tra le Repubbliche islamiche della Federazione russa, Shaimiev ha condannato severamente l'incursione cecena nel Daghestan. Il verdetto emesso da un tribunale islamico: «Prima o poi lo raggiungeremo» Ivanov: abbiamo le prove inconfutabili di ingerenze straniere in questa guerra Guerriglieri islamici nel villaggio di Ansalata, sulla linea del fronte: Mosca parla di gravissime perdite nelle loro file