Divisi tra Internet e la dea Kali di Claudio Gorlier

Divisi tra Internet e la dea Kali La modernità lotta con la tradizione mentre fallisce la politica demografica Divisi tra Internet e la dea Kali Claudio Gorlier L'INDIA continua purtroppo a fare notizia a causa delle vicende drammatiche del conflitto strisciante e potenzialmente esplosivo con il Pakistan per il possesso del Kasmir. Ma due altri e per fortuna meno cupi dati di fatto vanno segnalati e sollecitano qualche riflessione. Il primo: stando ai calcoli degli esperti, domenica 15 agosto la popolazione dell'India supererà il miliardo. Il secondo: il 24 agosto, trecentonovantesimo anno della sua storia, Calcutta cambierà nome e si chiamerà Kòlkata (che è poi, si noti, il modo con cui gli indiani pronunciano l'anglofono Calcutta). . Il vertiginoso aumento della popolazione indiana segna il definitivo fallimento di qualsiasi anche empirica politica di controllo delle nascite, abbandonata da tempo dopo qualche timido sforzo da parte di Indirà Gandhi, irrisa, tra l'altro, da Salman Rusdhie nel suo ormai classico ro¬ manzo I figli della mezzanotte, ciò che gli ha procurato in India rancori mai sopiti. Così, nell'arco di qualche decennio l'India supererà in popolazione la Cina, e purtroppo si accresceranno i problemi sempre più urgenti che incalzano sia le campagne sia le comunità urbane: livello di vita, educazione, a cominciare dall'analfabetismo, dislivelli tra agricoltura primordiale e rapido sviluppo industriale, condizione femminile, traumi ecologici. Sotto questo profilo, la restituzione a Calcutta del suo vecchio nome riflette a sua volta un dilemma insieme concettuale e politico. Nei suoi 52 anni di indipendenza, e dunque dalla lacerante «spartizione», che diede vita al Pakistan islamico, l'India ha cercato nella maggior misura possibile di attenuare, se non di cancellare, il lascito ingombrante dell'Impero britannico, nel segno di un'altra delle sue vitali contraddizioni. La lingua inglese non è riconosciuta dalla costituzione indiana, ma senza di essa risulterebbe*spèsso impossibile comunicare, data la molteplicità degli idiomi. I più noti scrittori indiani, da Narayan, alla Desai, alla Roy, scrivono in inglese, e secondo Rusdhie la letteratura indiana è in inglese, ma in effetti esistono autori di grande rilievo che scrivono in lingue locali. Tagore, tanto per fare un esempio canonico, scriveva originariamente in bengalese. Il ritorno alle origini riguarda dunque la toponomastica. Bombay si chiama ormai Mumbai; Madras, Chennai, mentre la citta sacra sul Gange, per gli occidentali Benares, non ha inai perduto il suo nome tradizionale, Varanasi. Calcutta deve il suo nome alla dea Kali, resa sinistramente celebre dai romanzi di Salgari. Kali (il cui nome è il femminile di Kala, il tempo), la dea nera, in realtà subisce una serie di trasformazioni, giacché nel mito di Krishna essa incarna dapprima il sonno, poi la notte, e infine la morte; bisogna ammettere che il vecchio tempio dedicatole nel centro di Calcutta (un altro, in periferia sul fiume, è moderno), appare ai nostri occhi misterioso e inquietante. Ma rieccoci al conflitto tra modernità e tradizione. Il rapido sviluppo industriale dell'India ha creato aree di forte concentrazione tecnologica, al punto che una delle città più tradizionali del Sud, Hyderabad, viene scherzosamente chiamata oggi in India Cyberabad. Però nel West Bengali, di cui Calcutta è capitale, e dove dal 1977 è al potere un partito comunista abbastanza ortodosso, il primo ministro, l'ottantenne Jyou Basu, ha denun¬ ciato una rete internet con l'accusa di diffamare in alcuni suoi «siti», i valori ancestrali della cultura e della religione bengalese, in tal modo fomentando odio e divisione. Il suo successore designato si è impegnato a porta re avanti quella che potrà diven tare un'azione giudiziaria. Intanto, i disoccupati superano i sei milioni in Bengala, e ci sarà dunque ben poco da festeg giare. Pure, i valori resistono e sono profondamente radicati fedeli continuano a portare fiori al tempio di Kali e a prosternarsi dinnanzi alla statua della dea; di fronte, sui tetti delle case spunta no le antenne e le parabole, e fortunati in grado di acquistarsi un computer continuano a viaggiare su internet. Tutti quanti, a fare figli. Questo rapporto indissolubile tra modernità e tradizione, tenace, ininterrotto, costituisce a suo modo una forza. Uno dei grandi misteri dell'India sta nella sua capacità di sopravvivenza,sempre la stessa, mai la stessa. Rushdie aveva ironizzato sul controlio delie nascite proposto da Indirà