«Mai condanne senza garanzie»

«Mai condanne senza garanzie» ..!Jrd?!^^ «Mai condanne senza garanzie» Tinebra: e la mafia impaurita usa i bambini intervista' rancesco La Licata inviato a Caltanissetta DOTTOR Giovanni' Tinebra, come Procuratore della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, ha coordinato una operazione di polizia, a Gela, che offre un quadro agghiacciante di quella realtà. Per bocca sua abbiamo appreso che la mafia coltiva un vivaio di killer. Non è preoccupato? «Direi che sono turbato. E osservo che, mentre nel Paese si svolge un dibattito spesso astratto sullo stato della giustizia, nel territorio accadono cose incredibili - come questa vicenda della scuola per piccoli assassini - che stavolta abbiamo scoperto, ma spesso rimangono nascoste nelle pieghe di un tessuto sociale sempre più malandato». Cosa intende dire quando parla di «dibattito astratto?» «Mi riferisco a una certa schizofrenia, tutta italica, di cercare di risolvere i problemi - che ovviamente esistono e sono sotto gli occhi di tutti - stravolgendo completamente le regole». Può essere più espUcito? «Ecco, è avvenuto che ci siamo a suo tempo innamorati di un tipo di processo - la riforma del codice non è lontanissima - e ci siamo buttati a capofitto per renderlo concretamente attuabile. Nel momento in cui ci troviamo di fronte a qualcosa che non funziona, invece di trovare soluzioni e tentativi di perfezionamento, chiediamo lo stravolgimento totale del processo». Procuratore, a quali stravolgimenti si riferisce? «Per esempio non sono d'accordo a rendere esecutiva la pena prima del giudizio della Cassazione. Mi sembra un modo di risolvere il problema della lentezza del processo, che passa sulla testa dei cittadini ledendone diritti fondamentali. Fino a quando ci saranno annullamenti della Corte Suprema, con o senza rinvìi, ciò vorrà dire che sono stati celebrati processi non sempre secondo le regole. E questa trovo sia una difesa irrinunciabile per i diritti dei cittadini. Il processo o è garanzia, o non lo è». Lei, dunque, non è per la soluzione Violante. Continua ad essere per la libertà in attesa del giudizio definitivo. «Con qualche ragionevole eccezione. Per esempio, nei casi di arresto in flagranza di reato o di piena confessione dell'imputato. Tuttavia rimango contrario a qualsiasi "accelerazione" frettolosa, sconti di pena o altro. L'ultima parola, comunque, spetta al Parlamento». E cosa dice dell'allarme dei magistrati di Milano sulla «impossibilità» di continuare a fare indagini e sulla conseguente fine di ((Mani pulite))? «Se si tratta di timori attribuibili alla scarsezza di mezzi e di uomini, malattia endemica della Giustizia, non posso che essere d'accordo col collega Colombo». Anche, per esempio, sui timori che, con la partenza della signora Carla Del Ponte, si perda il «filo» della lotta al riciclaggio? «Non credo che la collega sia l'unico magistrato svizzero di cui ci si possa fidare. Anche lì ho conosciuto fior di giudici». Ma è vero, in generale, che non si possono fare indagini? «Su questo tema non condivido l'allarme lanciato da diversi colleghi. Le indagini si possono fare. Anzi, dico che mai come adesso sono esistite le condizioni per andare a fondo nelle inchieste. Disponiamo di strumenti tecnologici molto avanzati, di buoni investigatori e di magistrati di ottima professionalità. Altra cosa è il problema di "chiudere1' le inchieste con successo: non c'è frustrazione più grande di mettere le mani su mafiosi e criminali e non poterli poi processare. In questo settore abbiamo carenze enormi». Ma che fa, anche lei si dà al piagnisteo? «Non faccio lamentele, mi permetto di avanzare delle istanze. E dico: metteteci in condizioni di fare i processi. V'è dubbio che se l'organico dei collegi è incompleto, si celebrano pochi processi? V'è dubbio che i procedimenti "grossi" assorbono grandi ehérgre'a discapitb dèi dibattimenti, diciamo, "normali"? Eppure, anche in condizioni non ottimali, gli uffici giudiziari lavorano bene. Come dimostra la celerità con cui si è conclusa l'inchiesta su quest'ultima faida di Gela». Ma perché in questo territorio sembra concentrarsi il peggio del peggio? «Siamo sicuri che una realtà come quella degli apprendisti killer sia presente solo lì? Possiamo escludere che città come Catania, o Palermo, o Napoli siano state risparmiate da questa che sembra una nuova strategia?». La mafia ricorre ai bambini? Sarebbe la caduta del suo muro di Berlino. «Cosa nostra è in difficoltà, sente il fiato sul collo. I boss sanno che riusciamo a controllarli e, qualche volta, persino a prevenirli. Potrebbero aver deciso di starsene nell'ombra, immobili e di mandare avanti i ragazzi. Giovane carne da macello. 1 tempi sono duri per la mafia e non può più gingillarsi, neppure nelle false regole». «Non si possono ledere i diritti dei cittadini la Cassazione è uno strumento di garanzia» Giovanni Tiriebra procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta A sinistra: un'operazione antimafia in Sicilia

Persone citate: Carla Del Ponte, Giovanni Tiriebra, La Licata, Tinebra

Luoghi citati: Berlino, Caltanissetta, Catania, Gela, Milano, Napoli, Palermo, Sicilia