Evaso accoltella ragazzino per la moto

Evaso accoltella ragazzino per la moto Milano, feroce attacco contro un adolescente che adesso è in fin di vita Evaso accoltella ragazzino per la moto Era agli arresti domiciliari MILANO E' evaso da casa e ha picchiato a sangue un ragazzino, riducendolo in fin di vita, per rubargli il motorino e mezzo milione in contanti. Ancora un gravissimo episodio di cronaca che riporta alla ribalta le polemiche sui detenuti che usufruiscono degli arresti domiciliari. Un'aggressione di una ferocia inaudita, dicono i carabinieri, che ieri hanno arrestato Michele Sanfilippo, 32 anni, originario di Caltanissetta e residente a Lissone in via Di Vittorio 6, con numerosi precedenti penali. I militari lo hanno sorpreso a Monza (Milano) mentre girava tranquillamente sul motorino sottratto al giovane. E' accusato di tentato omicidio a scopo di rapina. La vittima Ferdinando M., 17 anni, di Lissone (Milano) è in prognosi riservata, all'ospedale S. Gerardo di Monza. E' stato sottoposto a un lungo e delicato intervento chirurgico. L'operazione, durata oltre 12 ore, e tecnicamente riuscita, ma il rischio incombente è quello di passibili infezioni causate dall'estensione delle ferite che il giovane ha su tutto il corpo. La tragica rapina è stata compiuta da Michele Sanfilippo nella notte tra il 10 e l'I 1 agosto. Il pregiudicato si doveva trovare agli arresti domiciliari fino a ottobre, ma da qualche giorno aveva fatto perdere le tracce. Martedì sera Sanfilippo ha incontrato il ragazzino in una gelateria a Muggiò. Non si conoscevano, il pregiudicato lo ha costretto ad accompagnarlo a casa, in motorino. In via Montegrappa, una strada deserta tra Lissone e Muggiò, l'aggressione. Fino all'ultimo Ferdinando ha supplicato il suo carnefice di smetterla. Invano. Michele Sanfilippo, forse sotto l'effetto della cocaina (risulta consumatore abituale dello stupefacente), ha continuano a infierire. Con una violenza terribile. «Ferdinando - hanno spiegato i carabinieri di Desio - ha tàgli procurati con un coltellaccio da cucina seghettato su tutto il torace, i segni evidenti di una vera e propria tortura. L'aggressore si è accanito su di lui a tal punto che i medici hanno dovuto dargli 300 punti di sutura. I tagli inferti al petto in alcuni punti hanno una profondità di 5 centimetri. Sanfilippo, prima di scappare con il motorino, 450.000 lire e il telefonino del ragazzo, gli ha conficcato la punta del coltello nel cranio, gli ha tagliato i lobi delle orecchie, lo ha sfregiato in viso, gli ha procurato diverse fratture a calci e pugni infierendo sul ragazzo inerme a terra, in una pozza di sangue». Alla fine le coltellato sono state 25, «e solo l'alta professionalità dei soccorritori del 118- sostengono i carabinieri - ha salvato la vita al ragazzo». Per evitare di essere catturato Sanfilippo si è poi tinto i capelli di biondo e si è fatto ricoverare all'ospedale di Monza, lo stesso dove era stato operato il ragazzo, accusando una improbabile ipoter¬ mia. L'ultima sua condanna risale al 18 febbraio scorso: processo per direttissima e condanna per il furto in flagranza di una motocicletta, otto mesi di arre¬ sti da scontare a casa. Quello dei Sanfilippo («un cognome che fa paura a Lissone» dicono gli investigatori) è un curriculum penale che inizia dal 1988 e che contiene denunce e condanne per estorsione, detenzione di armi, rapina, furti e scippi. Pregiudicati sono anche quattro dei suoi cinque fratelli maschi (uno è morto lo scorso anno). Ha anche tre sorelle. n padre, pensionato, ex venditore di rottami e carta da macero, ha alcuni vecchi precedenti. Sanfilippo non risulta aver mai lavorato. Unico reddito ceno della famiglia, originaria di Calta.nisset.ta, è quello della madre, operaia in una ditta di Lissone, Comune che gravita su Milano e in cui vivono 35 mila persone. I Sanfilippo abitano in un quartiere popolare: palazzoni anonimi con decine di scale e centinaia di appartamenti, dove ognuno pensa ai fatti propri. Anche perché là dove non può l'omertà, spiegano sempre ì carabinieri, interviene la paura. Sanfilippo, tipico malavitoso di periferia, non legato a gruppi criminali organizzati ma certo dell'impunità di cui finora ha goduto, non faceva nulla per nascondersi. E lo prova il fatto che ha potuto, senza che nessuno dei numerosi avventori intervenisse, imporre a un ragazzo che non conosceva e che aveva visto per la prima volta in una gelateria di Muggiò, di portarlo a casa sul suo motorino. [a. tor.l Il pregiudicato ha aggredito il giovane: lo ha buttato a terra, preso a calci, colpito venticinque volte Il luogo dove il ragazzino è stato aggredito Michele Sanfilippo è accusato di aver aggredito e ridotto in fin di vita un ragazzino per derubarlo del motorino